Добавить в цитаты Настройки чтения

Страница 54 из 110

Perciò avevano messo in circolazione alcune voci, come esca.

Dovevano soltanto piazzare la trappola.

Un laptop era collegato ai sistemi di comunicazione del castello. Painter ci si era inserito utilizzando le password fornitegli da Gunther e aveva inviato una serie di pacchetti di codici compressi, che avevano lo scopo di monitorare tutte le comunicazioni in uscita dal sistema. Se il sabotatore avesse cercato di comunicare col mondo esterno, sarebbe stato scoperto, rivelando anche la sua posizione. Ma Painter non si aspettava che fosse così maldestro: quella persona era sopravvissuta operando in segreto molto a lungo, il che presupponeva una notevole astuzia e un mezzo di comunicazione indipendente dalla rete principale del castello.

Per quel motivo Painter aveva costruito qualcosa di nuovo.

Il sabotatore doveva essersi procurato un telefono satellitare portatile, per comunicare in segreto coi suoi superiori. Ma un telefono di quel tipo doveva essere utilizzato in un’area senza ostacoli frapposti tra l’ante

Painter controllò l’amplificatore di segnale che aveva collegato al filo di messa a terra. Era un dispositivo che aveva progettato lui stesso, alla Sigma. Prima di diventarne il direttore, le sua specialità erano la sorveglianza e la microingegneria. Giocava in casa.

L’amplificatore collegava il filo di messa a terra al secondo laptop.

«Dovrebbe essere pronto», disse Painter, mentre la sua emicrania cominciava finalmente a diminuire.

«Vediamo se funziona.»

Painter accese l’alimentazione a batteria, impostò l’ampiezza del segnale e regolò la velocità degli impulsi. Il laptop avrebbe fatto il resto, monitorando eventuali trasmissioni. Era quantomeno rudimentale e non consentiva di ascoltare il contenuto delle comunicazioni: poteva soltanto individuare la posizione del segnale di una trasmissione illecita, con un margine d’errore di trenta metri. Probabilmente sarebbe stato sufficiente.

Painter ultimò le regolazioni dell’apparecchiatura. «Tutto a posto. Adesso non ci resta che aspettare che il bastardo faccia una chiamata.»

Gunther a

«Sempre che abbocchi», aggiunse Painter.

Mezz’ora prima, avevano sparso la voce che una scorta di Xerum 525 era sopravvissuta all’esplosione, chiusa in un caveau segreto rivestito di piombo. Era una speranza per tutta la popolazione del castello: se c’era ancora un po’ dell’insostituibile sostanza, forse si poteva fabbricare una nuova Campana. A

In ogni caso, lo scopo di quello stratagemma non era fomentare la speranza. La notizia doveva raggiungere il sabotatore, che si sarebbe convinto che il suo piano era fallito. Quindi avrebbe dovuto fare una chiamata, per chiedere istruzioni ai suoi superiori.

E, a quel punto, Painter sarebbe stato pronto. Si voltò verso Gunther. «Come ci si sente a essere un superuomo? Un Cavaliere del Re-Sole?»

Gunther scrollò le spalle. La sua parlantina non sembrava andare oltre grugniti, occhiatacce e qualche risposta monosillabica.

«Voglio dire, ti senti superiore? Più forte, più veloce, capace di scavalcare edifici con un balzo?»

Gunther si limitò a fissarlo.

Painter sospirò, provando un altro approccio per farlo parlare, per creare un qualche tipo di comunicazione. «Che cosa significa Leprakönig? Ho sentito qualcuno usare quella parola, vedendoti.»

Painter sapeva da

«Re lebbroso», borbottò infine Gunther.

A quel punto toccava a Painter restare in silenzio. Lasciò che il peso di quelle parole gravasse sulla stanza.

Alla fine Gunther cedette. «Quando si cerca la perfezione, nessuno vuole assistere ai fallimenti. Se la follia non s’impadronisce di noi, la malattia è orribile a vedersi. Meglio essere chiusi da qualche parte, nascosti alla vista di tutti.»

«In esilio, come lebbrosi.»





Painter cercò di immaginare come ci si potesse sentire a crescere così, ultimo dei So

«Eppure tu continui a dare una mano, qui», commentò Painter. «Sei ancora in servizio.»

«È per questo che sono nato. So qual è il mio dovere.»

Painter si chiese se era una cosa che era stata inculcata a tutti quanti in una specie di addestramento oppure trasmessa geneticamente. Ma intuiva pure che c’era di più. Che cosa, però? «Perché ti dovrebbe importare di ciò che succederà a tutti noi?»

«Credo nel lavoro che facciamo. Le mie sofferenze risparmiera

«E la ricerca di una cura, in questo momento? Non ha nulla a che vedere col prolungamento della tua vita.»

Ci fu un lampo negli occhi di Gunther. «Ich bin nicht krank.»

«In che senso non sei malato?»

«I So

D’un tratto Painter capì. Si ricordò quanto aveva detto A

Gunther distolse lo sguardo.

Painter rifletté sulle implicazioni di quella situazione. Non era l’autoconservazione che spingeva Gunther a dare una mano.

E allora cosa?

Improvvisamente Painter ricordò il modo in cui A

«Tu ami A

«Certo», ribatté lui brusco. «È mia sorella.»

Rintanata nello studio di A

A

Accanto al visore, Lisa scorse con un dito le mutazioni, alla ricerca di uno schema comune. Aveva esaminato diversi casi, ma sembrava che non ci fosse nessun criterio.

Senza una risposta, ritornò al tavolo da pranzo, sul quale erano ammassati libri e voluminosi fascicoli di dati scientifici: la ricostruzione di dece

Il fuoco del camino crepitava dietro di lei. Dovette trattenere l’impulso di gettare alle fiamme tutti quei documenti. Ma probabilmente non l’avrebbe fatto neanche se A

Come A

No, non esattamente come A

Scostò una monografia intitolata Teratogenesi nel blastoderma embrionico. La ricerca era legata ai mostruosi aborti prodotti dall’esposizione alle radiazioni della Campana. Ciò che le strisce nere sull’acetato delineavano con distacco clinico, era rivelato nei dettagli più orribili dalle fotografie del libro: embrioni privi di arti, feti ciclopici, bambini idrocefali nati morti.