Добавить в цитаты Настройки чтения

Страница 89 из 110

Monk intuì che era la prima volta che la do

Painter emerse dalla capa

Monk si alzò rapidamente, controllò che non ci fossero elicotteri in cielo, e raggiunse Painter. Prese il telefono satellitare, coprì il microfono con la mano, e indicò Lisa con un ce

Riparandosi gli occhi doloranti, Painter raggiunse la do

Monk lo guardò allontanarsi e si portò il telefono all’orecchio. «Ehi, piccola.»

«Non mi chiamare piccola. Che diavolo ci fai in Africa?»

Monk sorrise. Il rimprovero di Kat era una benedizione, come una limonata nel deserto. In più, era una domanda retorica, sicuramente era già informata di tutto.

«Pensavo che fossi andato a fare il babysitter», proseguì lei. «Quando torni, ti chiudo a chiave…» Continuò per un intero, concitato minuto.

Alla fine, Monk riuscì a infilare di traverso qualche parola nella conversazione. «Mi manchi anche tu.»

Il tono infuriato si trasformò in un sussurro. «Ho sentito che Gray è ancora disperso.»

«Se la caverà», la rassicurò lui, sperando che andasse davvero così.

«Trovalo.»

Era proprio ciò che intendeva fare. Lei non gli chiese di prometterle di essere cauto, lo conosceva troppo bene. Ma Monk sentì le lacrime nelle parole che seguirono.

«Ti amo.»

Era abbastanza per rendere prudente chiunque.

«Anch’io.» Abbassò la voce e si voltò dall’altra parte. «Amo te e il nostro bambino.»

«Torna a casa.»

«Prova a fermarmi.»

Kat sospirò di nuovo. «Logan mi sta chiamando al cercapersone, devo andare. Abbiamo un appuntamento alle sette con un diplomatico dell’ambasciata sudafricana. Faremo tutto il possibile per esercitare pressioni da qui.»

«Sistemali per bene, piccola.»

«Lo faremo. Ciao, Monk.»

«Kat, ti…» ma era già caduta la linea. Da

Monk guardò Lisa e Painter. I due stavano parlando, ma lui intuiva che era più il bisogno di stare vicini che una vera e propria comunicazione. Almeno Kat era al sicuro.

ore 12.37

«Mi stavano portando in una cella sotterranea per altri interrogatori», spiegò la dottoressa Fairfield. «Ci dev’essere qualcosa che li preoccupa.»

Erano ritornati tutti e tre nella stanza al primo piano. L’uomo che aveva palpeggiato Fiona era ancora a terra, privo di coscienza, col sangue che gli colava dalle narici.

Marcia Fairfield aveva raccontato in breve la sua storia: l’imboscata che le era stata tesa durante l’uscita nella riserva, l’attacco delle bestie dei Waalenberg, la sua cattura. I Waalenberg avevano appreso di un suo possibile ruolo nei servizi segreti brita

«Sono riuscita a convincerli che il mio accompagnatore, il guardacaccia, era rimasto ucciso. Non ho potuto fare altro. Spero che sia riuscito a salvarsi.»

«Ma cosa nascondono i Waalenberg?» chiese Gray. «Cosa sta

La do





Gray aggrottò le sopracciglia. «Ha sentito qualcosa sui tempi?»

«Non esattamente. A giudicare dalle loro risate, però, ho avuto l’impressione che, qualsiasi cosa debba succedere, succederà presto. Molto presto.»

Gray fece qualche passo, massaggiandosi il mento. Questo siero forse è un agente per la guerra biologica… un patogeno… un virus. Scosse la testa. Gli servivano altre informazioni, alla svelta. «Dobbiamo entrare in quei laboratori sotterranei e scoprire che cosa sta

«Mi stavano portando proprio lì», suggerì Marcia.

«Se fingo di essere una delle sue guardie, forse riusciamo a entrare.»

«Dobbiamo sbrigarci. Probabilmente si sta

Gray si voltò verso Fiona, pronto a una discussione. La soluzione più sicura sarebbe stata che lei rimanesse nascosta in quella stanza. Sarebbe stato difficile giustificare la sua presenza accanto a una prigioniera e a una guardia. Avrebbe soltanto attirato l’attenzione e provocato sospetti.

«Lo so, non è un posto adatto a una cameriera», affermò Fiona, sorprendendolo un’altra volta. Spinse la guardia con un piede. «Terrò compagnia al nostro Casanova, finché non ritornate.»

Nonostante le parole coraggiose, aveva lo sguardo pieno di paura.

«Non staremo via molto», promise lui.

«Meglio di no.»

Risolta la questione, Gray prese il fucile, indicò la porta alla dottoressa Fairfield e disse: «Andiamo».

Puntandole contro il fucile, la scortò all’ascensore centrale. Nessuno li avvicinò. Per accedere ai livelli inferiori bisognava infilare una tessera in un lettore magnetico. Gray usò la seconda chiave di Ischke. I bottoni luminosi che indicavano i sotterranei passarono dal rosso al verde.

«Qualche idea su dove cominciare?» chiese Gray.

«Più grande è il tesoro, più è sepolto in profondità.» Marcia premette il numero più in basso. Sette livelli sottoterra. L’ascensore cominciò la discesa.

Mentre Gray guardava il conto alla rovescia dei piani, le parole di Marcia lo tormentavano.

Un attentato… Washington…

Ma che tipo di attentato?

Washington, D.C.,

ore 06.41

Embassy Row era soltanto a tre chilometri da National Mall. L’autista svoltò sulla Massachusetts Avenue. Kat viaggiava sul sedile posteriore con Logan, confrontando gli appunti. Il sole era appena sorto e davanti a loro comparve l’ambasciata sudafricana.

I quattro piani di pietra calcarea dell’Indiana brillavano sotto il primo sole che illuminava i frontoni e le finestre dell’abbaino in tipico stile coloniale olandese. L’autista si fermò presso l’ala residenziale dell’edificio. L’ambasciatore aveva acconsentito a incontrarli nel suo studio privato, a quell’ora del mattino. Evidentemente, era meglio che le questioni riguardanti i Waalenberg fossero sbrigate con discrezione.

A Kat andava benissimo così. Aveva una pistola nascosta in una fondina alla caviglia. Scese dall’auto e aspettò Logan.

Quattro colo

In quanto secondo in comando, Logan fece strada. Kat lo seguiva, qualche passo più indietro, controllando la strada, diffidente. Considerando le enormi ricchezze dei Waalenberg, non si fidava di nessuno che potesse essere al soldo di quella famiglia, compreso l’ambasciatore, John Hourigan.

Il grande atrio si estendeva attorno a loro. Un segretario, con un abito blu impeccabile, li raggiunse e li accompagnò. «L’ambasciatore Hourigan scenderà a momenti. Mi ha incaricato di portarvi al suo studio. Posso offrirvi del tè o del caffè?»

Logan e Kat rifiutarono.

Furono fatti accomodare in una sala rivestita di pa

Logan si sedette accanto alla scrivania. Kat rimase in piedi.

Non dovettero attendere a lungo.