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Fedelmente, l'indomani, prima del levar del sole, Yahan era ad attenderlo nella corte del volo, tenendo alla briglia l'unico destriero rimasto di quanti erano partiti da Hallan, quello dal manto grigio a strisce. Era giunto a Breygna un paio di giorni dopo di loro, affamato e semiassiderato. Adesso era di nuovo lustro e baldanzoso, ringhiava e agitava la lunga coda.

— Hai indossato la Seconda Pelle, Olhor? — domandò Yahan, in un sussurro, mentre affibbiava le cinghie da battaglia intorno alle cosce di Roca

— La indosso.

— E nessuna spada?

— No. Nessuna spada. Ascolta, Yahan, se non dovessi ritornare, guarda nella bisaccia che ho lasciato nella mia camera. Contiene del tessuto, con… segni e dipinti della regione; se qualcuno della mia gente dovesse venire qui, in futuro, ti prego di consegnarlo a lui. E c'è anche la collana. — Aggrottò la fronte e distolse lo sguardo per un attimo. — Donala a Lady Ganye. Se non ritornerò indietro per farlo io. Arrivederci, Yahan; augurami buona fortuna.

— Che il tuo nemico possa morire senza figli — disse Yahan, in tono feroce, con le lacrime agli occhi, e lasciò partire il grifone. L'animale s'i

Fu uno strano viaggio, quello di Roca

Ma era molto difficile, dopo il lungo, intenso esercizio, non usare il senso mentale mentre si avvicinava ai nemici: spegnerlo, fermarlo, usando soltanto gli occhi, gli orecchi e l'intelletto. L'incidente sulla montagna gli aveva insegnato che a distanza ravvicinata qualche individuo particolarmente sensibile poteva accorgersi della sua presenza, in modo vago, sotto forma di un presagio o di una premonizione. Egli aveva attirato verso la montagna il pilota dell'elicottero, l'aveva tratto a sé come se l'avesse preso all'amo, anche se probabilmente il pilota non aveva mai compreso che cosa lo spingesse a muoversi in quella direzione, o perché si sentisse costretto ad aprire il fuoco sugli uomini incontrati laggiù. E ora, entrando da solo nella grande base, Roca

Al tramonto aveva lasciato il destriero legato per le redini a un albero, in una radura delle colline, e adesso, dopo qualche ora di cammino, si stava avvicinando al gruppo di edifici che sorgevano davanti a lui, in fondo a un vasto nudo spiazzo di cemento: il campo d'atterraggio dei razzi. Ce n'era soltanto uno, e veniva usato raramente, adesso che tutto il materiale e tutti gli uomini erano arrivati. Non si poteva fare la guerra con astronavi a velocità-luce, quando il più vicino pianeta civile si trovava a otto a

La base era grande, spaventosamente grande, vista con i propri occhi, ma la maggior parte dell'area e degli edifici serviva ad alloggiare gli uomini. I ribelli avevano trasportato laggiù quasi tutto il loro esercito. Mentre la Lega perdeva tempo esplorando il loro pianeta natale e occupandolo militarmente, i ribelli avevano puntalo tutto sul pianeta senza nome, data la scarsissima probabilità che qualcuno scoprisse la base segreta, su quel pianeta sconosciuto, perduto fra i

Roca





Roca

Heliki aveva raggiunto il massimo splendore quando Roca

Ma adesso era giunto il momento di servirsi del suo senso mentale, per rischioso che fosse. Immobile e circospetto, all'ombra di un gruppo di alberi, e cercando allo stesso tempo di mantenere vigili gli occhi e gli orecchi, Roca

Per i sei piloti, «emergenza» significava una cosa soltanto: che la Sala di Controllo, sei chilometri più in là, al confine orientale della base, era stata sabotata o bombardata. In tale caso, il pilota doveva trasportare l'astronave in un luogo sicuro, servendosi dei comandi manuali. Infatti quelle astronavi ultra-luce avevano una cabina di comando come tutte le altre astronavi: serviva a renderle indipendenti da qualsiasi computer e da qualsiasi fonte di alimentazione esterni, che potessero venire colpiti da un eventuale nemico.

Ma far partire l'astronave equivaleva a commettere un suicidio: a un «viaggio» a velocità ultra-luce non sopravviveva alcuna forma di vita. Ogni pilota, quindi non soltanto era un matematico polinomiale altamente addestrato, ma anche un fanatico suicida. Un individuo scelto. Che però, a starsene seduto a fare niente, in attesa di un improbabile momento di gloria, si a

Quella notte, in una delle astronavi, Roca