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Era quasi nudo, fatta eccezione per una fascia elastica gialla che gli cingeva le reni. Il suo corpo era snello, pallidissimo, privo di peli e… stupendo. La parola affiorò alla mente di Kathryn suo malgrado. C’era in quel corpo una forma di bellezza quasi femminea, una levigatezza, una morbidezza, un’armonia; la sua pelle era quasi trasparente. Ma anche senza spostare la fascia sui fianchi, Kathryn seppe che era i
Kathryn si domandò fino a che punto fossero gravi le sue ferite.
Lo sfiorò, per rendersi conto delle lesioni. Dal profonfondo dei suoi ricordi tornarono ad emergere capacità infermieristiche non più sfruttate da a
Non riuscì ad individuare altre fratture, malgrado ci fossero una dozzina di ammaccature. Senza dubbio dovevano esserci delle lesioni interne. Ciò avrebbe spiegato il sangue sulle labbra e sul mento. Quel sangue, notò Kathryn alla luce vivida della camera da letto, aveva effettivamente una tinta arancione. L’osservò con incredulità, poi tornò a guardare la gamba fratturata, e quindi esaminò la tuta aperta sulla quale era ancora sdraiato, notando il vasto assortimento di misteriosi comparti e strumenti che ne riempivano la superficie interna. Non voleva correre subito alla conclusione affrettata di trovarsi in presenza di un uomo proveniente da un altro mondo, e così scartò per il momento quella linea di pensiero, concentrandosi invece nell’esame dell’uomo.
Con un pa
Adesso si sarebbe sentito meglio… presumendo che un corpo come il suo reagisse all’anestetico.
A questo punto la do
La do
Doveva togliergli la fascia.
Al pensiero di ciò, quello strano fremito sessuale tornò ad emergere prepotentemente in lei. Kathryn si morse le labbra, furiosa con se stessa. Prima di sposarsi, quand’era infermiera, aveva avuto a che fare con pazienti maschi come accadeva ad ogni infermiera, considerandoli semplice carne viva, senza alcun interesse per i loro corpi. Eppure adesso non riusciva assolutamente a recuperare quell’attitudine mentale spassionata. Un a
Kathryn afferrò le forbici, le accostò alla coscia sinistra dell’uomo, le infilò sotto il tessuto e cercò di tagliare. Non ci riuscì. Quel capo di biancheria era resistente come la tuta, e la lama rimbalzava via dal materiale elastico.
Kathryn era sicura che sarebbe riuscita a far scivolare la fascia da sotto, ma non voleva sottoporre la gamba ferita a qualche movimento falso. Perplessa, cercò un sistema di apertura nascosto, come quello della tuta, e, mentre faceva scorrere le mani su e giù per i suoi fianchi, rimase talmente presa da quello che stava facendo da non accorgersi che l’uomo aveva ripreso conoscenza.
— Che cosa sta facendo? — chiese con una voce gradevolmente risonante.
Kathryn fece un balzo indietro, colta dal panico. — Oh… si è svegliato!
— Più o meno. Dove mi trovo?
— A casa mia. Vicino a Bernanilo. A circa trenta chilometri da Albuquerque. Le dicono qualcosa, questi nomi?
— Qualcosa. — L’uomo guardò la sua gamba. — Sono rimasto svenuto a lungo?
— L’ho trovato circa un’ora fa. Lei era poco fuori dalla mia casa. Lei… è atterrato qui…
— Sì. Sono atterrato — sorrise. I suoi occhi erano vivi, penetranti, ironici. Era di una bellezza improbabile, con le sembianze artificialmente piacenti di una stella del cinema. Kathryn si te
— Il mio gruppo sessuale? — ripeté perplessa.
Lui rise. — Perdoni la mia stupidità. Il suo compagno. Suo… marito.
— È morto — rispose con un filo di voce Kathryn. — È rimasto ucciso l’altr’a
— Capisco. - Cercò di alzarsi, ma strinse i denti non appena provò a muovere la gamba sinistra. Kathryn si diresse verso di lui e protese una mano.
— No. Resti giù. Ha una gamba rotta.
— Pare di sì — replicò lui, costringendosi a sorridere.
— Lei è un medico?
— Ho un po’ di esperienza medica. Prima di sposarmi facevo l’infermiera. La sua gamba guarirà, ma non deve sottoporla ad alcuno sforzo per un po’ di tempo. In mattinata telefonerò ad un dottore, e lui gliela ingesserà.
L’amabilità abbandonò il volto dello straniero. — Deve proprio farlo?
— Che cosa?
— Chiamare un dottore. Non potrebbe prendersi cura lei, di me?
— Io? Ma io… lei…
— È moralmente proibito? Una do
— Beva un po’ di questo — gli disse Kathryn, porgendogli l’anestetico.
— Non mi farebbe alcun bene. Io posso… vedermela da solo…
Lei lo osservò, disorientata, mentre era impegnato in qualche silenzioso processo interiore. Qualunque cosa stesse facendo, sembrò funzionare. I segni della fatica svanirono dal suo volto; si rilassò di nuovo, e gli tornò quell’espressione di distaccata ironia.