Добавить в цитаты Настройки чтения

Страница 24 из 110

E poi c’era il padre. Un gallese che viveva in Texas, un operaio del settore petrolifero, rimasto invalido durante la mezza età e costretto ad assumere il ruolo di casalingo. Di conseguenza, la sua vita era dominata da un eccessivo atteggiamento compensatorio e dalla rabbia.

Tale padre, tale figlio.

Finché Ang Gelu non aveva mostrato a Gray un’altra strada. Un percorso tra gli opposti. Non era un cammino breve. Si estendeva ugualmente nel passato e nel futuro. Gli dava ancora del filo da torcere.

Ma Ang Gelu lo aveva aiutato a fare i primi passi e Gray era in debito con lui. Perciò, quando una settimana prima l’aveva chiamato per chiedergli aiuto, Gray non aveva voluto ignorare la sua richiesta. Ang Gelu aveva riferito di strane scomparse e malesseri anomali in una certa regione nei pressi del confine con la Cina.

Il monaco non sapeva a chi rivolgersi. Il governo del Nepal era troppo concentrato sui ribelli maoisti ma Ang Gelu sapeva che Gray era coinvolto in una nebulosa catena di comando di operazioni sotto copertura. Perciò si era rivolto a lui per chiedere aiuto. Essendo già assegnato alla missione in Danimarca, però, Gray aveva passato la questione a Painter Crowe. Scaricabarile…

«Mi aspettavo che Painter mandasse un agente di grado inferiore», balbettò Gray, incredulo. «C’era certamente qualcun altro…»

«La situazione era noiosa da queste parti», lo interruppe Logan.

Gray tratte

«Conosce il direttore. Vuole sempre sporcarsi le mani.» Logan sospirò, esasperato. «E adesso c’è un problema. Una tempesta ha impedito le comunicazioni per qualche giorno, ma anche dopo che è finita non abbiamo avuto aggiornamenti. Invece abbiamo sentito voci tramite vari canali. Le stesse storie riferite dal suo amico. Malattie, epidemie, morte, anche possibili attacchi di ribelli nella regione. Solo che c’è un’escalation.»

Fu allora che Gray capì il motivo della tensione nella voce di Logan. Sembrava che non fosse soltanto la sua missione che stava andando gambe all’aria.

Piove sempre sul bagnato.

«Posso mandarle Monk», proseguì Logan. «Lui e il capitano Bryant sta

«Ma l’asta sarà finita…»

«Comandante Pierce, ha ricevuto i suoi ordini.»

La risposta di Gray fu concitata, ancora una volta la voce tradiva la tensione: «Signore, ho già piazzato le microcamere ai punti di afflusso e deflusso attorno alla casa d’aste. Sarebbe uno spreco ignorarle».

«D’accordo. Sorvegli le immagini da una postazione sicura e registri tutto quanto. Ma non faccia nient’altro. Siamo intesi, comandante?»

Gray fremeva, ma Logan aveva per le mani un sacco di guai. Tutto per un favore fatto a lui. Perciò c’era poco che potesse obiettare. «Molto bene, signore.»

«Faccia rapporto dopo l’asta.»

«Sissignore.»

La linea fu interrotta.

Gray si addentrò nei vicoli di Copenhagen, attento a tutto ciò che gli stava attorno. Ma la preoccupazione lo attanagliava. Per Painter, per Ang Gelu…

Che diavolo stava succedendo in Nepal?

4. LUCI SPETTRALI

Himalaya,





ore 11.18

«Ed è sicura che Ang Gelu sia stato ucciso?» chiese Painter, voltandosi di sfuggita.

Per risposta ebbe un ce

Lisa Cummings aveva finito il racconto di come era stata prelevata dalla squadra di alpinisti sull’Everest, per indagare su una malattia al monastero. Aveva riferito brevemente gli orrori che si erano succeduti: la follia, le esplosioni, il cecchino.

Painter passò in rassegna la sua storia, mentre entrambi si addentravano nei sotterranei del monastero. L’angusto labirinto di pietra non era adatto a una persona della sua statura. Doveva avanzare chino e comunque non poteva fare a meno di sfiorare con la testa i fasci di rami di ginepro appesi a essiccare. I rametti aromatici venivano utilizzati per fare bastoncini cerimoniali d’incenso, per un tempio che ormai era ridotto a un unico grande bastone d’incenso, che bruciava esalando il suo fumo nel cielo di mezzogiorno.

Disarmati, i due si erano rifugiati nel seminterrato per sfuggire alle fiamme. Painter si era fermato soltanto il tempo necessario per prendere un pesante poncho e un paio di scarponi imbottiti di pelo da un guardaroba. Con quegli indumenti sembrava quasi un vero indiano Pequot, anche se era solo mezzosangue. Non ricordava affatto dove fossero stati portati i suoi vestiti e i suoi bagagli.

Tre giorni interi erano scomparsi dalla sua vita e con loro se n’erano andati anche cinque chili.

Indossando il mantello aveva notato le costole prominenti. Anche le spalle sembravano più ossute. Non aveva scampato del tutto la malattia. Ma perlomeno continuava a recuperare le forze.

Non poteva farne a meno. Soprattutto con un sicario ancora in libertà.

Mentre si rifugiavano nel seminterrato, Painter aveva sentito qualche colpo di arma da fuoco. Un cecchino stava uccidendo chiunque fuggisse dal monastero in fiamme. La dottoressa Cummings aveva descritto l’aggressore. Un uomo solo. Sicuramente ce n’erano degli altri. Erano ribelli maoisti? Non aveva senso. A che cosa poteva servire quel massacro?

Con una pe

Ma per quanto ancora? Le tremarono le dita mentre scostava dal viso un mazzolino di citronella appeso a essiccare.

Proseguirono. Più si addentravano nel seminterrato, più l’aria traboccava delle fragranze di quei ramoscelli: rosmarino, artemisia, rododendro montano, khenpa. Tutti pronti per diventare bastoncini d’incenso.

Lama Khemsar, il capo del monastero, aveva insegnato a Painter gli usi delle centinaia di erbe: per la purificazione, per favorire le energie divine, per disperdere i pensieri non costruttivi, ma anche per curare l’asma e i semplici raffreddori. In quel momento, però, Painter cercava di ricordare soltanto come raggiungere l’uscita posteriore del seminterrato, che collegava tutti gli edifici del monastero. Durante le copiose nevicate invernali, i monaci usavano gli scantinati per spostarsi sottoterra da una struttura all’altra, compreso il granaio ai margini dell’insediamento. Era ben distante dalle fiamme e non era in vista.

Se solo fossero riusciti ad arrivarci… per poi scappare fino al villaggio sottostante.

Doveva contattare il comando della Sigma.

Nella sua mente turbinavano le varie possibilità.

Poi anche il corridoio si mise a girare.

Painter appoggiò una mano sulla parete, per restare in equilibrio. Aveva le vertigini.

«Tutto bene?» chiese la dottoressa, affiancandolo.

Lui fece un paio di respiri profondi prima di rispondere. Da quando si era svegliato, era tormentato da attacchi di disorientamento. Ma stavano diventando meno frequenti: o forse se ne illudeva soltanto?

«Che cosa è successo davvero lassù?» chiese la dottoressa. Gli sottrasse la pe

«Non… non ne sono sicuro… ma dobbiamo andare avanti.» Painter cercò di allontanarsi dalla parete con una spinta, ma lei gli premette una mano sul petto, continuando a esaminargli gli occhi.