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C’era qualcosa, nella casa, che entrava nel sangue e sotto la pelle, che dava i brividi e provocava disagio, senza che se ne capisse realmente il perché. Qualcosa che dava a un ospite la sensazione di essere un estraneo… forse un intruso… uno straniero pieno di disagio e nudo e indifeso nel quieto mormorio delle alte pareti.
Seduto sul bordo del letto, Grant si tolse lentamente le scarpe, e le lasciò cadere sul tappeto.
Un robot che aveva servito la famiglia per quattro generazioni, e che parlava di uomini morti da molto tempo come se avesse portato loro un bicchiere di whisky soltanto il giorno prima. Un vecchio in ansia per un’astronave che scivolava silenziosa attraverso le tenebre dello spazio, oltre i confini del sistema solare. Un altro uomo che accarezzava il sogno di un’altra razza, una razza che avrebbe potuto camminare accanto all’uomo, la zampa nella mano, sulla strada polverosa e interminabile del destino.
E sopra ogni cosa, inconfondibile benché il suo nome non venisse quasi mai pronunciato, l’ombra oscura di Jerome A. Webster… l’uomo che aveva abbandonato un amico nel momento del bisogno, un medico che aveva tradito il giuramento della sua professione, un chirurgo che aveva deluso la fiducia che altri avevano riposto in lui.
Juwain, il filosofo di Marte, era morto, alla vigilia di una grande scoperta, perché Jerome A. Webster non aveva potuto lasciare quella casa, perché l’agorafobia lo aveva tenuto incatenato a poche miglia quadrate di terreno.
Scalzo, Grant attraversò la stanza e si avvicinò al tavolo sul quale Jenkins aveva posato il suo zaino. Allentò le cinghie, le aprì, aprì lo zaino, ed estrasse un voluminoso incartamento. Poi, finalmente, tornò a sedersi sul letto, e cominciò a sfogliare in fretta un grande fascio di fogli.
Dati, centinaia di fogli coperti di dati. Nomi, cifre, località. Le storie di centinaia di vite umane, trascritte e a
Perché la gente che lui riusciva a scoprire e a raggiungere tra quelle colline interminabili e boscose e impervie lo accettava. Faceva parte dei suoi compiti il farsi accettare. E loro lo accettavano perché lui veniva a piedi, coperto di polvere e graffiato dai rovi e dagli sterpi, perché veniva stanco e affaticato, con uno zaino sulle spalle. In lui non si vedeva traccia delle cose nuove e moderne che l’avrebbero fatalmente isolato da quella gente, a lui non erano rimaste tracce di quella polvere del progresso ch’era tanto difficile lavare, che lo avrebbe separato da coloro che doveva visitare, che l’avrebbe circondato, per gli occhi semplici di quella gente, di un alone di sospetto. La sua polvere era la polvere della terra, e quella polvere si poteva lavare. Era faticoso, estenuante compiere un censimento a quel modo, ma era l’unico modo per compiere il lavoro che la Commissione Mondiale desiderava… e del quale aveva assoluto bisogno.
Perché, dove e quando lui non lo sapeva e neppure poteva sospettarlo, ci sarebbe stato un uomo che, studiando dei documenti uguali a quelli che si trovavano sul suo letto, avrebbe trovato la cosa che cercava, avrebbe trovato l’indizio, forse appena acce
Le mutazioni umane non erano né insolite né sconosciute, naturalmente. Molte erano note, e appartenevano a uomini che detenevano posizioni altissime nel mondo. Quasi tutti i membri della Commissione Mondiale erano dei mutanti, ma, come negli altri casi, i talenti e le qualità derivati dalle mutazioni, nel loro caso, erano stati modificati e incanalati dal comportamento generale dei cittadini del mondo, grazie a un condizionamento inconscio che aveva modellato i loro pensieri e le loro reazioni adattandoli ai pensieri e alle reazioni della maggioranza degli uomini.
C’erano sempre stati dei mutanti; in caso contrario la razza non avrebbe mai potuto avanzare, i primi uomini sarebbero rimasti nel buio caldo delle caverne, le grandi scoperte non avrebbero avuto luogo, il progresso sarebbe rimasto solo una parola fantasma, mai scritta sul grande libro del mondo. Ma fino all’ultimo secolo essi non erano stati riconosciuti per quello che erano. Prima di allora i mutanti erano stati soltanto dei grandi uomini d’affari o dei grandi scienziati o dei grandi delinquenti. O anche degli eccentrici che non avevano mai ottenuto qualcosa di più del disprezzo e della commiserazione, da una razza che non tollerava alcuna divergenza dalla norma.
I mutanti che avevano avuto successo si erano adattati al mondo che li circondava, avevano piegato i loro poteri mentali superiori in modo che potessero essere incanalati entro schemi di azione accettabili dalla massa e dalla mentalità comune. E questa necessità aveva opacizzato la loro splendida utilità, aveva limitato le loro capacità, aveva impoverito la loro abilità, a causa delle restrizioni necessarie per vivere in un mondo di uomini mediocri.
Anche in quel tempo le capacità dei mutanti conosciuti come tali erano soffocate, inconsciamente, da uno schema mentale che era stato costruito dalle circostanze… un ’canale di logica’ che era una cosa terribile.
Ma nel mondo, in qualche luogo che nessuno conosceva, c’erano dozzine e probabilmente centinaia di altri esseri umani che erano un gradino più sopra, nella scala evolutiva, della maggioranza degli esseri umani… persone le cui vite non erano state toccate e svilite dalla rigidità della complessa esistenza umana. Il loro talento non era stato diminuito, spento, ed essi non conoscevano alcun ’canale di logica’ umano, ma soltanto la loro logica superiore, una logica che precorreva i tempi e il destino dell’Homo Sapiens.
Grant estrasse dal voluminoso incartamento un fascicolo di fogli sottile, miseramente sottile se confrontato alla mole di quanto aveva raccolto; i fogli erano fermati da un punto metallico, e Grant lesse il titolo del dossier con un sentimento che si avvicinava molto alla reverenza con la quale gli uomini in tutti i tempi si erano accostati ai grandi misteri della religione.
«Definizione Incompiuta della Nuova Filosofia di Juwain, e Relative Note,» diceva quel titolo.
Ci sarebbe voluta una mente che non conosceva alcun ’canale di logica’, una mente non condizionata da quattromila a
Juwain era morto e in quella stessa casa un uomo aveva consumato i suoi lunghi a