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«Gli ha sparato, ha raccolto i resti degli occhiali ed è fuggito. Il corpo è stato trovato dagli Spaziali, non da lei, e quando l’ha

«Se cerca una prova concreta, è lì!» L’immagine della cupola tremò e Baley mise il proiettore sulla scrivania, proteggendolo con la mano.

La faccia del questore era distorta dal terrore, quella di Baley dalla tensione. R. Daneel sembrava indifferente.

Baley indicò l’immagine: «Lo scintillìo nelle scanalature della porta. Che cos’era, Daneel?».

«Due schegge di vetro, molto piccole» disse freddamente il robot. «Per noi non significavano niente.»

«Ora è diverso. Sono porzioni di lenti concave. Misurate le proprietà ottiche e confrontatele con quelle degli occhiali che Enderby porta adesso. Non li fracassi, questore

Si avventò sul superiore e gli strappò gli occhiali di mano. Poi, ansimando, li porse a R. Daneel: «È la prova che è arrivato alla cupola di Sarton in anticipo».

R. Daneel disse: «Sono convinto, e mi rendo conto che la faccenda della cerebroanalisi mi ha completamente depistato. Mi congratulo con te, collega Elijah».

L’orologio di Baley segnava le 24,00. Un nuovo giorno stava per cominciare.

Lentamente il questore abbassò la testa sulle braccia. Più che parole riusciva a emettere una serie di singhiozzi: «È stato uno sbaglio, uno sbaglio, non volevo ucciderlo». Poi, senza che gli altri due se l’aspettassero, scivolò dalla poltrona e giacque sul pavimento, come un fagotto.

R. Daneel gli si avvicinò immediatamente: «L’hai da

«Non è morto, vero?»

«No, ma ha perso i sensi.»

«Li riprenderà. La tensione è stata troppa, ma non avevo altro mezzo. Non avevo nessuna prova da esibire a una corte, solo supposizioni. Dovevo premere su di lui, premere finché non fosse crollato. E così è stato, Daneel. Hai sentito anche tu la confessione, vero?»

«Sì.»

«Ti avevo promesso che la soluzione avrebbe avuto conseguenze favorevoli anche per il progetto Spacetown… aspetta, sta rinvenendo.»

Il questore gemette, gli occhi batterono e si aprirono. Poi guardo i due, senza parola.

Baley chiese: «Questore, mi sente?».

Enderby a

«Va bene. Gli Spaziali ha





«Cosa? Cosa?» Negli occhi del questore si accese una scintilla di speranza.

«Penso che lei sia un pezzo grosso nell’organizzazione medievalista di New York; forse è un pezzo grosso a livello planetario. Influenzi i suoi amici a favore della colonizzazione spaziale. È superfluo che le suggerisca lo slogan, vero? "Torneremo alla terra… ma su altri mondi.»

«Non capisco» borbottò il questore.

«È l’obiettivo degli Spaziali. E che Dio mi aiuti, è anche il mio obiettivo, adesso. Tutto merito di una piccola conversazione con il dottor Fastolfe. Questa è la meta di Spacetown: i suoi abitanti rischiano la vita, venendo sulla Terra, ma ci rimangono per portare avanti il progetto. Se l’assassinio del dottor Sarton servirà a permettere che il medievalismo — tramite il suo intervento — s’indirizzi verso la colonizzazione della galassia, gli Spaziali lo considerera

R. Daneel disse: «Elijah ha ragione. Ci aiuti, questore, e dimenticheremo il passato. Parlo per conto del dottor Fastolfe e della nostra gente. Naturalmente, se ora accetta di aiutarci e in seguito ci tradirà, noi dimostreremo la sua colpevolezza nell’omicidio del dottor Sarton. Spero che capisca anche questo, per doloroso che sia doverne parlare».

«Non mi processerete?» chiese Enderby.

«No, se ci aiuterà.»

Gli occhi gli si riempirono di lacrime. «Lo farò. È stato un incidente. Spiegatelo, un incidente. Ho fatto quello che ritenevo giusto.»

Baley disse: «Aiutandoci farà davvero la cosa giusta. La colonizzazione dello spazio è l’unica salvezza per la Terra. Se ne renderà conto, se ci riflette senza pregiudizi. E se pensa di non riuscirci, faccia quattro chiacchiere con il dottor Fastolfe. Il primo atto positivo sarà concludere l’inchiesta su K. Sammy: dica che è stato un incidente o qualcosa di simile. Ma che non se ne parli più!».

Baley si rimise in piedi. «E ricordi, questore, io non sono il solo che conosce la verità. Liberarsi di me la rovinerebbe. Tutta Spacetown sa; di questo si rende conto, vero?»

Interve

«Va bene, allora. Vado a casa, voglio rivedere Jessie e Bentley e tornare a un’esistenza normale. E voglio dormire… Daneel, tu resterai sulla Terra quando gli Spaziali se ne sara

R. Daneel disse: «Non mi ha

Baley si morse le labbra, e poi: «Non credo che lo direi a un altro robot, Daneel, ma mi fido di te. Ho perfino imparato ad ammirarti. Sono troppo vecchio per lasciare la Terra personalmente, ma quando le scuole d’emigrazione verra

«Magari.» La faccia di R. Da

Poi il robot si voltò verso Julius Enderby, che li fissava con un viso flaccido in cui tornava ad apparire un po’ di colore.

E il robot disse: «Sto cercando di assimilare, amico Julius, alcune idee che Elijah mi ha trasmesso in questi giorni. E forse ci riuscirò, perché all’improvviso mi pare di capire che l’estirpazione di ciò che non deve essere, ossia ciò che voi uomini chiamate il male, è meno giusta e desiderabile della sua trasformazione in ciò che voi chiamate il bene.»

Esitò, poi, come sorpreso delle sue stesse parole, disse: «Vai e non peccare più».

Baley sorrise, prese R. Daneel per il gomito e uscirono insieme, braccio sotto braccio.


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