Страница 144 из 179
Adesso però, mentre la leggeva al ragazzo sfinito e a Padre Roche, la lettera appariva anch'essa permeata di sfinimento. E di disperazione.
— «Se sono in punto di morte e non si possono procurare i servigi di un prete» — continuò a leggere, — «allora i fedeli devono confessarsi a vicenda. In nome di Gesù Cristo, con la presente lettera vi incitiamo a farlo.»
Né il ragazzo né Roche dissero nulla quando lei finì di leggere, e mentre arrotolava la cartapecora per restituirla al messaggero si chiese se questi avesse saputo la natura del messaggio che portava.
— Ho cavalcato per tre giorni — disse poi il ragazzo, accasciandosi in avanti sulla sella con aria stanca. — Non mi posso riposare un po'?
— Non è sicuro — replicò Kivrin, provando dispiacere per lui. — Ti daremo però cibo per te e per il tuo cavallo.
Roche si girò per andare nelle cucine a prendere i viveri e Kivrin si ricordò improvvisamente di Agnes.
— Sulla strada hai visto una bambina di circa cinque a
— No — rispose il ragazzo. — Ma sulla strada ci sono molte persone che fuggono dalla pestilenza.
Roche stava tornando con un sacco di tela e lei acce
— Non… — cominciò a gridare Kivrin, ma Eliwys aveva già afferrato le briglie dello stallone.
— Da dove vieni? — domandò, serrando una mano intorno alla manica del ragazzo. — Hai incontrato Gawyn, il privé di mio marito?
— Vengo da Bath, con un messaggio del vescovo — rispose il ragazzo, in tono spaventato, tirando per liberare le redini. Il cavallo nitrì e agitò la testa.
— Quale messaggio? — insistette Eliwys. — È di Gawyn?
— Non conosco l'uomo di cui parli.
— Lady Eliwys… — cercò di intervenire Kivrin, venendo avanti.
— Gawyn cavalca uno stallone nero con la sella decorata in argento — persistette Eliwys, continuando a tirare le briglie. — È andato a Bath a chiamare mio marito, che è là per testimoniare alle Assise.
— Nessuno va a Bath — dichiarò il ragazzo. — Tutti quelli che possono ne fuggono via.
Eliwys barcollò come se lo stallone si fosse impe
— Non c'è più corte né legge — continuò il ragazzo. — I morti giacciono nelle strade e anche soltanto guardarli significa morire. Alcuni dicono che questa è la fine del mondo.
Eliwys lasciò andare le redini e indietreggiò di un passo, girandosi a guardare con aria speranzosa Kivrin e Roche.
— Allora lui tornerà presto a casa. Sei certo di non averlo visto lungo la strada? Monta uno stallone nero.
— Ci sono molti stalloni — ribatté il ragazzo, incitando il cavallo verso Roche, ma Eliwys non si mosse.
Il prete ve
— Non tornare dal vescovo — ammonì Kivrin, venendo avanti e afferrando una delle redini.
Il ragazzo, che appariva più spaventato di lei o di Eliwys, cercò di liberare il cavallo con uno strattone.
— Dirigiti a nord — insistette Kivrin, senza lasciare la presa. — Là la peste non è ancora arrivata.
Il ragazzo riuscì infine a liberare le redini e spronò il cavallo, uscendo al galoppo dal cortile.
— Tieniti lontano dalle strade principali e non parlare con nessuno — gli gridò dietro Kivrin.
Eliwys era ancora ferma dove si trovava.
— Vieni — le disse Kivrin. — Dobbiamo trovare Agnes.
— Mio marito e Gawyn devono essere andati prima a Courcy per avvertire Sir Bloet — mormorò lei, e permise che Kivrin la riportasse in casa.
Kivrin la lasciò davanti al fuoco e andò nel granaio a cercare Agnes. La bambina non c'era ma lei trovò il proprio mantello, rimasto lì dalla sera di Natale, e se lo gettò sulle spalle prima di salire nel solaio. Cercò quindi nella birreria e Roche frugò negli altri edifici, ma senza risultato. Mentre parlavano con il messaggero si era intanto alzato un vento gelido e c'era nell'aria odore di neve.
— Forse è in casa — suggerì infine Roche. — Hai pensato a guardare dietro l'alto seggio?
Kivrin frugò ancora in casa, guardando anche dietro l'alto seggio e sotto il letto della stanza di Rosemund. Maisry giaceva ancora piagnucolando dove lei l'aveva lasciata, e Kivrin dovette lottare contro la tentazione di prenderla a calci mentre si chinava per chiedere a Lady Imeyne, sempre inginocchiata vicino al muro, se avesse visto Agnes.
La vecchia la ignorò e continuò a far scorrere la catena fra le dita, muovendo le labbra in silenzio.
— L'hai vista uscire? — insistette Kivrin, scuotendola per una spalla.
— La colpa è sua — dichiarò Lady Imeyne, girandosi a fissarla con occhi scintillanti.
— Di Agnes? — chiese Kivrin, indignata. — Come può essere colpa sua?
Imeyne scosse il capo e spostò lo sguardo fino a fissarlo su Maisry.
— Dio ci punisce per la perversità di Maisry — replicò.
— Agnes è scomparsa e si sta facendo buio — insistette Kivrin. — Dobbiamo trovarla. Non hai visto dov'è andata?
— La colpa è sua — sussurrò la vecchia, e si girò di nuovo verso il muro.
Ormai si stava facendo tardi, e il vento sibilava intorno ai paravento. Kivrin corse fuori e imboccò il passaggio che portava sulla piazza.
Lo spettacolo che le si offrì alla vista fu uguale a quello del giorno in cui aveva cercato di trovare il sito da sola: sulla piazza coperta di neve non c'era nessuno e il vento le sferzava i vestiti mentre correva. Una campana stava suonando da qualche parte verso nordest, con il ritmo lento e sole
Sapendo che Agnes aveva sempre adorato la torre campanaria, Kivrin si recò i
Non nelle capa
Agnes era stata lì. Le impronte dei suoi stivali andavano da una tomba all'altra e poi si allontanavano verso il lato settentrionale della chiesa. Kivrin sollevò lo sguardo verso la collina e l'inizio del bosco, pensando che se la bambina era andata là non l'avrebbe più ritrovata.
Corse lungo il lato della chiesa e scoprì che lì le impronte si fermavano e tornavano verso la chiesa, quindi aprì la porta. L'interno era quasi buio e più freddo del cortile sferzato dal vento.
— Agnes! — chiamò.
Non ebbe risposta, tra
— Agnes? — insistette Kivrin, sbirciando nella penombra dietro la tomba e nelle navate laterali. — Sei qui?
— Kivrin? — disse una vocetta tremante.
— Agnes? — chiamò ancora Kivrin, correndo in direzione della voce. — Dove sei?
La bambina era vicino alla statua di Santa Caterina, raggomitolata nel suo mantello rosso in mezzo alle candele accese ai piedi dell'effigie, stretta alla rozza go
— Kivrin? — ripeté, e si gettò fra le sue braccia.
— Cosa ci fai qui, Agnes? — domandò Kivrin, con un misto di sollievo e di irritazione. — Ti abbiamo cercata dappertutto.
— Mi sono nascosta — spiegò lei, premendole il faccino umido contro il collo. — Ho portato Carretto a vedere il mio cane, ma poi sono caduta — continuò, asciugandosi il naso con la mano. — Ti ho chiamata e chiamata, ma tu non sei venuta.