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— Su, non chiamarli «trog» — disse Roca

— Sembra che i trogloditi abbiano una profonda soggezione di quella do

— Perché, tu no?

Ketho guardò nuovamente la do

— Be', in un certo senso, sì. Non ho mai visto un tipo alieno così affascinante, nei diciotto a

— Vorrei parlarle senza trog… senza Gdemiar come interpreti. Ma è impossibile. — Roca

— Lei dice: «Salve, Signore delle Stelle» — borbottò in un Galattico approssimativo uno degli Gdemiar che la scortavano.

— Salve, Signora degli Angyar — rispose Roca

In mezzo ai borbottii dei trogloditi, la voce della do

— Lei dice: «Prego ridare collana che tesoro di antenati di suo clan tanto tanto tempo fa.»

— Quale collana? — domandò Roca

Lei sorrise ai due uomini, e di nuovo parlò loro direttamente, senza rivolgersi ai trogloditi.

— Lei dice: «Signori delle Stelle, Vecchio e Giovane Abitanti della Casa dei Tesori, questo tesoro è suo. Tanto tanto tempo. Grazie.»

— Come ci è pervenuta la collana, Ketho?

— Aspetta un momento, guardo sul catalogo. Ce l'ho qui. Ecco. Ce l'ha

— E scommetto che non sono più in grado di fare lavori analoghi, da quando li abbiamo portati al livello industriale.



— Comunque, sembrano convinti che la collana sia della do

— Vari a

— Oh, certo. Tutti gli «oggetti esotici» sono formalmente in prestito, e non ci appartengono, poiché di tanto in tanto riceviamo qualche richiesta di restituzione. Di solito non abbiamo obiezioni. La pace va mantenuta a tutti i costi, finché non verrà la Guerra…

— Allora, direi di dargliela.

Ketho sorrise. — È un onore — disse. Aprì con la chiave la vetrinetta e prese in mano la pesante catena d'oro; poi, timidamente, la porse a Roca

E fu così che la gemma azzurra, all'inizio di tutto, rimase per qualche istante in mano a Roca

Ma egli non pensava al gioiello. Si rivolse alla bellissima do

— Ho l'impressione… — cominciò Roca

— Sì? — fece Ketho, con la voce spessa, dopo una lunga pausa.

— Ho l'impressione, talvolta, che io… incontrando persone di pianeti che conosciamo così male… ho l'impressione di entrare, per così dire, in qualche leggenda, o in qualche tragedia, forse, che non capisco.

— Già — disse il curatore, schiarendosi la gola. — Mi piacerebbe sapere il suo nome.

Semley la Bella, Semley la Dorata, Semley dalla Collana. Il Popolo d'Argilla si era piegato al suo volere, e così si erano piegati gli stessi Signori delle Stelle, nel luogo terribile dove l'avevano condotta gli Uomini d'Argilla, nella città al confine della notte. Si erano inchinati davanti a lei, le avevano dato lietamente il suo tesoro, che già era loro.

Ma non riusciva ancora a liberarsi dalle sensazioni che aveva provato nelle caverne dove la roccia pendeva sulla sua testa, dove non si capiva chi parlasse, o cosa facessero tutti quanti, dove le voci rimbombavano e le grige mani si tendevano… Basta. Aveva pagato, per avere la collana; benissimo. Adesso la collana era sua. Il prezzo era stato corrisposto, il passato era morto.

Il suo destriero del vento era uscito faticosamente da una sorta di cassa, con gli occhi velati e il pelo bordato di ghiaccio, e dapprima, dopo che ebbero lasciato le grotte degli Gdemiar, si rifiutò di volare. Ormai però sembrava che si fosse ripreso del tutto, e volava trasportato da un dolce vento che spirava dal sud, nel ciclo luminoso, in direzione di Hallan. — Presto, presto! — lo incitava, riprendendo a ridere, ora che il vento le aveva spazzato via dalla mente il ricordo dell'oscurità. — Voglio rivedere Durhal presto, presto…

E volarono veloci, giungendo a Hallan la sera del secondo giorno. Ormai le grotte del Popolo d'Argilla sembravano soltanto un brutto sogno, mentre il destriero veleggiava sui mille gradini di Hallan e sul Ponte sull'Abisso, dove la foresta scendeva a precipizio per trecento braccia. Nella luce dorata della sera, nella corte del volo, Semley smontò di sella e salì a piedi gli ultimi gradini, passando in mezzo alle rigide figure scolpite degli eroi del passato. I due guardiani della porta si inchinarono davanti a lei, fissando a occhi aperti la bellissima gemma lucente che portava al collo.

Nella Prima Sala fermò una ragazza che passava: una giovane molto graziosa, che dall'aspetto sembrava una parente di Durhal, anche se Semley non l'aveva mai vista. — Mi riconosci, ragazza? Sono Semley, moglie di Durhal. Puoi andare dalla nobile Durossa, avvertendola del mio ritorno?