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Non si sentiva molto bene. Da tanto tempo non si avventurava così lontano — quattro o cinque isolati — da sola, nel rumore e nella calca e sotto il cocente sole dell’estate. Aveva avuto l’intenzione di andare al parco Koly, quel triangolo di erba miseranda al fondo della Temeba, e sedersi per un momento con gli altri uomini e le altre do

Un fruttivendolo lì vicino sedeva in silenzio dietro la sua mercanzia impolverata e avvizzita. La gente passava. Nessuno comprava. Nessuno la guardava. Odo: chi era? La famosa rivoluzionaria, l’autrice di Comunità, Analogia, eccetera. E chi era? Una vecchia dai capelli grigi e dal volto arrossato, seduta sulla lurida soglia di un tugurio, che biascicava parole fra sé e sé.

Era vero? Era ciò che lei era? Senz’altro era ciò che qualunque passante vedeva. Ma lei, proprio lei, era più di quello che la famosa rivoluzionaria eccetera era stata? No. Non era di più. Ma allora chi era?

La do

Sì. Abbastanza vero. Ma non abbastanza. Quella era cosa finita. Taviri era morto da così tanto tempo!

— Chi sono? — borbottò Laia al suo pubblico invisibile, che sapeva rispondere alla sua domanda e le rispose all’unisono. Lei era la ragazzina con le ginocchia piene di croste, seduta sulla soglia a guardare nella foschia sporca e dorata di via del Fiume, sotto il sole di una tarda estate; la bambina di sei a

— Laia! Ma cosa fai, qui? Stai bene?





Uno degli abitanti della Casa, naturalmente: una brava do

— Un’altra Rivolta del nono mese — disse un giovane, infiammato e ridente, guardando Laia. Al tempo della Rivolta del nono mese non era nemmeno nato, per lui era soltanto storia. Ora voleva fare anche lui la sua piccola parte di storia. La sala si era riempita. Vi si sarebbe tenuta un’assemblea generale l’indomani alle otto del mattino. — Laia, dovrai parlare.

— Domani? Oh, domani io non ci sarò — disse brusca. Quello che aveva parlato sorrise e qualcun altro rise; Amai la fissò con aria interrogativa. Parlarono ancora e alzarono la voce. La rivoluzione. Ma cosa diavolo l’aveva fatta parlare così? Ma era una cosa da dire alla vigilia della rivoluzione, anche se fosse stata vera?

Aspettò di risentirsi in forze, riuscì a rimettersi in piedi, e malgrado la goffaggine sgusciò via non vista tra la gente eccitata e prese a salire i gradini a uno a uno. Nella stanza sotto di lei, alle sue spalle, una, due, dieci voci stavano dicendo «sciopero generale». — Sciopero generale — biascicò Laia, prendendo fiato sul pianerottolo. Sopra, davanti a lei, nella sua stanza, cosa l’aspettava? Il suo colpo apoplettico privato. Piuttosto buffo. Iniziò a salire la seconda rampa, un gradino alla volta, una gamba alla volta, come una bambina di due a


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