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CAPITOLO OTTAVO

Sotto le ali del grifone, che battevano pesantemente, Roca

Quindici giorni addietro avevano lasciato l'ultimo villaggio Fian, avevano detto addio a Kyo, e si erano levati in volo sulle colline e le prime montagne, dirigendosi verso quello che sembrava il passo più ampio. I Fiia non avevano saputo fornire loro alcuna indicazione: ad ogni acce

I primi giorni erano trascorsi senza problemi, ma quando raggiunsero altitudini più elevate, i destrieri cominciarono a stancarsi rapidamente, poiché l'aria sottile non forniva loro la ricca scorta d'ossigeno che bruciavano volando. Ad altitudini ancora superiori, incontrarono il freddo e il tempo infido dell'alta montagna. Negli ultimi tre giorni avevano percorso meno di quindici chilometri, buona parte dei quali alla cieca. Gli uomini erano affamati perché avevano voluto dare ai grifoni una doppia razione di carne secca; quella mattina Roca

Sembrava che avessero trovato la strada giusta per giungere al passo, ma dalle cime a levante soffiava un vento forte e gelido, e il cielo stava diventando bianco e opprimente. Ma Mogien era la guida, e Roca

— Credo che questo sia il tuo regno — aveva detto al giovane, la sera prima, quando avevano discusso la via da prendere; e, alzando lo sguardo sul grande, gelido panorama di cime e abissi, di rocce, di neve, di cielo, Mogien aveva risposto con la sua pronta certezza di grande Signore: — Questo è il mio regno.

Adesso Mogien stava chiamando, e Roca

Roca

Nella nebbia di fiocchi ondeggianti apparve un chiarore, e gradualmente si diffuse una debole, chiara luminosità dorata. Color oro pallido, i lisci campi di neve scendevano sempre di più. Poi all'improvviso il mondo parve sprofondare, e i destrieri si dibatterono in un vasto vortice d'aria. Sotto di loro, molto al di sotto, nitidi e minuscoli, si stendevano valli, laghi, la lingua luccicante di un ghiacciaio, verdi macchie di foreste. Il grifone di Roca



Le ali batterono una volta, poi una seconda; la caduta rallentò: ritornò a essere un volo controllato, e infine terminò. L'animale si era accucciato, tremante, in una vallata rocciosa. Accanto, anche l'animale grigio di Mogien cercava di accucciarsi, mentre Mogien, ridendo, balzava di sella e gridava: — Siamo dall'altra parte, ce l'abbiamo fatta! — Raggiunse Yahan e Roca

Yahan rimaneva seduto nella sella posteriore, incapace di muoversi. Mogien lo sollevò di peso e lo aiutò a sedere al riparo di un masso: sebbene splendesse il sole del pomeriggio inoltrato, esso dava ben poco calore: non molto di più di quanto ne desse Grandestella, minuscola briciola di cristallo nel ciclo a sudovest, e il vento che soffiava era freddo e tagliente. Mentre Roca

Nel profondo della notte, Roca

Roca

Era simile all'ombra che Roca

E mentre guardava, le stelle ripresero a luccicare debolmente, attraverso la massa scura, e infine l'ombra scomparve, lasciando il posto all'aria buia e trasparente e a null'altro. Alla sinistra del punto dove c'era stata l'ombra, splendeva debolmente Heliki, in fase calante.

— È stato un gioco di luci, Yahan — mormorò. — Dormi, hai la febbre.

— No — disse calmo Mogien, accanto a loro. — Non è stato un gioco di luci, Rokanan. Era la mia morte.

Yahan si rizzò a sedere, scosso dalla febbre. — No, Signore! Non può essere la tua: non può esserlo! Io l'ho già vista tempo fa, nelle pianure, quando non eri con noi… e con me l'ha vista anche Olhor!

Chiamando in suo aiuto gli ultimi rimasugli di buon senso, di rigore scientifico, di abitudini del passato, Roca