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Ged restò immobile per lunghi istanti, come chi ha ricevuto una grande notizia e deve schiudere lo spirito ad accoglierla. Era un gran dono, quello che gli aveva fatto Veccia: la conoscenza del suo vero nome.

Nessuno conosce il vero nome di un uomo, tra

Ged si sedette sul pagliericcio e lasciò spegnere il globo di luce incantata, che si dissolse irradiando una lieve zaffata di gas di palude. Accarezzò l’otak, che si sdraiò comodamente e si addormentò sul suo ginocchio come se non avesse mai fatto altro. La Grande Casa era immersa nel silenzio. Ged pensò che era la vigilia dell’a

Ma dove sarebbe andato negli a

La mattina dopo partì per attraversare l’isola, con l’otak sulla spalla come un tempo. Questa volta impiegò tre giorni, non due, per giungere alla Torre Isolata, ed era stanco morto quando arrivò in vista della torre sopra i mari schiumanti e sibilanti del promontorio settentrionale. All’interno c’era buio e freddo, come ricordava, e Kurremkarmerruk sedeva sul suo alto seggio, scrivendo elenchi di nomi. Diede un’occhiata a Ged e gli disse, senza porgergli il benvenuto: — Va’ a letto: chi è stanco è stupido. Domani potrai aprire il Libro delle Imprese dei Creatori e impararne i nomi.

Al termine dell’inverno, Ged tornò alla Grande Casa. Ve





Dai maestri e dagli antichi libri apprese tutto ciò che poteva sugli esseri simili all’ombra da lui scatenata; ma c’era poco da imparare. Quelle creature non venivano descritte, e non se ne parlava direttamente. C’erano solo acce

L’arcimago, dopo il diciottesimo complea

Ma sono tutte cose che si sentono dire: i maghi non ne parlano.

I mesi trascorsero, e finalmente, un giorno di primavera, Ged ritornò alla Grande Casa: non sapeva cosa gli avrebbero chiesto ancora. Alla porta che dà sul sentiero attraverso i campi, verso la collina di Roke, incontrò un vecchio che l’attendeva sulla soglia. In un primo momento non lo riconobbe; poi, riflettendo, ricordò che era colui che l’aveva fatto entrare nella scuola il giorno del suo arrivo, cinque a

Il vecchio sorrise, lo chiamò per nome e chiese: — Sai chi sono?

Ged aveva riflettuto varie volte che si parlava sempre dei nove maestri di Roke ma che lui ne conosceva otto soltanto: del vento, delle mani, erborista, cantore, delle metamorfosi, evocatore, dei nomi, degli schemi. Sembrava che la gente parlasse dell’arcimago come se fosse il nono. Eppure, quando c’era da scegliere un nuovo arcimago, nove maestri si riunivano per eleggerlo.

—  Credo che tu sia il maestro custode della porta — disse Ged.

—  Lo sono. Ged, tu sei entrato a Roke dicendo il tuo nome. Ora puoi ottenere la libertà dicendo il mio. — Così disse il vecchio sorridendo, e attese. Ged restò ammutolito.