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Ma c'era un altro dubbio che lo tormentava, basato anch'esso sul ricordo di tanti film polizieschi. Ed era un dubbio forse più giustificato. Sebbene fosse improbabile la presenza di campanelli d'allarme e di sirene ululanti, non era da escludere che su Rama esistessero altri sistemi di avvertimento. Altrimenti come avrebbero fatto i biot a sapere quando erano richiesti i loro servizi?

— Quelli che non ha

Nessun materiale è in grado di reggere una simile concentrazione di energia, e l'operazione procedette senza difficoltà a una media di parecchi metri al minuto. In pochissimo tempo ve

Ma la parte tagliata sembrava non volersi staccare, e Myron la colpì leggermente, poi più forte, quindi la tempestò di pugni. Finalmente, la piastra metallica cadde all'indietro con uno schianto assordante.

Anche allora, come quando aveva messo piede per la prima volta su Rama, Norton si ricordò dell'archeologo che aveva aperto l'antica tomba egiziana. Non si aspettava di vedere il luccichio dell'oro, in realtà non aveva idee preconcette mentre si infilava nell'apertura facendosi luce con una lampadina tascabile.

La prima impressione fu di trovarsi in un tempio greco fatto di vetro. L'interno dell'edificio era pieno di file e file di colo

Norton si diresse verso la colo

— Bellissimo — commentò Mercer, pratico come sempre, — ma cosa significa? A cosa serve una foresta di colo

Norton batté sulla colo

La seconda colo

Norton si voltò verso di lui. — Dove? Io non vedo niente.

Seguì la direzione indicata da Mercer: inutile, la colo

— Come, non vedete? — gli chiese l'altro incredulo. — Venite da questa parte… Accidenti, non lo vedo più.

— Si può sapere cosa c'è? — interve

Le colo

— Ologrammi — spiegò Calvert. — Come in un museo terrestre.

Ma c'era anche un'altra spiegazione, e Norton cominciava a nutrire sospetti che aumentarono quando esaminò altre colo

Utensili fatti per mani più grandi e diverse da quelle umane. Contenitori, piccole macchine fornite di tastiere che sembravano adatte a molto più di cinque dita, strumenti scientifici, utensili domestici sorprendentemente simili a quelli umani, compresi coltelli e piatti che, dimensioni a parte, nessuno si sarebbe sognato di guardare due volte su una tavola terrestre, e poi centinaia e centinaia di altri oggetti più o meno identificabili, spesso raggruppati in numero notevole nella stessa colo

Avevano già fotografato parecchie di quelle immagini fuggevoli contenute nelle colo



— Capisco — commentò Mercer. — I ramani potrebbero restare ugualmente sorpresi se trovassero in un nostro dizionario un telaio vicino a un televisore.

— O un quaderno vicino a un quadro — aggiunse Calvert.

Tutti si scervellarono per trovare altre analogie. Avrebbero potuto continuare per ore con quel giochetto, ma Norton tagliò corto, dicendo: — Comunque, è un'idea che mi pare abbastanza valida. Deve trattarsi di un catalogo in ordine alfabetico, o qualcosa di simile, per immagini tridimensionali, sagome, cianografie, chiamatele come volete.

— Ma a cosa servirebbe?

— Secondo la teoria più diffusa i biot esistono solamente al momento in cui devono servire, e vengono creati, meglio, sintetizzati, su schemi immagazzinati da qualche parte.

— Capisco — rispose Mercer. — Perciò, quando un ramano ha bisogno, per esempio, di un cacciavite, forma il numero di codice corrispondente, e dalla sagoma custodita qui ne viene creata una copia.

— Sì, più o meno. Però, non chiedetemi i particolari tecnici.

Man mano che andavano avanti le colo

Per allargare il campo d'azione, i quattro esploratori si divisero affrettandosi a fotografare tutte le immagini che riuscivano a scorgere. Potevano ritenersi fortunati di essere capitati proprio dentro il catalogo 3D dei manufatti ramani, eppure provavano un senso di delusione cocente, perché lì dentro, in effetti, non c'era nient'altro che sagome luminose, giochi di luce e ombra.

Ma pur sapendo che si trattava solo di immagini, Norton provò spesso l'irresistibile impulso di aprirsi un varco in qualche colo

Stava fotografando uno strano congegno, forse un apparecchio ottico, quando il grido di Calvert lo fece accorrere presso il tenente.

— Comandante… Karl… Will… guardate un po' qua!

Calvert era un tipo facile all'entusiasmo, ma quello che aveva trovato lo giustificava.

Dentro ad una delle colo

E poi c'erano tasche, borse, bandoliere da cui sporgevano utensili (o armi?), tubi, conduttori elettrici e anche piccole scatole nere che avrebbero potuto benissimo trovare posto in qualsiasi laboratorio elettronico della Terra. L'insieme era complesso come una tuta spaziale, anche se forniva solo una copertura parziale dell'essere che l'avrebbe indossata.