Добавить в цитаты Настройки чтения

Страница 61 из 110

Painter affiancò A

Lei lo guardò con sospetto, ma avevano ben poca scelta. A

Gunther non lo perdeva d’occhio.

Painter accese il telefono satellitare e digitò le nove cifre del numero che aveva memorizzato. Non successe nulla. Tutti gli occhi erano puntati su di lui.

La sua espressione si fece ancora più corrucciata e concentrata, mentre schiacciava i tasti un’altra volta.

Ancora niente.

Aveva sbagliato numero?

«Was ist los?» chiese A

Painter fissò la serie di numeri sul piccolo display del telefono. Li rilesse un’altra volta e si accorse dell’errore. «Ho invertito le ultime due cifre.»

Scosse la testa e le digitò di nuovo, lentamente, concentrandosi il più possibile. Finalmente riuscì a inserire la sequenza corretta. A

E quello era un semplice numero di telefono. Ma era importante.

Painter premette il tasto d’invio.

Dopo un secondo, un telefono squillò forte lì vicino.

Tutti gli sguardi si orientarono verso l’origine di quel trillo.

Klaus.

Il So

«Ecco il vostro sabotatore…» disse Painter.

Klaus aprì la bocca, pronto a negare, ma poi estrasse la pistola, assumendo un’espressione dura.

Gunther reagì più velocemente, la pistola MK23 alla mano.

L’arma sputò fuoco. Il proiettile rimbalzò con una scintilla sulla pistola di Klaus, che la lasciò cadere.

Gunther fece un balzo in avanti, premendo la ca

Gunther fece la prima. «Warum?» Perché?

Klaus lo guardò torvo, dall’occhio buono. La palpebra dell’altro era cascante, come il resto della faccia semiparalizzata, il che gli conferiva un’espressione ancora più terrificante e beffarda. Sputò per terra. «Per porre fine all’umiliante regno dei Leprakönige.»

Dal volto contorto emanava un odio a lungo compresso. Painter poteva soltanto immaginare la rabbia covata nel profondo, le derisioni subite per a

Ma chi?

«Fratello», riprese Klaus, «non deve per forza andare avanti così: una vita da morti viventi. C’è una cura.» C’era una punta di speranza nella sua voce, che assunse un tono implorante. «Possiamo tornare a essere re tra gli uomini.»

Ecco i trenta denari: la promessa di una cura.

«Non sono tuo fratello», gli rispose Gunther, dal profondo del cuore. «E non sono mai stato un re.»

Painter capiva la differenza tra i due So

In più, c’era anche un’altra differenza fondamentale tra i due.

«Col tuo tradimento hai conda





«Può essere curata anche lei. Si può sistemare tutto.»

Gunther lo squadrò, con gli occhi semichiusi.

Klaus percepiva l’esitazione, la speranza dell’avversario. Non per sé, ma per la sorella. «Non deve per forza morire.»

Painter ricordò le parole di Gunther: Non permetterò che tutto questo accada ad A

«Chi ti ha promesso questa cura?» chiese A

Klaus proruppe in una risata gutturale. «Uomini molto più grandi dei mocciosi che siete diventati voialtri. È giusto che siate messi da parte. Avete svolto il vostro compito, ma ora non servite più.»

Ci fu uno scoppio fragoroso tra le mani di Painter. Il telefono satellitare che aveva utilizzato per localizzare il sabotatore andò in pezzi. La batteria era esplosa, per un corto circuito causato dall’improvvisato amplificatore. Si sentì avvampare le dita e lasciò cadere i resti fumanti del telefono, guardando in alto, verso i portelloni dell’eliporto. Pregò che l’amplificatore fosse durato abbastanza.

Non fu l’unico a distrarsi. Tutti gli sguardi si erano spostati su di lui, compreso quello di Gunther.

Sfruttando quella momentanea distrazione, Klaus estrasse un coltello da caccia e attaccò l’altro So

Ansimante, Gunther si girò e gettò a terra Klaus. Questi sbatté violentemente e finì lungo disteso. Riuscì però a rotolare su un fianco, comprimendosi il ventre col braccio buono. Il sangue sgorgava copioso dalla ferita. Klaus tossì. Altro sangue, rosso vivo: arterioso. Il proiettile esploso a casaccio da Gunther aveva colpito un punto vitale.

A

Klaus si limitò a fare una risata. Suonò come uno sfregare di sassi. «Morirete tutti! Strangolati, quando il nodo sarà stretto!»

Tossì di nuovo, in preda alle convulsioni. Era in una pozza di sangue. Con un ultimo sogghigno tremante, si accasciò al suolo, a faccia in giù. Gunther abbassò la pistola.

Esalato un ultimo respiro, il bestione rimase immobile.

Morto.

Gunther lasciò che A

Painter girò attorno al cadavere di Klaus, tormentato da un pensiero. Tutti i presenti si erano radunati attorno a loro, confabulando con toni tra lo spaventato e lo speranzoso. Avevano sentito parlare di una cura.

A

«Non c’è abbastanza tempo», borbottò Painter, immerso nei suoi pensieri. Era come se cercasse di afferrare un filo appena fuori dalla sua portata.

Mentre camminava, ripercorse nella mente gli indizi forniti da Klaus: Possiamo tornare a essere re tra gli uomini… avete svolto il vostro compito, ma ora non servite più…

Ebbe una fitta di emicrania, mentre cercava di mettere assieme quei frammenti.

Probabilmente Klaus era stato reclutato per fare il doppio gioco per qualcuno che conduceva una ricerca parallela. Il lavoro svolto al castello era diventato superfluo e così erano stati fatti i primi passi per eliminare la concorrenza.

«Può essere che abbia detto la verità?» chiese Gunther.

Forse assieme a Klaus era morta anche la possibilità di una cura. Tuttavia loro non avrebbero ceduto.

A

«Può darci una mano?» chiese Gunther a Painter, indicando il telefono.

La loro unica speranza era scoprire chi aveva risposto alla chiamata.

«Se lei potesse rintracciare il destinatario della chiamata…» disse A

Painter scosse la testa, ma non in segno di diniego. Si premette i palmi delle mani sugli occhi. Aveva un dolore martellante alla testa, un’emicrania ormai conclamata. Ma non era nemmeno quello che gli faceva scuotere il capo.