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Vorrei a proposito citare una vecchia favola orientale, secondo cui tre ciechi toccano un elefante per capire come è fatto. Quello che lo tocca sulla gamba, crede che l’elefante sia più o meno come una colo
— In quale contesto socio-politico e culturale sono nati i suoi romanzi?
— Ogni mio libro è stato scritto in una situazione completamente diversa perché laRussiaè in una fase di cambiamento continuo. Non è possibile rispondere in modo generale a una domanda come questa. Però potrei dire che più ancora che dell’ambiente esterno credo che i miei romanzi siano stati influenzati dall’ambiente «interno», dalle sensazioni e dai sentimenti. Io non mi occupo molto della situazione esterna, la utilizzo soprattutto come ambientazione scenica…
— Entrando nel dettaglio, potrebbe raccontarci i momenti personali che ha
— Il mio primo romanzo, Omon Ra è stato scritto proprio nell’ultimissimo periodo dell’esistenza dell’Unione Sovietica ed è stato una testimonianza della fine di questo paese. Ho terminato l’ultima paginadelmio romanzo il giorno stessodeltentato colpo di statodel’91… una situazione piuttosto «buffa» perché involontariamente ho scritto l’ultimo romanzo sovietico. Appena ho finito l’ultima pagina, nel momento in cui mettevo l’ultimo punto, l’Unione Sovietica si è sgretolata, non è esistita più. Il mio secondo romanzo La vita degli insetti, invece, è stato scritto durante il primo periodo dell’epoca di Eltsin, un periodo di cambiamenti continui, quotidiani. Un periodo di transizione in cui nessuno sapeva se vivevamo in una società capitalista o altro; per questo motivo il romanzo credo che abbia assunto caratteristiche piuttosto strane: la gente non era più come prima ma non sapeva neanche che cos’era e cosa sarebbe diventata. Passiamo poi al Mignolo di Budda che ho scritto in epoca di Eltsin già più avanzata, un momento che viene definito «periodo romantico»… Un’epoca molto simile allaChicagodegli a
— Come si svolge il suo lavoro? E la sua scrittura è sofferta, faticosa?
— In generale non ho delle regole fisse; dipende molto dal tipo di testo, da che fisionomia assume. In certi momenti faccio pause piuttosto lunghe, in altri invece scrivo moltissimo. In generale mi piace sedermi al computer e poi lavorare di volta in volta sulla partedeltesto che mi viene voglia di elaborare in quel momento. Di solito mi sveglio la mattina presto e quando mi metto al computer lavoro istintivamente su alcuni passaggi piuttosto che altri, ma effettivamente non so quali emanazioni o quali motivi mi spingano a scegliere. Per rispondere sulla sofferenza, ebbene sì, io soffro mentre scrivo.
— Nei suoi romanzi si dice che ci sia una sorta di «sottotesto» fruibile quasi esclusivamente dai russi. Che cosa i lettori stranieri potrebbero non cogliere di questa parte della sua scrittura?
— Quando leggo gli articoli di critica letteraria inRussia, noto che nei miei testi si «scoprono» allusioni alle quali io stesso non avevo mai pensato… Per quanto riguarda i lettori stranieri penso che ognuno abbia una propria interpretazione, ma è giusto così.
— Lei dedica una grande parte della sua opera alla classe media, più esattamente, forse, alla «memoria» della classe media. Che ne è stato di questa realtà?
— La mia opera essenzialmente è un simulacro, perché la classe media inRussia, come tutto il fenomeno chiamato capitalismo, è stata assolutamente virtuale: non esisteva, si vedeva in televisione ma non esisteva nella vita reale. Penso quindi che la scomparsa di questa fascia sociale, essendo virtuale, sia stata una scomparsa virtuale. Tra una decina d’a
— Cosa legge?
— Devo ammettere che ho la memoria piuttosto corta per cui mi ricordo soltanto i libri che ho letto di recente. In generale posso dire che sono come molti altri lettori: leggo quello che mi piace. Tra gli ultimi, ad esempio, un libro delDalai Lama.
Credo che uno scrittore non sia mai un bravo lettore: più si legge più è difficile scrivere di qualcosa di veramente nuovo. Certo la lettura aiuta, ti rende più intelligente, ma è anche pericoloso per uno scrittore leggere tanto, perché poi si rischia inconsapevolmente di ricalcare quello che è già stato scritto.
— Come si vive oggi a Mosca?
— Sono avvenuti dei cambiamenti enormi nel paese perché in precedenza, in epoca sovietica, c’era molta più omogeneità all’internodelpopolo: si può dire che tutti vivessero più o meno allo stesso modo. Ora invece la società è molto più stratificata. Ci sono a Mosca persone che vivono come a New York, come in Occidente; poi ci sono quelle che vivono molto meglio che in Occidente e c’è anche gente che vive in condizioni terribili. Mediamente però il tenore di vita a Mosca è inferiore rispetto all’Occidente.
— Quali prospettive vede per la Russia?
— Penso che in generale la situazione sia normale al momento inRussiae che continuerà in questo modo. Negli ultimi dieci, quindici a
Источник — http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/interviste/pelevin_viktor.html
Виктор Пелевин: история России — это просто история моды
Накануне выхода книги «Диалектика переходного периода (Из ниоткуда в никуда)» Виктор Пелевин рассказал «Парку культуры» о новом романе, путешествиях, «Газете. Ru» и прочих миражах.
— За период вашего молчания поменялись какие-то полюса — вполне понятные ларечники, криэйторы и бандиты стали историей. Кто сегодня новый герой и что вообще происходит?
— У меня есть подозрение, что на уровне сути в России вообще ничего никогда не меняется. Происходит нечто другое — к вам в гости постоянно приходит один и тот же мелкий бес, который наряжается то комиссаром, то коммивояжером, то бандитом, то эфэсбэшником. Главная задача этого мелкого беса в том, чтобы запудрить вам мозги, заставить поверить, что меняются полюса, в то время как меняются только его наряды. С этой точки зрения история России — это просто история моды. О том, как поменялась эта мода и как выглядит костюм нового героя в настоящий момент, я и написал роман «Числа», хотя собирался совсем не об этом. Или, скажем так, книга и об этом тоже.
— Роман «Числа» и составил основу книги «ДПП (НН)»?
— Да. Кроме романа в книге рассказы, которые косвенно с ним связаны, как бы продолжают начатые в романе линии.
— Вы сказали, что собирались писать совсем не об этом. А о чем?
— Я хотел написать книгу о том, как работает ум. Как человек из ничего строит себе тюрьму и попадает туда на пожизненный срок. Слишком серьезная тема, чтобы писать об этом всерьез, поэтому у меня получилось то, что получилось. А полюса, перемены и герои нашего времени попали туда просто в качестве фона. Но парадокс заключается в том, что ум — по своей природе такое необычное зеркало, в котором нет ничего, кроме отражений. Единственный способ говорить о нем в романе — это описывать появляющиеся в нем миражи. Поэтому и выходит, что пишешь об уме, а получается о России.