Добавить в цитаты Настройки чтения

Страница 6 из 47



Otto degli elettrodi erano collegati con l’elettroencefalogramma; nell’interno della macchina, otto pe

Non c’era nessuna delle cuspidi sigmoidi che cercava, e che spesso caratterizzano le personalità schizoidi. Nel quadro complessivo dei tracciati non c’era nulla di inconsueto, tra

Dando al paziente l’ordine di non vedere più la sfera di cristallo e di chiudere gli occhi, Haber otte

Con obbedienza, le piccole linee danzanti sullo schermo cominciarono a cambiare. Si rafforzarono e rallentarono; presto i «fusi» dello stadio 2 del so

L’Aumentore disponeva già di una completa serie di registrazioni dei tracciati di quel cervello nello stato di veglia; ora registrava e analizzava i tracciati del so

Erano le 5 e 6 minuti.

Alle 5 e 11, Haber schiacciò il grosso pulsante nero che recava la scritta SPENTO, sul quadro dei comandi dell’Aumentore. Alle 5 e 12, vedendo riapparire i fusi e le alte punte del so

Orr sospirò, allargò il braccio in un gesto largo e incontrollato, spalancò gli occhi e si destò. Haber gli staccò la cuffia dal cuoio capelluto con pochi, abili gesti. — Si sente bene? — chiese, in tono amichevole e sicuro di sé.

— Sì.

— E inoltre ha sognato. Ma questo è tutto ciò che posso dirle. Può raccontarmi il sogno?

— Un cavallo — si affrettò a dire Orr, ancora stordito per la brusca uscita dal so

— E cosa faceva, il cavallo, nel sogno? — chiese Haber, compiaciuto. Non si era aspettato che l’ipnosuggestione riuscisse a influenzare così chiaramente il contenuto del sogno, dato che si trattava del primo rapporto ipnotico con quel paziente.

— Il cavallo… no, io; attraversavo il prato, e all’inizio il cavallo era lontano da me, lo vedevo nella distanza. Poi si è precipitato al galoppo nella mia direzione, e io a un certo punto ho capito che mi avrebbe travolto. Tuttavia non avevo paura. Probabilmente pensavo di riuscire ad afferrare la briglia, o di potergli salire in groppa e cavalcarlo. Sapevo che in realtà non avrebbe potuto farmi del male, perché era il cavallo della fotografia, e non un cavallo vero. Era una specie di gioco… Dottor Haber, mi scusi, ma non le sembra che quella fotografia abbia qualcosa di… strano?



— Be’, qualcuno la giudica un po’ eccessiva per l’ufficio di uno psicologo, un po’ opprimente. Un simbolo sessuale, formato naturale, proprio di fronte al divano! — E rise.

— C’era già, un’ora fa? Voglio dire, non c’era forse il panorama di Monte Hood, quando io sono entrato… prima che sognassi il cavallo?

Oh Cristo era davvero Monte Hood il tizio aveva ragione

Non era Monte Hood non poteva essere Monte Hood era un cavallo era un cavallo

Era una montagna

Era un cavallo era un cavallo era un cavallo…

Fissava George Orr a occhi sbarrati, stupefatto, e dovevano essere passati vari secondi dalla domanda; non poteva farsi sorprendere così, doveva ispirare fiducia, e sapeva come rispondere.

— George, a quanto le dice la sua memoria, la fotografia della parete era il panorama di Monte Hood?

— Sì — fece Orr, col suo tono triste, ma risoluto. — Certo. Era Monte Hood. Con la neve.

— Mmmm -a

— Perché, lei ricorda qualcosa di diverso?

Gli occhi di quell’uomo, dal colore così indefinibile, eppure così chiari e diretti nel guardare: erano gli occhi di uno psicotico.

— No, mi spiace dirlo, ma la risposta è no. È Tamma