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— Adesso?

— Perché, dovremmo aspettare qualcosa?

— Ma non posso addormentarmi alle quattro e mezza del pomeriggio… — cominciò, e subito si accorse di avere detto una sciocchezza. Haber stava già cercando qualcosa nel cassetto (stipato e disordinatissimo) della scrivania, e l’istante dopo gli tese un modulo: il Consenso all’Ipnosi, richiesto dal Controllo Sanitario. Orr prese la pe

— A posto. Benissimo. Ora, mi dica una cosa, George. Il suo dentista usa un ipnonastro, oppure è uno di quelli che preferiscono fare le cose da sé?

— Nastro. Sono al grado 3 della scala di suggestionabilità.

— Giusto nel mezzo del grafico, eh? Bene, perché la suggestione che riguarda il contenuto del sogno possa funzionare, ci occorre una trance piuttosto profonda. Non vogliamo una trance ipnotica, ma un vero stato di so

Orr scosse il capo. Pareva leggermente preoccupato, ma non fece obiezioni. C’era una caratteristica di passività, di sottomissione, in lui, che sembrava quasi femminile o infantile, addirittura. E Haber riconosceva in sé una reazione protettiva-prepotente verso questo paziente così arrendevole e cosi fisicamente minuto. Assumere nei suoi riguardi un atteggiamento di dominanza, di paternalismo, era talmente facile da risultare quasi irresistibile.

— Sa, io uso quasi sempre quella. È veloce, priva di pericoli, sicura: è il metodo migliore per indurre l’ipnosi, quello che arreca meno fastidi, sia al medico che al paziente. — Quasi certamente, Orr doveva avere udito storie truculente di pazienti che subivano lesioni cerebrali o che addirittura morivano a causa di induzioni v-c troppo prolungate o praticate empiricamente, e anche se tali paure, nella presente sede, erano irragionevoli, Haber doveva mostrarsi comprensivo e cercare di spegnerle sul nascere, per evitare che Orr opponesse resistenza all’induzione ipnotica. Per questo gli recitò tutta la storiella, descrivendogli prima i cinquant’a



Mentre Orr, sempre obbedientissimo, alzava il capo per fissare il soffitto, Haber, che si era messo al suo fianco, allungò rapidamente la mano sinistra e gliela appoggiò con decisione, premendo col pollice e il medio, dietro le orecchie, un po’ più in basso; nello stesso tempo, con il pollice e il medio della destra, esercitò una forte pressione sulla pelle nuda della gola, presso l’attaccatura della barba soffice e bionda, dove decorrono il nervo vago e l’arteria carotide. Sentì la pelle liscia e cedevole sotto le dita; notò l’istintivo movimento di sorpresa e di protesta, poi vide chiudersi gli occhi chiari. Provò un certo sentimento di piacere nel contemplare la propria abilità, il dominio istantaneo del paziente: tutto ciò mentre mormorava rapidamente, in tono pacato: — Ora lei sta per addormentarsi; chiude gli occhi, dorme, si rilassa, lascia che la mente si svuoti; lei sta per addormentarsi, è rilassato, disteso; si addormenta, si distende…

E Orr cadde all’indietro sul divano, come un uomo colpito a morte da una fucilata: la destra gli crollò al fianco.

Haber subito si chinò su di lui, continuando a premere leggermente la mano sui centri nervosi e senza mai fermare il tranquillo, insistente flusso dei suggerimenti ipnotici. — Adesso lei è in trance: non addormentato, ma in una profonda trance ipnotica, e non si sveglierà e non ne uscirà fino a quando non glielo ordinerò io. Lei è adesso in trance, e la trance continua ad approfondirsi; ma può ancora ascoltare la mia voce e seguire le mie istruzioni. Da questa seduta in poi, ogni volta che io, semplicemente, le toccherò la gola, come faccio ora, lei entrerà immediatamente nella trance ipnotica. — Ripeté queste istruzioni, poi seguitò: — Adesso, quando le dirò di aprire gli occhi, lei lo farà, e vedrà una sfera di cristallo sospesa in aria, davanti a lei. Desidero che la osservi con attenzione; mentre la osserverà, lei continuerà a immergersi nella trance, sempre più profondamente. Apra adesso gli occhi, sì, bene, e mi dica quando vede la sfera di cristallo.

Gli occhi chiari, che ora fissavano in modo strano, interiore, si fermarono su un punto indeterminato dell’aria, oltre Haber. — Adesso — mormorò l’uomo ipnotizzato, con un filo di voce.

— Ottimo. Continui a fissarla e a respirare regolarmente; presto la sua trance sarà molto profonda.

Haber lanciò un’occhiata in direzione della scrivania. Tutta la faccenda aveva richiesto un paio di minuti. Eccellente; non gli piaceva sprecar tempo con i mezzi: arrivare ai fini desiderati era la cosa importante. Mentre Orr, steso sul divano, continuava a fissare la sua immaginaria sfera di cristallo, Haber si raddrizzò e cominciò a infilargli sul capo la cuffia modificata, a toglierla e a rimetterla, accomodando i minuscoli elettrodi perché fossero a contatto con il cuoio capelluto, in mezzo alla massa di capelli sottili, color castano chiaro. Continuava anche a parlare in tono pacato, ripetendo le frasi della suggestione ipnotica e rivolgendogli, di tanto in tanto, qualche domanda di poco conto, per assicurarsi che non scivolasse nel so