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La dottoressa che parlò finalmente con lei fece qualche domanda. Irena aveva ascoltato l’uomo dalla barba rossa che parlava dei risultati di pallacanestro e non aveva preparato una sua versione. — Lo ha

— Eravate nei boschi — disse la dottoressa.

— Una passeggiata a piedi.

— Vi siete perduti? Quanto tempo ci siete rimasti?

— Non so, esattamente.

— Sarà bene che dia un’occhiata anche a lei.

— Sto benissimo. Soltanto stanca. Mi sono spaventata.

— È sicura di non essersi fatta male? — chiese in tono aspro la dottoressa: era una do

— Non mi sono fatta niente. Starò benone, quando avrò dormito un po’. Hugh, come…

— Ha un posto dove andare?

— L’uomo che ci ha portati qui mi darà un passaggio fino a casa di mia madre. Hugh…

— Sto aspettando le radiografie. Resterà qui. Ha firmato i… sì. Tutto a posto. — La do

L’infermiere che aveva portato dentro Hugh si affacciò da una porta. — Ha chiesto se qualcuno può mettersi in contatto con sua madre — disse, vedendo Irena. — Ci pensa lei?

— Sì.

— Lui sta abbastanza bene — disse la dottoressa. — Vada a dormire un po’.

— Ti tratterra

— Lo so — disse lui, comodamente sdraiato sul letto alto e duro, il penultimo della corsia. — Comunque, adesso non mi sentirei in grado di alzarmi.

— Ma ti senti bene?

— Benone. Mi ha

— È una costola rotta?

— Una rotta e una incrinata. E tu, come va?

— Benissimo. Senti, Hugh, ti ha

— Ho detto solo che non lo ricordavo.

— Hai fatto bene. Capisci, se avessimo raccontato due cose diverse, avrebbero pensato che c’era sotto qualcosa di losco.

— Cos’è successo?

— Stavamo passeggiando nel bosco, e certi teppisti ti ha





— È andata così?

Hugh vide l’incertezza di lei.

— Irena. Lo ricordo.

Lei sorrise, ancora incerta. — Pensavo che magari quelle pillole ti avessero a

— Infatti. Ho sempre so

— Già. Tu non eri molto lucido. — Irena posò la mano sulla sua. Erano intimiditi entrambi dalla presenza dell’altra gente nella corsia affollata, uomini a letto, semivestiti, teste fasciate, piedi nudi che sporgevano dalle ingessature, occhi chiusi nel so

— Devi andare a lavorare, oggi?

— No. È ancora lunedì.

— Mio Dio.

— Ascolta, Hugh.

Lui sorrise, guardandola.

— Sono andata a trovare tua madre, questa mattina.

Dopo un minuto lui chiese, piuttosto vagamente: — Sta bene?

— Quando le ho telefonato ieri notte, sai, mi è sembrato che non capisse molto bene. Continuava a chiedermi chi ero, e le ho detto che ero venuta a fare la passeggiata con te, sai, ma lei continuava a chiedere le stesse cose. Era sconvolta. Era tardi, e tutto quanto, non avrei dovuto telefonare. Così, quando questa mattina non mi ha

Lui non disse nulla.

— Beh, lei…

— Se l’è presa con te — disse Hugh, con tanta collera che Irena si affrettò a parlare. — No, non ha… Solo sembrava che non… Ecco, le ho detto che avevi bisogno di vestiti. Pensavo che avrebbe voluto portarteli lei, sai. Lei è andata a prendere una valigia, era già pronta, adesso è in macchina, te la lascerò. Io… Ecco, lei l’ha spinta verso di me, sulla porta, e ha detto: «Lui non deve più tornare, dopo questo» ed era… ha chiuso la… non ho potuto far altro che andarmene. Dopo questo? Che cosa voleva dire? Devo aver detto qualcosa di sbagliato e lei mi ha frainteso, e non so che cosa, non so come chiarirlo. Mi dispiace, Hugh.

— No — protestò lui. Chiuse gli occhi. Poi girò la mano, stringendo con forza la mano di Irena. — È tutto a posto — disse quando poté parlare. — Ce l’ho fatta.

— Ma lei non vuole che ritorni? — chiese Irena, perplessa e angosciata.

— No. E non voglio neanch’io. Voglio venire con te. Voglio vivere con te. — Si sollevò a sedere, per accostare la testa a lei. — Voglio trovare un posto, un appartamento o qualcosa, se tu… Ho un po’ di denaro in banca, se questo maledetto ospedale non si mangerà tutto… Se tu…

— Sì, va bene, ascolta. Volevo dirtelo. Dopo che sono stata da tua madre non era ancora ora di visita, così sono andata all’incrocio tra il 48th e Morressey. C’era un a

— Vuoi che lo prendiamo insieme?

— Se vuoi tu. È un posto simpatico. I padroni di casa sono molto simpatici. Anche loro non sono sposati.

— Noi sì — disse lui.

La mattina dopo lasciarono insieme l’ospedale. Pioveva di nuovo, e lei portava il mantello malconcio e rattoppato, lui la giubba di pelle macchiata. Partirono insieme, con la macchina di lei. C’è più di una strada per la città.


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