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Questi neutrini di origine solare, per cui i triliardi di to

Otto minuti dopo aver lasciato il Sole, una minuscola frazione dei neutrini di origine solare trapassava la Terra da parte a parte, e una frazione ancor più minuscola veniva intercettata dagli scienziati nel Colorado. Costoro avevano predisposto le loro apparecchiature più di un chilometro sottoterra così da proteggerle da tutte le radiazioni meno penetranti: in questo modo avrebbero potuto catturare i rari e genuini messaggeri provenienti dritti dritti dal cuore del Sole. Contando i neutrini così intrappolati essi speravano di studiare particolareggiatamente le condizioni esistenti in un luogo che, come qualsiasi filosofo avrebbe potuto facilmente dimostrare, sarebbe rimasto per sempre inaccessibile alla conoscenza e all’osservazione degli uomini.

L’esperimento ebbe successo; ve

Evidentemente c’era qualcosa che non andava, e durante gli a

Alla fine del secolo ventesimo gli astrofisici avevano dovuto rassegnarsi ad accettare una conclusione inquietante, sebbene ancora non ne avessero compreso tutte le implicazioni.

Non c’era nulla di sbagliato né nelle teorie né negli strumenti. C’era qualcosa che non andava nel Sole.

La prima riunione segreta della storia dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU) ebbe luogo nel 2008 ad Aspen, nel Colorado, non lontano dal luogo in cui si era svolto l’esperimento originario, in seguito ripetuto in decine di altre nazioni. Una settimana dopo, il Bollettino Straordinario dell’IAU numero 55/08 (che recava l’intestazione volutamente anodina «Alcune Considerazioni sulle Reazioni Solari») raggiungeva tutti i governi della Terra.

Si potrebbe immaginare che, via via che la notizia lentamente si diffondeva, l’a

Invece, vi fu dapprima una reazione di stupefatto silenzio, e poi con un’alzata di spalle la gente tornò a occuparsi delle faccende d’ogni giorno.

Pochi governi avevano mai guardato più in là delle prossime elezioni, e pochi individui più in là dei loro nipoti. E comunque, gli astronomi forse si sbagliavano..

Anche se l’umanità era conda

5. Viaggio di notte

Né l’una né l’altra delle due lune era sorta quando l’automobile imboccò la strada più nota di Tarna con a bordo Brant, il sindaco Waldron, il consigliere Simmons e due anziani del villaggio. Brant guidava con la sua solita disinvolta abilità; eppure ancora si rodeva per il rimprovero che gli aveva mosso il sindaco. E il fatto che il braccio grassoccio della Waldron fosse accidentalmente posato sulle nude spalle di lui non migliorava gran che il suo stato d’animo.

Ma la quieta bellezza della notte e il ritmo ipnotico delle palme che passavano regolari alla luce dei fari ben presto gli fecero tornare il consueto buonumore. Come si poteva permettere a meschine faccende personali di interferire con un momento d’importanza storica come quello?

Nel giro di dieci minuti sarebbero arrivati al punto del Primo Atterraggio, il punto da cui aveva avuto inizio la loro storia. Cosa li attendeva laggiù? Solo una cosa era certa: l’astronave aveva seguito il radiofaro, ancora funzionante, della nave inseminatrice. Sapeva dove guardare; dunque doveva provenire da qualche altra colonia umana presente in quel settore di spazio.

D’altra parte, pensò Brant con improvvisa preoccupazione, chiunque — o qualsiasi cosa — avrebbe potuto captare il segnale che proclamava a tutto l’universo che l’Intelligenza era un tempo passata in quei luoghi. Si ricordò che qualche a



Il consigliere Simmons, che era seduto dietro, stava parlando con la Waldron.

«Helga» disse, chiamando per la prima volta il sindaco per nome «credi che siano ancora in grado di comunicare con noi? Lo sai che i linguaggi robotici si evolvono molto rapidamente.»

La Waldron non lo sapeva, però riuscì molto bene a nascondere la sua ignoranza.

«Questo è l’ultimo dei nostri problemi; aspettiamo di doverlo affrontare.

Brant, non potresti andare un po’ più piano? Vorrei arrivare viva.»

Brant non andava per niente forte e poi conosceva la strada; comunque obbedì e rallentò fino a quaranta all’ora. Si chiese se il sindaco non volesse per caso rimandare il più possibile il momento del confronto; era una pesante responsabilità dover affrontare la seconda astronave venuta da un altro mondo in tutta la storia del pianeta. Tutta Thalassa le avrebbe tenuto gli occhi addosso.

«Krakan!» esclamò uno degli anziani. «Qualcuno ha portato la macchina fotografica?»

«Ormai è troppo tardi per tornare indietro» disse il consigliere Simmons. «E poi avremo tutto il tempo che vogliamo per fare fotografie.

Non credo che siano venuti per dirci ciao e ripartire subito dopo!»

C’era un acce

«Mi metterò in contatto non appena avrò qualcosa da riferire, signor presidente.» Era la Waldron che usava la ricetrasmittente in dotazione all’automobile. Brant non s’era nemmeno accorto della comunicazione in arrivo; era troppo assorto nei suoi pensieri. Per la prima volta in vita sua desiderò di aver studiato più attentamente la storia.

Naturalmente conosceva abbastanza le cose fondamentali; le sapeva ogni bambino di Thalassa. Sapeva che, via via che i secoli erano passati, la diagnosi degli astronomi s’era fatta sempre più certa, e la data prevista sempre più precisa. Nell’a

Un antico filosofo disse una volta che la mente umana trae grande conforto dal sapere che si sarà impiccati la mattina dopo. Tale fu la reazione della specie umana verso la fine del quarto mille

Nessuno di quelli che vide comparire quel 3 poté fare a meno di pensare che non vi sarebbe stato mai un 4.

Ma rimaneva più di mezzo mille