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III

Incidente in un negozio di scarpe

L’interno del negozio era più calmo della strada. Il padrone, con notevole intuito, aveva abbassato la saracinesca d’energia appena si erano profilati i guai, impedendo l’ingresso alla folla minacciosa. L’espediente aveva bloccato all’interno i primi agitatori, ma questo era un problema minore.

Baley passò attraverso la barriera usando il neutralizzatore che aveva in dotazione, e inaspettatamente trovò R. Daneel ancora dietro di lui. L’automa stava rimettendosi in tasca un neutralizzatore simile a quello di Baley, ma più piccolo e sottile, e nel complesso più funzionale di quello che usava la polizia.

Il padrone del negozio corse immediatamente verso di loro, parlando a voce alta. «Agenti, i nuovi commessi mi sono stati assegnati dalla Città. Sono perfettamente nei miei diritti.»

C’erano tre robot allineati dietro il banco. Sei esseri umani si accalcavano in prossimità della porta d’energia, tutte do

«Va bene, gente» disse Baley asciutto. «Che diavolo succede? Perché tutta questa confusione?»

Una delle do

Il negoziante disse: «L’avrei servita personalmente, e lo farò se devo, agente. Ma non posso servire tutti i clienti, e nei miei nuovi commessi non c’è niente che non va. Sono iscritti all’ufficio del lavoro, ho qui le carte e i certificati di garanzia».

«Iscritti all’ufficio del lavoro!» urlò la do

Le altre si consultarono confusamente, mentre fuori cresceva il mormorio della folla.

Baley sentiva la presenza di R. Daneel Olivaw accanto a lui; la sentiva e lo metteva a disagio. Dette un’occhiata ai commessi e vide che erano di fabbricazione terrestre, e per giunta un modello non troppo costoso. Erano fatti per conoscere pochi dati essenziali, come i vari tipi e numeri di scarpa, i prezzi e cose del genere. Erano capaci di ricordare quando un modello stava per finire e bisognava rifornirsi, e in questo, forse, erano più scrupolosi degli esseri umani perché pensavano solo al lavoro e non avevano interessi esterni. Quando le scorte si assottigliavano, gli automi riempivano i formulari per gli ordini; quando arrivava un cliente, gli prendevano la misura del piede.

In sé, del tutto i

Baley capiva i sentimenti della do

Suo padre era un fisico nucleare la cui qualifica l’aveva fatto salire ai vertici sociali della Città. Poi c’era stato un incidente alla centrale atomica e la colpa era ricaduta su di lui. Era stato declassato, ma Baley non conosceva i particolari perché tutto era avvenuto quando aveva un a

Ricordava, tuttavia, le baracche della sua infanzia, la sfibrante esistenza comunitaria appena al di qua della riga sottile che divide il sopportabile dall’insopportabile. Sua madre non la ricordava per niente: non era sopravvissuta a lungo. Suo padre lo ricordava, un uomo incavato, schiacciato, perduto, che a volte parlava del passato a frasi spezzate.

Morì, declassato, quando Lije aveva otto a

E da quel giorno era stata sempre dura. A scuola più dura ancora, senza i privilegi paterni con cui facilitarsi la strada.

E ora si trovava al centro di una specie di sommossa, con il compito di reprimere uomini e do

Si rivolse alla do



«Sicuro che non me l’ha

«Senta lei» disse Baley, la cui irritazione ricominciava a salire «se avesse permesso a quei commessi di servirla, sarebbe già fuori da un pezzo. Sta facendo un inferno per niente.»

«Ma guarda!» disse la do

Baley si sentiva confuso e nauseauto. La situazione gli sfuggiva. Anche se le do

Dovevano essere un centinaio, davanti alla vetrina. Nei pochi minuti trascorsi da quando i due agenti in borghese erano entrati nel negozio, la folla si era raddoppiata.

«Qual è la procedura in un caso del genere?» chiese all’improvviso R. Daneel Olivaw.

Baley fece un salto. «Non succede spesso.»

«Cosa dice la legge?»

«Gli R. sono stati assegnati qui. Sono commessi in regola con l’ufficio del lavoro. Non c’è niente che non va nella loro posizione.»

Parlavano a bassa voce, e Baley cercava di conservare un’aria minacciosa e autoritaria. L’espressione di Olivaw, come sempre, non diceva niente.

«In tal caso» disse R. Daneel «ordina alla do

Baley sollevò un angolo della bocca: «È con la folla che dobbiamo vedercela, non con la do

«Non dovrebbe essere necessario, per dei buoni cittadini, farsi spiegare la legge da più di un agente» commentò Daneel.

Poi voltò l’ampia faccia verso il padrone del negozio: «Tolga la saracinesca d’energia, signore».

Il braccio di Baley scattò verso la spalla del collega per trattenerlo. All’ultimo momento ci ripensò. Se, in una situazione del genere, due rappresentanti della legge si fossero messi a litigare fra loro, ogni possibilità di soluzione pacifica sarebbe sfumata.

Il negoziante protestò e dette un’occhiata a Baley. Baley evitò lo sguardo.

Senza passione, R. Daneel ripeté: «Glielo ordino con l’autorità della legge».

Il padrone del negozio protestò: «Riterrò responsabile la Città per qualunque da

La barriera fu tolta e la folla si riversò all’interno. Ci fu un ruggito di soddisfazione generale: uomini e do