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Norton era convinto da parecchio tempo che certe do

Norton aveva esposto questa teoria al colo

— Bill — cominciò lei, — ho esaminato i nostri alpinisti, ed ecco il mio verdetto. Karl e Joe sono in ottima forma, mentre Will presenta segni di stanchezza e di dimagrimento. Non ti a

— Sissignora. Ma devi scusarli, perché ha

— Oh, non dubito che abbiano lavorato col cervello e con le dita. Ma non col corpo… non ha

— Dici che sarà possibile?

— Sì, se agiamo con cautela. Karl e io abbiamo elaborato uno schema che implica un consumo minimo di energie, basandosi sul presupposto che a partire dal secondo livello si possa fare a meno del respiratore. Il fatto che qui dentro ci sia un'atmosfera respirabile è stata la più grande fortuna che ci potesse capitare, e cambia totalmente il quadro logistico. Non riesco ancora a convincermi che esista un mondo dotato di ossigeno… Comunque, bastera

— Ho messo gli scim al lavoro: sta

— Ottima idea. Così arriveremo giù in dieci minuti invece che in un'ora. La durata della salita è più difficile da valutare. Credo che ci vorra

— E i fattori psicologici?

— Difficili da prevedere data l'assoluta novità dell'ambiente. Penso che forse il problema più grosso sarà il buio.

— Installeremo riflettori lungo il mozzo. Oltre alle lampade personali, ogni squadra avrà un suo riflettore per illuminare il tragitto.

— Bene, sarà di grande aiuto.

— Un'altra cosa: vogliamo agire con prudenza e mandare una squadra solo fino a metà scala e ritorno, o tentiamo subito tutta la discesa?

— Se avessimo più tempo a disposizione, opterei per la cautela. Ma abbiamo i giorni contati e non credo sia pericoloso arrivare fino in fondo e dare un'occhiata.

— Grazie, Laura. Ci tenevo al tuo parere. Incaricherò il secondo di provvedere ai dettagli. E ordinerò che tutto l'equipaggio, a turni, si eserciti mezz'ora al giorno nella centrifuga, a mezzo g. Contenta?

— No. Giù sulla pianura di Rama la gravità è di zero sei g, e voglio un margine di sicurezza. Facciamo tre quarti…



— Accidenti!

— Per dieci minuti.

— D'accordo.

— Due volte al giorno.

— Laura, sei una do

Quella era la prima volta che il comandante Norton vedeva Karl Mercer inquieto. Aveva parlato per un quarto d'ora di problemi logistici con la sua solita competenza, ma era chiaro che qualcosa lo preoccupava. Il Comandante, che non ne conosceva i motivi, aspettava pazientemente che l'altro gli parlasse.

— Siete sicuro, Comandante — si decise finalmente Mercer, — siete sicuro di dover guidare voi la spedizione? Se dovesse succedere qualcosa sarebbe bene che mi trovassi io al vostro posto. Non sarebbe difficile sostituirmi. E poi sono quello che ha esplorato Rama più degli altri, anche se molto parzialmente.

— È vero, ma stavolta è il Comandante che deve mettersi alla testa dei suoi soldati, eabbiamo già deciso che in questa spedizione non ci sono rischi più che nella precedente. Comunque, al primo segnale di pericolo risalirò così svelto da battere il record delle Olimpiadi Lunari.

Aspettò altre obiezioni, che però non ve

L'altro si rilassò e un sorriso gli illuminò la faccia. — Comunque, Bill, avrei preferito che sceglieste un altro.

— Volevo con me qualcuno che fosse già sceso, ma non possiamo andare noi due. Quanto al professore dottor sergente Myron, Laura dice che deve perdere ancora qualche chilo. E se anche si tagliasse i baffi non basterebbe.

— E il terzo?

— Non ho ancora deciso. Dipende da Laura.

— Vuol venire lei.

— E chi non vorrebbe? Ma se risulta che è la prima nella lista degli abili, avrò molti dubbi in proposito.

Quando Mercer si slanciò fuori dalla cabina dopo aver raccolto le sue carte, Norton provò una punta d'invidia. Almeno l'ottantacinque per cento dell'equipaggio aveva dovuto superare dei disagi psicologici per adattarsi alla vita nello spazio, o giungere a compromessi di ordine sentimentale. Aveva conosciuto Comandanti che avevano dovuto chiudere un occhio per il quieto vivere a bordo della propria astronave. Ma sull'Endeavour, dove la disciplina era basata principalmente sul rispetto reciproco fra uomini e do

Sulla Endeavour c'erano quattro superscimpanzé, ribattezzati per brevità scim. La definizione non era esatta in quanto non derivavano in tutto e per tutto dalla razza degli scimpanzé. A gravità zero, una coda prensile costituisce un vantaggio enorme, e i tentativi di dotare gli esseri umani di tali appendici si erano risolti in penosi e imbarazzanti fallimenti. Dopo lo stesso fiasco con i grandi primati, la Corporazione Superscimpanzé si era rivolta al regno delle scimmie vere e proprie.

Blackie, Blondie, Goldie e Brownie avevano un albero genealogico in cui comparivano le scimmie più intelligenti del Vecchio e del Nuovo Mondo, con un'aggiunta di geni sintetici inesistenti in natura. Per allenarli e istruirli si era speso di più di quanto non si spendesse per l'istruzione di uno spaziale, ma ne valeva la pena. Ogni scim pesava meno di trenta chili e consumava metà cibo e ossigeno di un essere umano, mentre, d'altro canto, poteva sostituire 2,75 uomini nei lavori di casa, nel far da mangiare, nel trasportare attrezzi e in decine di altri lavori manuali.