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Poi vide la verga. Era…

Il solo modo in cui avrebbe potuto descrivere l’effetto, era che pareva spostarsi rapidissima restando esattamente allo stesso posto.

Lingue fiammeggianti di gas (posto che fosse gas) si sprigionavano dalla verga e svanivano. Sfavillava come una cometa disegnata da un poco abile esperto in effetti speciali. Scintille colorate ne sprizzavano e poi scomparivano da qualche parte.

Cambiava anche colore: da un rosso opaco, su per tutto lo spettro fino a diventare di un violetto malsano. Per tutta la sua lunghezza, corruscanti serpenti di fuoco bianco.

("Dovrebbe esserci un termine per le parole che suonano come suonerebbero le parole se avessero la voce" pensò. "La parola ’brillare’, per esempio, brilla davvero oleosa. E se mai esistesse una parola che desse esattamente l’impressione delle scintille che guizzano su per la carta che brucia. O come le luci delle città risplenderebbero nel mondo se l’intera civiltà umana fosse stipata in una unica notte, allora ’corruscanti’ sarebbe il solo termine adatto.")

Sapeva che cosa sarebbe accaduto.

— Guardate — bisbigliò. — Sta per…

In un silenzio totale, quel genere di silenzio che aspira tutti i suoni e li soffoca, la verga brillò della luce dell’ottarino in tutta la sua lunghezza.

L’ottavo colore, prodotto dalla luce che attraversa un forte campo magico, brillò attraverso i corpi, gli scaffali dei libri, le pareti. Altri colori si confusero e si mescolarono, come se la luce fosse un bicchiere di gin versato sull’acquerello del mondo. Sopra l’Università, le nuvole si fecero brillanti, si torsero in forme affascinanti e impreviste, e fluttuarono in alto.

Un osservatore, piazzato al di sopra del Disco, avrebbe scorto un piccolo tratto di terra vicino al Mare Circolare splendere come un gioiello per diversi secondi e poi spegnersi.

Nella stanza il silenzio fu rotto dal tonfo della verga che, precipitando dall’aria, rimbalzò sul tavolo di legno.

Qualcuno disse: — Ook — con una voce flebile.

Tagliangolo si ricordò alla fine come servirsi delle mani e le sollevò fino all’altezza dove sperava ci fossero i suoi occhi. Tutto era diventato nero.

— C’è… qualcun’altro? — chiese.

— Dei, non sai quanto sono contento di sentirtelo dire — pronunciò un’altra voce.

D’improvviso il silenzio si tramutò in un brusio.

— Ci troviamo ancora dove eravamo?

— Non lo so. Dove eravamo?

— Qui, credo.

— Non puoi allungare una mano?

— Non finché non sono assolutamente sicura di ciò che toccherò, buon uomo. — Era la voce inconfondibile di No

— Tutti cerchino di allungare una mano — disse Tagliangolo e soffocò un urlo sentendo una mano simile a un caldo guanto di pelle chiudersi intorno alla sua caviglia. Si udì un piccolo "ook" soddisfatto, che riuscì a esprimere il sollievo, il conforto e la pura gioia di toccare un altro essere umano o, in quel caso, antropoide.

Uno sfregamento e quindi una fiammella benedetta di luce rossa: in fondo alla stanza uno dei maghi si era acceso una sigaretta.

— Chi è stato?

— Mi rincresce, Arcicancelliere, la forza dell’abitudine.

— Fuma quanto ti pare, uomo.

— Grazie, Arcicancelliere.

— Mi pare di scorgere adesso il contorno della porta — disse un’altra voce.

— No

— Sì, posso chiaramente vedere…

— Esk?

— Sono qui, No

— Posso fumare anche io, signore?

— Il ragazzo è con te?

— Sì.

— Ook.

— Sono qui.





— Che succede?

— Smettete tutti di parlare!

Nella Biblioteca tornò la luce normale, che non feriva gli occhi. Esk si sedette, facendo spostare la verga che rotolò sotto il tavolo. Sentì qualcosa scivolarle sugli occhi e alzò la mano per toccarla.

— Solo un momento. — La No

— Bentornata — disse e la baciò.

Esk alzò una mano e sentì un oggetto duro sulla sua testa. Se lo tolse per esaminarlo.

Era un cappello a cono, un po’ più piccolo di quello della No

— Un cappello da mago? — esclamò. Tagliangolo si fece avanti.

— Ah, sì. — Si schiarì la gola. — Vedi, abbiamo pensato… ci è sembrato… comunque, quanto ci abbia riflettuto…

— Sei un mago — affermò semplicemente la No

— Qui da qualche parte ci deve essere la verga — aggiunse Tagliangolo. — L’ho vista cadere… ah!

Si raddrizzò con la verga in mano e la mostrò alla vecchia.

— Credevo che ci fossero sopra delle incisioni — osservò. — Questa ha l’aspetto di un semplice bastone. — Ed era proprio così. La verga appariva minacciosa e potente quanto un pezzo di legna da ardere.

Esk rigirava il cappello nelle mani, allo stesso modo di chi, aprendo il proverbiale pacchetto sfarzosamente confezionato, trova dei sali da bagno.

— È molto carino — disse in tono incerto.

— È tutto quello che sai dire? — chiese la No

— È anche a punta. — In qualche modo, essere un mago non le faceva provare alcuna differenza dal non esserlo.

Simon si chinò su di lei.

— Ricorda — le disse — ti devi convincere di essere stata un mago. Allora puoi cominciare a guardare dall’altra parte. Come mi dicevi.

I loro occhi s’incontrarono e i due si sorrisero.

La No

— Non so che dire. — Cosa ne è stata della tua balbuzie, ragazzo?

— Sembra che se ne sia andata, signore — rispose allegro Simon. — Devo essermela lasciata dietro, da qualche parte.

Il fiume era ancora scuro e gonfio, ma almeno somigliava di nuovo a un fiume.

Per essere alla fine dell’autu

Il vapore si alzava pure dalla pavimentazione della veranda personale dell’Arcicancelliere, e dalla teiera sul tavolino.

Seduta comodamente in una vecchia poltrona di vimini, la No

Avrebbe potuto interessarla oppure no sapere che una delle formiche era Tamburo Billet, che aveva finalmente deciso di concedere alla Vita un’altra occasione.

— Dicono — osservò — che se si trova una formica il Giorno della Posta al Cinghiale, il resto dell’inverno sarà molto mite.

— Chi lo dice? — domandò il mago.

— In genere la gente che ha torto — rispose la No

— Come "rosso di sera, bel tempo si spera" — disse Tagliangolo. — Ed è impossibile insegnare nuovi trucchi a un vecchio cane.

— Secondo me, non è per questo che sono fatti i vecchi cani — ribatté lei. Adesso la zolletta di zucchero era arrivata al cavalletto e un paio di formiche la stavano fissando a un bozzello e un paranco microscopici.

Tagliangolo riprese a parlare: — Io non capisco nemmeno la metà delle cose che dice Simon, benché certi studenti ne siano entusiasti.