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Una delle domande che mi sento rivolgere più spesso è come sono arrivata alla fantascienza. Nelle tavole rotonde femministe, mi chiedono come ci si sentiva ad essere una do

Esiste anche una versione revisionista della storia secondo la quale non c'erano do

Ho già avuto modo di parlare in un'intervista del mio torbido passato di scrittrice di Confessioni. Non so fino a che punto ora le mie storie ricordino le Confessioni, so però che la cosa ha avuto anche un lato positivo: per dieci a

Soprattutto, sono una persona che vuole approvazione. Ma non quando scrivo, perché il compito di uno scrittore non è quello di cercare approvazione. Scrivo cose anche molto provocatorie, e spesso la gente non approva. Ma quando mi siedo davanti alla macchina da scrivere, quella figlia di… prende il sopravvento e scrive quello che vuole; allora ci rimango male perché non sono stata quella brava bambina di cui tutti possono andare orgogliosi. Quando mi siedo alla scrivania e comincio a scrivere, purtroppo si scatena l'inferno e non posso fare altro che rassegnarmi. Già, perché poi scatta la preoccupazione di scoprirti davanti al pubblico, con tutti i tuoi limiti e i tuoi difetti. E quando cominciano a leggere, ti senti davvero nuda.

Co

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DEDICATO A Laura e a Cordelia… le mie Kivrin

I miei speciali ringraziamenti al Capo Bibliotecario Jamie LaRue e al resto del personale della Biblioteca Pubblica Greenlay per la loro continua e preziosissima assistenza. La mia imperitura gratitudine va anche a Sheila e a Kelly e a Frazier e a Cee, e soprattutto a Marta… gli amici che amo.

«E affinché le cose che dovrebbero essere ricordate

non periscano con il tempo e svaniscano dalla memoria

di coloro che verra

vedendo tanti mali e il mondo intero

posto nella stretta del Maligno, considerandomi

io stesso fra i morti e aspettando la morte,

ho esposto in forma scritta tutte le cose

di cui sono stato testimone.

E affinché il mio scritto non perisca con l'autore

e la fatica svanisca con chi l'ha vissuta,

lascio incarico di continuare questo scritto,

se per caso qualche uomo mi sopravviva

e qualcuno della razza di Adamo sfugga a questa pestilenza,

e di portare avanti il lavoro che io ho iniziato…»

LIBRO PRIMO

«Ciò di cui più ha bisogno un suonatore di campane non è la forza ma la capacità di tenere il tempo… si devono congiungere queste due cose nella mente e lasciare che vi restino per sempre… campane e tempo, campane e tempo»

1

Non appena il Signor Dunworthy aprì la porta del laboratorio, i suoi occhiali si velarono di vapore.

— Sono arrivato troppo tardi? — chiese, togliendoseli con un gesto brusco e socchiudendo gli occhi per mettere a fuoco Mary.

— Chiudi la porta — ribatté lei. — Non riesco a sentirti, sullo sfondo di quelle orribili carole natalizie.

Dunworthy si affrettò ad obbedire, ma la chiusura della porta non riuscì ad escludere del tutto dall'ambiente le note di «O Venite, Voi Tutti Credenti» che giungevano dalla piazza…

— Sono arrivato troppo tardi? — ripeté poi.

— Ti sei perso soltanto il discorso di Gilchrist — lo rassicurò Mary, scrollando il capo, poi si schiacciò contro lo schienale della sedia per permettere a Dunworthy di oltrepassarla nella stretta area di osservazione; la dottoressa si era liberata del cappotto e del cappello di lana, posandoli sull'unica altra sedia disponibile insieme ad una grossa borsa per la spesa piena di pacchetti, e i suoi capelli grigi apparivano in disordine, come se lei avesse cercato di ridare loro un po' di volume dopo che si era tolta il cappello. — Si è trattato di un discorso molto lungo in merito al primo viaggio nel tempo diretto verso il medioevo — continuò, — e riguardo al fatto che il College di Brasenose sta finalmente occupando il posto che gli spetta di diritto come gioiello nella corona della storia. Sta ancora piovendo?

— Sì — rispose Dunworthy, lucidandosi gli occhiali con la sciarpa, poi si agganciò le aste di metallo intorno agli orecchi e si avvicinò al sottile divisorio di vetro per dare un'occhiata alla rete: il centro del laboratorio era dominato da un carro fracassato e circondato da bauli e da casse di legno rovesciati, il tutto avviluppato dagli schermi protettivi della rete che erano drappeggiati tutt'intorno come un paracadute di garza.