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Dopo di ciò non vi furono altri inconvenienti.

«L’alba ci ha quasi raggiunto», disse Pyr. «Fate scappare la mia preda».

Così i cacciatori volsero l’attenzione a Dirk e le cose andarono proprio come gli era stato detto. Gli liberarono le mani e i piedi e gli diedero il tempo di soffregarsi polsi e caviglie per rimettere in circolo il sangue. Poi ve

Dirk fece una smorfia quando Pyr lo colpì, ma non tentò di resistere. Quando infine fu completamente nudo e cominciò a tremare nel vento, la schiena premeva troppo forte contro il freddo fianco di metallo della macchina.

Pyr si accigliò all’improvviso. «E questo cos’è?», disse e avvolse la piccola mano bianca attorno alla gemma mormorante appesa al collo di Dirk.

«No», disse Dirk.

Pyr tirò forte con un movimento torcente. La sottile catenina d’argento scavò dolorosamente la gola di Dirk; la gemma si liberò dal fermaglio improvvisato.

«No!», gridò Dirk. Si gettò immediatamente in avanti e cominciò a lottare. Roseph inciampò e perse la presa del braccio di Dirk, poi cadde. Saanel si aggrappò ferocemente. Dirk lo colpì duro sul collo taurino, appena sotto il mento. Il grassone lo lasciò andare bestemmiando e Dirk girò attorno a Pyr.

Pyr aveva raccolto il suo bastone. Sorrideva. Dirk fece un unico passo veloce verso di lui e si fermò.

L’esitazione fu sufficiente. Saanel fece scivolare un grosso braccio attorno alla testa da dietro e cominciò ad applicare una morsa che gradualmente tendeva a soffocarlo.

Pyr guardava con disinteresse. Gettò il bastone nella sabbia e te

Senza dir niente l’uomo ve



Pyr fece un ce

«L’alba è già qui», disse Pyr. «Io ti seguirò subito, falsuomo. Scappa».

Dirk guardò sopra la spalla. Roseph aggrottò la fronte e si massaggiò ia spalla; aveva fatto una brutta caduta quando Dirk si era liberato. Saanel, sogghignando, si era appoggiato contro un aerauto. Dirk fece alcuni passi allontanandosi da loro, esitante, avviandosi verso la foresta.

«Via, t’Larien, sono sicuro che tu sai correre più veloce di così», gli gridò Pyr. «Se corri abbastanza forte, puoi anche cavartela. Io ti sarò dietro tra poco, con il mio teyn e i nostri cani». Si tolse la pistola dal fianco e la lanciò, facendola roteare, verso Saanel, che l’afferrò, inglobandola nelle mani massicce dalle dita quadrate. «Non avrò laser, t’Larien», continuò Pyr. «Sarà una caccia purissima, alla vecchia maniera. Un cacciatore col coltello ed il pugnale da lancio, una preda nuda. Scappa, t’Larien, scappa!». Il suo compagno ossuto con i capelli neri, gli era venuto vicino per seguirlo. «Mio teyn», gli disse Pyr, «libera i cani».

Dirk roteò su se stesso e scattò verso il bordo della foresta.

Fu una corsa d’incubo.

Gli avevano preso gli stivali; non era nemmeno andato avanti per tre metri, che già si era fatto un taglio nel piede con una pietra aguzza nascosta nel buio e cominciò a zoppicare. C’erano un mucchio di pietre. Mentre correva gli pareva di trovarle tutte.

Gli avevano tolto i vestiti; stando al coperto degli alberi era un po’ meglio, perché non c’era il vento che soffiava forte, ma aveva ancora freddo. Molto freddo. Per un bel po’ ebbe la pelle d’oca, poi gli passò. Gli ve

La foresta di quel mondo era troppo scura e troppo luminosa. Troppo scura per poter vedere dove stava andando. Inciampava nelle radici, si sbucciò le ginocchia e le mani gli sanguinarono parecchio, cadde dentro i buchi. Ma era al tempo stesso troppo luminosa. L’alba stava arrivando troppo in fretta, troppo in fretta, la luce si spandeva scialba al di sopra degli alberi. Stava per perdere il suo punto di riferimento. Alzava gli occhi per vederlo ogni volta che raggiungeva una radura, ogni volta che gli era possibile vedere qualcosa attraverso il denso fogliame che penzolava dall’alto, alzava gli occhi e la vedeva. Una stella solitaria e rossa, la stella di Alto Kavalaan che fiammeggiava nel cielo di Worlorn. Garse gliela aveva indicata e gli aveva detto di seguirne la direzione se si fosse perduto. La stella lo avrebbe condotto attraverso la foresta al suo laser ed al suo giubbotto. Ma l’alba stava salendo, e saliva troppo in fretta; i Braith ci avevano impiegato troppo tempo a liberarlo. E tutte le volte che alzava gli occhi e cercava di seguire la direzione giusta — la foresta era fitta e confusa, i soffocatori formavano delle pareti impenetrabili in certi punti e lo costringevano a degli aggiramenti, tutte le direzioni parevano uguali e non ci voleva niente a perdere la strada — ogni volta che cercava il suo punto di riferimento, questo era sempre più debole, sempre più slavato. La luce orientale aveva assunto una colorazione rossastra: da qualche parte, laggiù, c’era Grasso Satana che sorgeva e presto la sua stella amica sarebbe stata cancellata dalla luce di quel falso crepuscolo. Tentò di correre più in fretta.

C’era meno di un chilometro da percorrere, meno di un chilometro. Ma un chilometro era una distanza notevole da percorrere in una foresta, nudo, sul punto di perdersi. Stava correndo da dieci minuti, quando sentì i cani Braith che abbaiavano selvaggiamente al suo inseguimento.

Dopo di ciò non pensò più a niente e non era nemmeno preoccupato. Correva.

Scappò, afferrato da un panico animalesco, respirando forte, sanguinante, con tutto il corpo che gli tremava e gli doleva. La corsa dive

Si arrampicò sulle lastre lisce e raggiunse di nuovo gli alberi e corse ancora, selvaggiamente, finché gli ve