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«Ti senti abbastanza in forze per camminare? Dovresti mettere in movimento gli arti. Per la circolazione sanguigna il veleno è come un carico di mattoni.»

Assistito dallo sciamano, Khamisi si alzò, tenendosi pudicamente in vita la coperta fradicia. Fu accompagnato alla porta. Ai primi passi si sentiva debolissimo, ma ben presto una fragile forza gli si diffuse negli arti.

Scostarono il tappeto appeso alla porta, facendo affluire nella stanza una luce accecante e un caldo rovente. Doveva essere metà pomeriggio, pensò Khamisi. Il sole stava calando a ovest. Schermandosi gli occhi, uscì.

Riconobbe il piccolo villaggio zulù. Era ai margini della riserva di Hluhluwe-Umfolozi, non lontano da dove avevano trovato il rinocerente e la dottoressa Fairfield era stata attaccata.

Guardò Paula Kane. «È stato il sovrintendente.» Non aveva dubbi. «Voleva mettermi a tacere.»

«Perché non raccontassi come è morta Marcia.»

Lui a

«Che cosa hai…»

La do

Il pesante velivolo sfrecciò via, volando radente alla savana.

Khamisi lo guardò. Non era un giro turistico.

Accanto a lui, Paula aveva impugnato un binocolo Bushneil e stava seguendo i movimenti dell’elicottero. Dopo essersi allontanato ancora un po’, si preparò ad atterrare. Khamisi fece qualche passo per vedere meglio.

Paula gli passò il binocolo. «È tutto il giorno che va

Khamisi vide il bimotore scendere dietro una recinzione nera alta tre metri. Segnava il confine della tenuta privata dei Waalenberg.

«Qualcosa li ha messi in agitazione», commentò Paula.

Ma Khamisi aveva notato qualcosa. Mise a fuoco la recinzione e riconobbe l’antico emblema della famiglia, apposto sul cancello d’ingresso in filigrana d’argento: la corona e la croce dei Waalenberg.

TERZO

11. IL DEMONE DENTRO LA MACCHINA

In volo sull’oceano Indiano,

ore 12.33

«Il capitano Bryant e io faremo del nostro meglio per indagare sui Waalenberg qui a Washington», disse Logan Gregory al telefono.

Painter stava usando un auricolare, perché gli servivano le mani libere per vagliare la montagna di documenti che Logan aveva faxato a Katmandu. C’era di tutto sui Waalenberg: la storia della famiglia, i rendiconti finanziari, i legami internazionali, persino i pettegolezzi e le insinuazioni.

In cima alla pigna c’era una fotografia sgranata: un uomo e una do

Cosa ancora più importante, Painter riconobbe l’incarnato pallido e i capelli bianchi. I due erano So

Painter diede un’occhiata alla parte anteriore della cabina del Gulfstream: Gunther dormiva disteso su un divano, con le gambe penzoloni; A

«Quando tutto questo sarà finito, ci occuperemo delle questioni legali e di responsabilità», aveva detto A

Logan interruppe i suoi pensieri. «Kat e io abbiamo fissato un appuntamento per domani mattina con l’ambasciata sudafricana. Vedremo se ci possono aiutare a fare un po’ di luce su questa famiglia molto discreta.»





Definirla discreta era un eufemismo. I Waalenberg erano i Ke

Painter prese la foto digitale sgranata. Una famiglia di So

Il tempo stringeva e l’unico luogo in cui potesse essere nascosta una seconda Campana era quella tenuta.

«Un agente brita

Non era tanto difficile, dato che i Waalenberg erano praticamente i proprietari dell’intero Paese, pensò Painter.

«Vi offrira

«Molto bene», rispose Painter, fissando la fotografia. «E che mi dice di Gray e Monk?»

«Sono scomparsi. Abbiamo trovato la loro auto parcheggiata all’aeroporto di Francoforte.»

Francoforte? Non aveva senso. Era un importante hub internazionale, ma Gray aveva accesso a un jet del governo, più efficiente di qualsiasi linea aerea commerciale. «Nemmeno una parola?»

«Nossignore. Siamo in ascolto su tutti i canali.»

Quella notizia era sconcertante.

Massaggiandosi la testa, perforata da un’emicrania che nemmeno la codeina riusciva a scalfire, Painter si concentrò sul rombo dell’aeroplano che solcava i cieli bui. Che cosa era successo a Gray? C’erano poche possibilità: si era nascosto, era stato catturato oppure era stato ucciso.

«Cerchi ovunque, Logan.»

«Lo stiamo facendo. Speriamo di avere altre notizie quando atterrerete a Joha

«Ma lei ogni tanto dorme?»

«C’è un caffè Starbucks all’angolo, signore. Diciamo a ogni angolo.» Le sue parole erano stancamente divertite. «E lei, signore?»

Painter aveva fatto un so

Come no.

Mentre riagganciava, Painter sfregò distrattamente il pollice sulla carne esangue e zigrinata su cui un tempo appoggiava l’unghia del mignolo. Tutte le altre dita gli formicolavano, anche quelle dei piedi. Logan aveva tentato di convincerlo a ritornare a Washington, a farsi visitare al Johns Hopkins, ma Painter era convinto che il gruppo di A

«E forse, più avanti, persino una guarigione completa», aveva concluso A

Ma prima dovevano trovare un’altra Campana e maggiori informazioni.

Una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.

«Penso che dovremmo parlare con A

Painter si voltò. Pensava che Lisa stesse dormendo. Si era messa in ordine, aveva fatto una doccia e indossava ampi pantaloni kaki e una camicetta color crema. Appoggiata allo schienale del sedile di Painter, lo scrutò con occhio clinico, esaminandogli il viso. «Hai un aspetto di merda.»