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Non sprecarono tempo. L’esplosione aveva aperto un varco nella parete della biblioteca. Brandelli incendiati di libri erano sparsi sul pavimento e fuori, nel cortile.

Corsero verso l’uscita.

L’elicottero era posato oltre l’aggetto di roccia, ad almeno quaranta metri.

Painter aveva ancora in mano il timer. Non lo guardò finché non raggiunsero l’elicottero. Gunther ci era arrivato per primo e aveva aperto il portellone posteriore. Painter aiutò A

Gunther era già sul seggiolino del pilota, con le cinture allacciate. Painter diede un’occhiata al timer. Non che servisse a qualcosa: o ce la facevano oppure no.

Fissò il numero. Aveva un dolore martellante alla testa e fitte lancinanti agli occhi. Riusciva a malapena a leggere le cifre sul display.

00:09

Non c’era più tempo.

I rotori cominciarono a girare… lentamente, troppo lentamente. Painter diede un’occhiata dal finestrino. L’elicottero era abbarbicato in cima a un pendio i

Sul sedile anteriore, Gunther imprecò sottovoce. Il velivolo si rifiutava di salire nell’aria rarefatta: bisognava spingere i rotori al massimo.

00:03

Non ce l’avrebbero mai fatta.

Painter prese la mano di Lisa e la strinse forte. Poi, d’un tratto, il mondo si sollevò e ripiombò giù fragorosamente. Un sordo rimbombo risuonò in lontananza. Tratte

Poi il promontorio su cui erano appoggiati si staccò. L’A-Star precipitò col muso all’ingiù. I rotori giravano inutilmente. L’intero pendio nevoso si staccò in un blocco unico, scivolando via, come se la montagna se lo stesse scrollando di dosso.

Erano diretti verso il margine del precipizio. La neve scorreva come un torrente impetuoso.

La terra sussultò nuovamente: un’altra esplosione…

L’elicottero s’impe

Gunther lottava coi comandi, stritolando l’acceleratore.

La parete di roccia correva verso di loro. La massa di neve in movimento era rumorosa come le cascate del Niagara, più forte del rombo dell’elicottero.

Lisa si schiacciò contro Painter, stringendogli la mano così forte da farsi venire le nocche bianche. Accanto a lei, A

Gunther piombò in un silenzio mortale, mentre venivano trascinati oltre l’orlo del precipizio.

Si rovesciarono di lato, con la neve che cadeva sotto e dietro di loro. Mentre precipitava veloce, il velivolo si dimenava nervosamente, s’imbardava avanti e indietro. Costoni di roccia spuntavano in tutte le direzioni.

Nessuno proferì parola. I rotori urlavano al loro posto.

Poi, improvvisamente, l’elicottero cominciò a prendere quota. Senza grossi strattoni, come un ascensore che si ferma al piano, l’A-Star si stabilizzò e, piano piano, cominciò a risalire.

Davanti a loro, il resto della valanga rotolava giù dallo strapiombo.

L’elicottero si alzò abbastanza da consentire un esame dei da

A

«Magari alcuni sono scappati», osservò Lisa, apatica, impassibile.

Non videro nessun movimento.

Soltanto fumo.

A





Ma non ci sarebbe stato nessun salvataggio.

Mai.

Un lampo bianco proruppe da tutte le finestre. Oltre la cresta ci fu un’alba artificiale, silenziosa, come un fulmine senza tuono che s’impresse sulla retina, oscurando completamente la vista.

Accecato, Painter sentì che l’elicottero s’impe

Sospeso in aria, l’elicottero vibrava come una mosca in un miscelatore.

La vista ritornò dolorosamente.

Painter si schiacciò contro il finestrino e guardò giù. «Mio Dio…»

La visuale era in gran parte bloccata dalla polvere, che non poteva però nascondere la portata della devastazione. Un intero versante della cresta si era affossato. La spalla di granito che sporgeva sopra il castello era crollata, come se tutto ciò che c’era sotto di essa, il castello e una buona porzione della montagna, fosse semplicemente svanito.

«Unmöglich!» borbottò A

«Cosa?»

«Questa distruzione… Dev’essere una bomba ZPE.»

Painter aspettò che proseguisse.

Lei fece un altro respiro tremante, poi spiegò: «Zero Point Energy. Le formule di Einstein portarono alla prima bomba nucleare, attingendo alle energie di alcuni atomi di uranio. Ma ciò non è niente in confronto al potenziale nascosto nelle teorie dei quanti di Planck. Bombe di quel genere attingerebbero alle energie generate durante il big bang».

Nell’abitacolo piombò il silenzio.

A

«Qualcun altro sì, però», replicò Painter, ripensando alla do

A

«Ma chi? Chi sono?»

«Penso che stiamo per scoprirlo», interve

Painter sapeva perfettamente che quella era una formazione d’attacco.

Wewelsburg, Germania,

ore 09.32

«La torre nord è da questa parte», disse il dottor Ulmstrom.

Il direttore del museo condusse Gray, Monk e Fiona oltre la porta sul retro del salone principale. Ryan si era allontanato un istante prima assieme a una do

Gray intuiva che era sul punto di avere qualche risposta, ma necessitava di altre informazioni. A quello scopo, aveva acconsentito al tour privato del castello di Himmler proposto dal direttore. Era in quel luogo che Hugo aveva avviato il suo legame coi nazisti. Gray intuiva che per fare un passo avanti doveva raccogliere tutte le informazioni possibili sul contesto storico e culturale: e chi, meglio del curatore del museo, poteva fornirgliele?

«Per capire davvero i nazisti», esordì Ulmstrom, facendo strada, «bisogna smettere di considerarli un partito politico. Si definivano Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, il partito dei lavoratori nazionalsocialisti tedeschi, ma in realtà erano un culto.»

«Un culto?» chiese Gray.

«Ne avevano tutte le caratteristiche. Un leader spirituale che non poteva essere messo in discussione, discepoli vestiti allo stesso modo, rituali e giuramenti di sangue svolti in segreto e, cosa più importante, la creazione di un potente totem da adorare: la Hakenkreuz, la croce spezzata, detta anche svastica. Un simbolo che doveva soppiantare il crocifisso e la stella di David.»

«Hari krishna strafatti di steroidi», borbottò Monk.

«C’è poco da scherzare. I nazisti avevano capito il potere intrinseco delle idee. Un potere più grande di qualsiasi arma. Lo usarono per soggiogare un’intera nazione, facendole il lavaggio del cervello.»