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«La gente è diventata pazza,» dichiarò Mark. «Pazza da legare.»

«Questo è certo,» ammise Pa’. «Pazza per la campagna, ecco cos’è. Guarda là».

Indicò con un ampio gesto della mano le strade deserte e le case abbandonate.

«Ricordo il tempo in cui questo posto era bello, il più bel gruppo di case che ci fosse. Buoni vicini, erano. Le do

Mark si mosse sulla panchina, nervosamente.

«Devo andare, Bill. Me l’ero battuta un momento, proprio per avvertirti che andiamo via. Lucinda vuole che io faccia le valigie. Se sapesse che me la sono svignata, si arrabbierebbe.»

Pa’ si alzò, con aria impacciata, e tese la mano all’amico.

«Ci rivediamo? Verrai a fare l’ultima partita?»

Mark scosse il capo.

«Temo di no, Bill.»

Si strinsero la mano, una stretta impacciata, depressa, un poco commossa.

«Certo che sentirò la mancanza di quelle partite.» disse Mark.

«Anch’io,» disse Pa’. «Quando te ne sarai andato, non avrò più nessuno.»

«Addio, Bill,» disse Mark.

«Addio,» disse Pa’.

Rimase in piedi a guardare l’amico che, zoppicando, girava l’angolo della casa, e sentì il gelido artiglio della solitudine che veniva a toccarlo con la sua presenza di ghiaccio. Una solitudine tremenda. La solitudine della vecchiaia… della vecchiaia e di un’epoca ormai trascorsa e superata. Coraggiosamente, Pa’ arrivò ad ammetterlo. Lui era superato, era fuori tempo. Apparteneva a un’altra epoca. Era sopravvissuto al suo tempo, aveva vissuto oltre gli a

Aveva gli occhi a

Gli a

Pa’ sbuffò. Case che potevano essere cambiate ogni a

Arrancò faticosamente lungo il sentiero polveroso, tutto ciò che rimaneva di quella che pochi a

Piccoli sbuffi di polvere sbocciavano intorno ai suoi piedi e salivano a imbiancare il risvolto dei pantaloni.

Sull’altro lato della strada c’era la casa del vecchio Adams. Adams ne era stato orgoglioso, ricordò Pa’. Facciata grigia di pietra e finestre di vetri colorati. Adesso la pietra era verde di muschio e le finestre dai vetri infranti parevano bocche spalancate in una espressione spettrale di disprezzo. Le erbacce avevano soffocato le aiuole del prato e avevano invaso la veranda. Un olmo spingeva i rami contro la finestra del solaio. Pa’ ricordava il giorno in cui Adams aveva piantato quell’olmo.

Per un momento si fermò immobile, al centro di quella strada invasa dalle erbacce, con i piedi nella polvere, le mani strette intorno all’impugnatura del bastone, gli occhi chiusi.

Attraverso la nebbia degli a

Maggio 1946. Quarantaquattro a

Si udirono dei passi attutiti nella polvere e Pa’, sorpreso, aprì gli occhi.

Davanti a lui c’era un giovane. Un ragazzo sui trent’a



«Buongiorno,» disse Pa’.

«Spero di non averle fatto paura,» disse il giovane.

«Lei mi ha visto qui in piedi,» chiese Pa’, «Come uno stupido idiota, con gli occhi chiusi?»

Il giovane a

«Stavo ricordando,» spiegò Pa’.

«Lei vive da queste parti?»

«Proprio in fondo alla strada. Sono l’ultimo rimasto in questa parte della città.»

«Allora, forse, mi può aiutare.»

«Provi a chiedere,» disse Pa’.

Il giovane cominciò, impacciato.

«Be’, vede, si tratta di questo. Io sto facendo un… be’, potrebbe chiamarlo una specie di pellegrinaggio sentimentale…»

«Capisco,» disse Pa’. «Proprio come me.»

«Mi chiamo Adams,» disse il giovane. «Mio no

«Proprio quella casa, vede?» disse Pa’.

Uno accanto all’altro, fissarono la casa, in silenzio.

«Era una bella casa, un tempo,» gli disse Pa’. «Suo no

«È un peccato,» disse il giovane Adams. «Un peccato…»

Ma Pa’ parve non udirlo.

«Suo no

«È morto,» disse il giovane Adams. «Sono già diversi a

«Si occupava di energia atomica,» disse Pa’.

«Proprio così,» rispose Adams, con orgoglio. «Se ne è occupato da quando l’energia atomica è diventata disponibile per l’industria. Subito dopo il trattato di Mosca.»

«Subito dopo che ebbero deciso,» fece Pa’, «Che non potevano combattere una guerra.»

«Proprio così,» fece Adams.

«È molto difficile fare una guerra,» disse Pa’, «Quando non c’è nulla che si possa prendere di mira.»

«Le città, vuol dire?» fece Adams.

«Già,» rispose Pa’, «Ed è davvero buffo. Ha

John J. Webster stava salendo l’ampia scalinata di pietra del municipio quando lo spaventapasseri ambulante che portava un fucile sotto il braccio lo raggiunse e lo fermò.

«Come sta, signor Webster?» chiese lo spaventapasseri.

Webster spalancò gli occhi, poi lo riconobbe e un sorriso gli rischiarò il viso.

«Ma tu sei Levi!» esclamò. «Come va la vita, Levi?»