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«Alcuni tra noi pensano che si sia trattato di un difetto genetico,» interve

«Su questo esiste un certo disaccordo,» ribatté Igan. Guardò Allgood, poiché aveva percepito la disapprovazione dell’altro. Ma, in tutti i casi, doveva continuare. Gli Optimati dovevano essere costretti a provare un senso di inquietudine. Quando si riusciva con l’inga

«Max, la tua opinione?» chiese Nourse. Osservò Allgood con attenzione. Ultimamente i cloni che avevano ottenuto si erano rivelati di qualità inferiore: un risultato della degenerazione cellulare.

«Abbiamo già prelevato campioni del materiale cellulare,» disse Allgood, «e stiamo sviluppando un clone. Se otterremo una copia davvero fedele, controlleremo la questione del difetto genetico.»

«È un peccato che quel clone non sarà in possesso dei ricordi dell’originale,» commentò Nourse.

«Davvero,» esclamò Calapine. Guardò Schruille. «Non è così?»

Costui la fissò senza rispondere. Forse Calapine pensava di prendersi gioco di lui come faceva con i semplici?

«Questa do

«Sì, Nourse,» rispose Allgood.

«Era un’unione fertile?»

«No, Nourse,» disse Allgood. «Erano tutti e due Steri.»

«Alleviate la pena del Compagno,» ordinò Nourse. «Un’altra do

Allgood a

A Calapine sfuggì una risatina trillante. «Perché nessuno ha citato Potter, l’ingegnere genetico?» chiese.

«Ci stavo arrivando, Calapine,» replicò Allgood.

«L’embrione è stato esaminato da qualcuno?» chiese Schruille, che aveva improvvisamente sollevato lo sguardo.

«No, Schruille,» rispose Allgood.

«Perché non è stato fatto?»

«Se ci troviamo di fronte a un’azione organizzata per violare le leggi genetiche, Schruille, sarebbe meglio se i membri di quest’organizzazione non sospettino di essere stati scoperti. Non ancora. Prima dobbiamo sapere tutto su questa gente — i Durant, i loro amici, Potter…»

«Ma l’embrione è la chiave dell’intera faccenda,» affermò Schruille. «A quale intervento è stato sottoposto? Cos’è?»

«È un’esca, Schruille,» disse Allgood.

«Un’esca?»

«Sì, Schruille; servirà a prendere in trappola chiunque altro sia coinvolto.»

«Bene, ma cosa gli è stato fatto?»

«Importa poco, Schruille, fintantoché… avremo il suo completo controllo.»

«Spero che l’embrione sia scrupolosamente sorvegliato,» disse Nourse.

«Assolutamente, Nourse,» lo tranquillizzò Allgood.

«Manda da noi il farmacista Svengaard,» ordinò Calapine.

«Svengaard… Calapine?» disse Allgood.

«Tu non hai bisogno di chiederti il perché,» replicò lei. «Mandalo e basta.»





«Sì, Calapine.»

L’Optimate si alzò, segno che il colloquio era terminato. Gli accoliti si girarono, sempre agitando i loro turiboli, e si prepararono ad accompagnare i semplici fuori della sala. Ma Calapine non aveva ancora finito. Fissò Allgood, poi disse, «Guardami, Max.»

Lui la guardò, riconoscendo quello strano sguardo indagatore negli occhi dell’Optimate.

«Non sono bella?» chiese Calapine.

Allgood fissò la snella figura addolcita dal vestito e dagli schermi d’energia all’interno del globo. Era bellissima, come molte delle Optimate. Ma quella bellezza gli ripugnava a causa della sua minacciosa perfezione. Lei avrebbe vissuto per sempre, del resto aveva già vissuto quarantamila o cinquantamila a

La sua carne inferiore rifiutava Calapine.

«Sei bellissima, Calapine,» disse Allgood.

«Ma i tuoi occhi non l’ammettera

«Cosa desideri, Cal?» chiese Nourse. «Vuoi questo… vuoi Max?»

«Voglio i suoi occhi,» replicò Calapine. «Soltanto i suoi occhi.»

Nourse guardò Allgood. «Le do

Allgood rimase sbalordito. Non aveva mai sentito un Optimate usare un tono del genere.

«Ho rivolto una domanda molto chiara a Max,» disse Calapine. «Non interrompere le mie parole con queste battute tipicamente maschili. Nel profondo del tuo cuore, Max, quali sentimenti provi verso di me?»

«Ahhh,» commentò Nourse. A

«Lo dirò io per te,» si offrì Calapine quando Allgood rimase muto. «Tu mi adori. Non dimenticarlo mai, Max. Tu mi adori.» Guardò Boumour e Igan, poi li congedò con un gesto della mano.

Allgood abbassò gli occhi. Sapeva che Calapine aveva ragione. Si girò, e con gli accoliti che li scortavano, condusse Boumour e Igan fuori della sala.

Quando furono sulla scalinata, gli accoliti rimasero indietro, mentre la Barriera si abbassava. Igan e Boumour si girarono verso sinistra, poiché avevano notato un nuovo edificio, in fondo alla lunga spianata di fronte al palazzo dell’Amministrazione. Ne osservarono i muri, le aperture coperte da filtri colorati che proiettavano nell’aria lampi rossi, azzurri e verdi, e si resero conto che quell’edificio bloccava la strada che avevano avuto intenzione di percorrere per lasciare la Centrale. Era stato eretto in pochissimo tempo, rappresentava il nuovo giocattolo di un Optimate. Lo videro, e cambiarono il loro percorso con quella rassegnazione automatica che contraddistingueva i frequentatori abituali della Centrale. I semplici e gli abitanti della Centrale sapevano trovare la strada attraverso l’intrico delle sue strade quasi per istinto. Quel luogo sfidava ogni tentativo dei cartografi di tracciarne una mappa, poiché era soggetto ai continui capricci degli Optimati.

«Igan!»

Era Allgood che li stava chiamando.

Si girarono, attesero che li raggiungesse.

Allgood si fermò di fronte a loro, con le mani sui fianchi. «Anche voi l’adorate?»

«Non dica sciocchezze,» lo rimbeccò Boumour.

«No,» disse Allgood. Aveva gli occhi infossati. «Non pratico alcun culto diffuso tra la Gente, non appartengo a nessuna congregazione di Fertili. Come potrei mai adorarla?»

«Ma è così,» disse Igan.

«Sì!»

«Loro rappresentato l’unica vera religione del nostro mondo,» disse Igan. «Non ha bisogno di far parte di un culto o di possedere un talismano per saperlo. Quel che ha voluto dirle Calapine è che, se esiste davvero una cospirazione, ebbene i suoi membri sono puri e semplici eretici.»

«Era questo che voleva dire?»

«Sicuramente.»

«E Calapine sa bene quale trattamento si è soliti infliggere agli eretici,» rifletté Allgood.

«Senza alcun dubbio,» commentò Boumour.