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Morgan perse una parte della vicenda successiva. Quando si fu asciugato gli occhi erano trascorsi una dozzina d'a
Il fatto che l'usurpatore si fosse astenuto dall'assassinare Paravana non dipendeva dalla devozione filiale, bensì dalla certezza che il vecchio Re possedesse ancora un tesoro segreto, tenuto da parte per Malgara. Paravana sapeva di essere al sicuro finché Kalidas continuava a crederlo; ma alla fine si stancò dell'inga
— Ti mostrerò le mie vere ricchezze — disse al figlio. — Preparami un cocchio e ti ci condurrò.
Ma quell'ultimo viaggio, a differenza di Hanuman, Paravana lo fece su un decrepito carro da buoi. Le Cronache dicevano che possedeva una ruota mezzo rotta, che cigolò per l'intero percorso: un particolare che doveva essere vero, perché nessuno storico si sarebbe preso il disturbo d'inventarlo.
Con sorpresa di Kalidas, suo padre ordinò di essere condotto al grande lago artificiale che irrigava la parte centrale del regno. Per portarlo a compimento aveva speso quasi tutti gli a
— Addio, vecchio amico — disse, rivolto alla grande figura di pietra che simboleggiava la gloria e il potere perduti, e che stringeva fra le mani, per l'eternità, la mappa in pietra di quel mare artificiale. — Proteggi quello che lascio.
Poi, sotto la sorveglianza di Kalidas e delle guardie, discese gli scalini che portavano in basso, senza fermarsi dove iniziava l'acqua. Quando fu immerso sino alla cintura raccolse l'acqua con le mani e se la versò in testa, poi si girò verso Kalidas, pieno d'orgoglio e di trionfo.
— Qui, figlio mio — gridò, indicando la distesa d'acqua pura, portatrice di vita — qui, qui sono tutte le mie ricchezze!
— Uccidetelo! — urlò Kalidas, folle di rabbia e delusione.
E i soldati ubbidirono.
Fu così che Kalidas dive
Per qualche a
Quando il narratore pose questa domanda, dalle tenebre si materializzò l'intera facciata ovest della montagna, non com'era ridotta adesso, ma come doveva essere duemila a
La pelle color ocra, il seno rigoglioso, erano vestite di soli gioielli oppure di abiti trasparentissimi. Alcune portavano i capelli acconciati secondo fogge alte e complicate; altre indossavano quelle che sembravano corone. Molte reggevano vasi di fiori, oppure tenevano fra il pollice e l'indice, con delicatezza estrema, un solo bocciolo. Circa metà delle do
— Un tempo esistevano più di duecento figure. Ma le piogge e i venti dei secoli le ha
L'immagine balzò avanti in primo piano. Ad una ad una, le ultime superstiti del sogno di Kalidas emersero dalle tenebre, accompagnate dalla musica un po' troppo sfruttata, eppure singolarmente adatta, della "Danza di Anitra". Per quanto sfigurate dal tempo, dal decadimento naturale e dai vandali, non avevano perso niente della loro bellezza dopo tanti secoli. I colori erano ancora vivaci, non smorzati dalla luce di più di mezzo milione di tramonti. Fossero dee o do
— Nessuno sa chi fossero, cosa rappresentassero, e perché siano state create con tanta fatica, in un luogo così inaccessibile. La teoria più in voga sostiene che si trattasse di creature celestiali e che tutti gli sforzi di Kalidas siano stati rivolti alla creazione di un paradiso sulla terra, popolato da dee. Forse si riteneva un Re-Dio, come già avevano pensato i faraoni d'Egitto; forse è per questo che da loro ha ripreso l'immagine della sfinge, messa a guardia dell'entrata del palazzo.
Adesso la proiezione laser mostrava la Montagna vista da lontano, riflessa nel laghetto alla sua base. L'acqua tremò, il profilo di Yakkagala tremolò e si dissolse. Quando l'immagine si riformò, la Montagna era coronata di mura e bastioni e spirali che ne occupavano l'intera superficie. Era impossibile vedere tutto chiaramente: le cose erano atrocemente sfumate, come le immagini di un sogno. Nessuno avrebbe mai saputo quale fosse il "vero" aspetto del palazzo di Kalidas prima di essere distrutto da coloro che volevano cancellare il nome stesso del re.
— E lui visse qui per quasi vent'a
"E finalmente Malgara giunse. Dall'alto della Montagna Kalidas vide gli invasori che marciavano da nord. Forse si riteneva inespugnabile, ma non volle mettere alla prova la fortezza. Lasciò il sicuro rifugio della grande cittadella e corse incontro al fratello, sul terreno neutro fra i due eserciti. Molti pagherebbero una fortuna per sapere quali parole si dissero in quell'ultimo incontro. Alcuni dicono che prima di dividersi si siano abbracciati. Potrebbe essere vero.
"Poi gli eserciti, come onde del mare, si scontrarono. Kalidas combatteva sul proprio territorio, con uomini che conoscevano il terreno, e in un primo tempo parve certo che la vittoria dovesse andare a lui. Ma poi si verificò un altro di quegli incidenti che determinano il destino delle nazioni.
"Il grande elefante da guerre di Kalidas, bardato delle insegne reali, girò su se stesso per evitare un acquitrino. I difensori di Yakkagala pensarono che il re battesse in ritirata. Il loro morale andò a pezzi. Fuggirono, raccontano le Cronache, come fuscelli di paglia davanti al decuscutatore.
"Kalidas ve