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— Regno — suggerì l’anziano Burnier.

— Sì. Un piccolo regno tutto tuo. Cosa te ne sembra? Falco parlava in tono di adulazione, e Herman Macmilan si pavoneggiava. In un presuntuoso, pensò Falco, c’era sempre spazio per un altro po’ di presunzione.

— Niente male — disse Macmilan, a

— Per realizzare il piano, avremo bisogno del vigore e dell’intelligenza di voi giovani. Rendere coltivabili nuove terre è sempre stata un’operazione lenta. L’unico modo per disboscare in fretta vasti terreni è di ricorrere ai lavori forzati. Se continuera

— Sarà un piacere, senhor. Qui ci si a

"Anch’io", pensò Falco. "Mi piacerebbe spaccare i denti a questo giovanotto condiscendente. Ma mi sarà utile: e quindi mi servirò di lui, sorridendo."

— È la risposta che volevo! Ascolta, don Herman. Tu hai influenza sui giovani: un dono naturale. Ora dimmi cosa pensi di quest’idea. Le nostre guardie sono abbastanza fedeli: ma sono plebee e stupide, e spesso si lasciano confondere dai trucchi di quelli di Shantih. Per guidarle abbiamo bisogno di un esercito selezionato, di giovani aristocratici coraggiosi, intelligenti e comandati a dovere. Uomini che amino battersi, come i nostri valorosi antenati terrestri. Ritieni possibile creare e addestrare un simile esercito? Come consiglieresti di fare?

— Basta un capo — disse Herman Macmilan, senza esitare. — Io potrei addestrare un piccolo esercito in un paio di settimane.

Dopo quella sera, il giovane Macmilan cominciò a frequentare spesso casa Falco. Veniva una volta al giorno per parlare col consigliere. Quando Luz si trovava nella parte anteriore della casa, spuntava anche Macmilan; e lei prese l’abitudine di restare sempre più a lungo nella propria camera, o in soffitta, o nel salotto affacciato sul giardino. Aveva sempre evitato Herman Macmilan: non perché lo detestasse — era impossibile detestare un giovane così bello — ma perché era umiliante sapere che tutti, vedendo lei e Herman scambiarsi una parola, pensavano: "Ah, presto si sposera

Herman entrò nel salotto senza bussare e si fermò sulla soglia, elegante e possente nella tunica stretta in vita dalla cintura. Girò gli occhi sulla stanza, affacciata sul grande giardino centrale. Le porte erano aperte, e il suono della pioggerella che cadeva sui vialetti e gli arbusti riempiva il salotto di una strana quiete. — Dunque è qui che ti nascondi — disse.

Luz si era alzata, vedendolo entrare. Indossava una go

— Ti nascondi sempre qui, eh? — ripeté Herman. Non avanzò, forse attendendo di essere invitato, forse conscio della propria presenza teatrale, incorniciato com’era nel vano della porta.

— Buon pomeriggio, Don Herman. Stai cercando mio padre?

— Ho appena parlato con lui.

Luz a

— Tutte le usanze sono stupide. Ma i vecchi non possono farne a meno, eh? Credono che altrimenti il mondo andrebbe a rotoli. Baciamani, inchini, senhor qui e senhora là, come si faceva nel Vecchio Mondo: storia, libri, sciocchezze!

Luz rise, controvoglia. Era piacevole sentire che Herman considerava sciocchezze le cose che le rendevano opprimente la vita.

— Le Guardie Nere sta

— Quali Guardie Nere? — chiese sdegnosamente Luz. Si sedette e riprese il lavoro, un ricamo per il quarto figlio atteso da Eva. Era quello il guaio con Herman. Se per una volta gli si sorrideva o gli si diceva qualcosa di naturale o gli si manifestava ammirazione, lui insisteva sfruttando il proprio vantaggio, e si doveva subito tenerlo a freno.



— Il mio piccolo esercito — rispose Herman. — Cos’è quello? — Si sedette accanto a lei, sul divano di giunchi. Non c’era spazio a sufficienza per tutt’e due. Luz tirò la go

— Oh Dio, sì, quella non fa che metterne al mondo! Aldo ha la faretra piena. Non accettiamo uomini sposati, nelle Guardie. Sono straordinarie. Devi venire a vederle.

Luz eseguì un microscopico punto a

— Sono stato a vedere la mia tenuta. Per questo non sono venuto, ieri.

— Non l’avevo notato — disse Luz.

— Ho scelto la mia proprietà. Una valle lungo il Fiume del Mulino. Sarà un’ottima campagna, una volta disboscata. La mia casa sorgerà su una collina. Ho adocchiato subito il posto adatto. Una casa grande, come questa, ma a due piani, circondata da portici. E granai, e una fucina, e tutto il resto. Poi, giù nella valle in riva al fiume, le capa

— Perché?

— Ti piacerà — disse Herman, con assoluta sicurezza. — Non ti piacerebbe avere una tenuta così? Essere padrona di tutto quello che vedi intorno. Una grande casa, tanti servitori. Il tuo regno.

— Le do

— Ah, ah! — Una piccola risata, per un uomo grande e grosso. — No. Comunque, le do

Lei continuò a ricamare e non rispose. Herman si chinò su di lei e bisbigliò: — Sbarazzati della vecchia.

— Cos’hai detto? — chiese Luz, in tono normale.

— Sbarazzati di lei — ripeté Herman, con un ce

Luz ripose meticolosamente l’ago nell’astuccio, piegò il lavoro e si alzò. — Scusami, don Herman. Devo andare a parlare con la cuoca — disse, e uscì. L’altra do

Dopo un quarto d’ora, Luz si affacciò sulla porta: vide che Herman Macmilan non c’era, e rientrò. — Che zotico — disse, e sputò sul pavimento.

— È molto bello — commentò Vera, avvolgendo l’ultimo filo di seta arborea sul fuso pieno e posandoselo in grembo.

— Molto — ripeté Luz. Riprese la cuffietta che aveva ricamato, la guardò, l’appallottolò e la gettò attraverso la stanza. — Cazzo! — esclamò.

— Ti sei infuriata per il modo in cui ti ha parlato — disse Vera, in tono quasi interrogativo.