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— Ma devono avere un nome! — esclamò. — Ogni cosa ha un nome.
La vecchia la guardò sporgendo la testa dal fianco a forma di pera dell’animale che guidava il gregge, mentre il latte zampillava nel basso secchio.
— Direi che ha
— Be’ — cominciò Esk e si fermò. Rimase per un po’ a riflettere. — Allora, come ottieni che facciano quello che vuoi tu?
— Lo fa
Esk tese con aria grave alla capra una manciata di fieno. La No
— Esk — chiamò, dopo essere giunta a una decisione.
— Sì?
— Cosa ti piacerebbe fare da grande?
Il viso della piccola si fece inespressivo. — Non lo so.
Senza smettere di mungere, la No
— Non so. Mi sposerò, suppongo.
— Lo desideri?
Le labbra della piccola si aprirono a formare la lettera "N" ma, incontrando l’occhio della No
— Tutte le persone grandi che conosco sono sposate — disse alla fine. E, dopo averci ripensato, aggiunse cauta: — Eccetto te.
— E vero.
— Non desideravi sposarti?
Fu la volta della vecchia di riflettere.
— Non mi ci sono mai decisa — dichiarò poi. — Troppe altre cose da fare, capisci.
— Il babbo dice che sei una strega — arrischiò.
— Infatti.
Esk a
— Ti piacerebbe imparare l’arte di una strega? — chiese la No
— Vuoi dire la magia? — Gli occhi di Esk brillavano.
— Sì, la magia. Non quella dei fuochi d’artificio. Magia vera.
— Sai volare?
— Ci sono cose migliori che volare.
— E io posso impararle?
— Se i tuoi genitori dicono di sì.
Esk sospirò. — Mio padre non lo farà.
— Allora dovrò scambiare una parola con lui — disse la No
— Adesso stammi a sentire, Gordo Smith!
Il fabbro indietreggiò attraverso la fucina, le mani alzate per ripararsi dalla furia della vecchia che avanzava verso di lui, l’indice puntato con aria indignata.
— Io ti ho portato al mondo, stupido, e in te non c’è più buon senso di quanto ce ne fosse allora…
— Ma… — L’uomo si provò a protestare, girando intorno all’incudine.
— La magia ha trovato la tua bambina! La magia dei maghi! La magia sbagliata, m’intendi? Una magia che non era destinata a lei!
— Sì, ma…
— Hai idea di ciò che è capace di fare?
Il fabbro si diede per vinto. — No.
La No
— No — ripeté più sommessamente. — No, non potresti.
Si sedette sull’incudine e cercò di calmarsi.
— Ascolta. La magia è dotata di una specie… di vita propria. Questo non ha importanza perché… a ogni modo, capisci, la magia dei maghi… — Alzò gli occhi e leggendo l’incomprensione sul suo volto, provò di nuovo: — Be’ conosci il sidro?
Il fabbro fece ce
— E poi c’è l’acquavite — disse la strega.
Lui a
— Be’, uno può bere una gran quantità di sidro e sentirsi meglio, e questo è quanto, non è così?
Il fabbro a
— Ma l’acquavite, uno la beve in boccali piccoli e a piccole dosi e non spesso, altrimenti va subito alla testa?
Di nuovo lui fece di sì e, conscio di non dare un grande contributo al dialogo, aggiunse: — È così.
— Ecco la differenza — dichiarò la No
— Differenza da che cosa?
La vecchia sospirò. — La differenza tra la magia delle streghe e quella dei maghi. Ed è quest’ultima che l’ha trovata, e se lei non la controlla, allora ci sono Coloro che controllera
Il fabbro a
— La bambina ha uno spirito forte e forse ci vorrebbe del tempo. Ma presto o tardi loro la sfidera
L’uomo prese un martello dalla panca, lo fissò come se non l’avesse mai visto prima, e lo rimise giù.
— Ma — protestò — se lei è dotata della magia dei maghi, non le servirà a niente imparare l’arte delle streghe. Tu hai detto che sono due cose diverse.
— Sono entrambe magiche. Se non puoi imparare a cavalcare un elefante, almeno puoi imparare a montare a cavallo.
— Che cos’è un elefante?
— Una specie di tasso — rispose la No
Il fabbro sospirò. Riconosceva di essere stato sconfitto. Sua moglie aveva chiaramente ammesso di essere favorevole all’idea e, adesso che ci pensava, c’erano dei vantaggi. La No
— Va bene — disse.
E così, mano a mano che l’inverno volgeva alla fine e cominciava la sua lunga e riluttante ascesa verso la primavera, Esk trascorse dei giorni di fila con No
Che consisteva principalmente di cose da ricordare.
Le lezioni erano molto pratiche: pulire il tavolo della cucina ed Erboristeria Fondamentale; pulire il recinto delle capre e Gli Usi dei Funghi; fare il bucato e L’Evocazione degli Dei Minori; badare al grosso alambicco di rame nel retrocucina e La Teoria e la Pratica della Distillazione. Al tempo in cui i venti caldi spiravano dall’Orlo e non restavano della neve che tracce melmose sul lato degli alberi volto verso il Centro, Esk sapeva preparare una gamma di unguenti, diversi liquori medicinali, una ventina di infusi speciali e un certo numero di pozioni misteriose che, secondo la No
La magia era proprio ciò che non aveva fatto.
— Tutto a tempo debito — ripeteva vaga la No
— Ma s’intende che io sia una strega!
— Non sei ancora una strega. Nominami tre erbe buone per l’intestino.
Esk si mise le mani dietro la schiena, chiuse gli occhi e recitò: — Le cime fiorite della Grande Peahane, la polpa della radice dei Pantaloni del Vecchio, i gambi del Giglio d’Acqua, i baccelli del…
— Benissimo. Dove si trovano i cetrioli acquatici?
— Nelle torbiere e negli stagni, dalle montagne di…
— Bene. Stai imparando.
— Ma non è magia!
La No
— Come non lo è la maggior parte della magia. Si tratta soltanto di conoscere le erbe giuste, imparare a osservare il tempo, scoprire le usanze degli animali. E anche le usanze della gente.