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— Ma non ci vogliono mille uomini per aprire una porta, mio signore.

— Forse ci vorrebbero, per tenerla aperta.

— L'Ecumene aspetterà fino a quando voi non l'avrete aperta, mio signore. Non vi costringerà a fare nulla. Sono stato mandato solo, e rimarrò qui solo, perché vi sia impossibile aver paura di me.

— Paura di voi? — disse il re, girando il suo volto solcato dall'ombra e dalle fiamme, sogghignando, parlando con voce forte e stridula. — Ma io ho paura di voi, Inviato. Io ho paura di coloro che vi ha

Così me ne partii dal cospetto reale… eck, eck, eck, per tutto il rosso, lungo pavimento, nel rosso crepuscolo sanguigno della sala rossa, fino a quando, finalmente, le doppie porte non si chiusero separandomi da lui.

Avevo fallito. Fallito in tutto. Ciò che mi angustiava, mentre me ne partivo dalla Casa del Re e camminavo per il terreno del Palazzo, però, non era il mio fallimento, ma la parte di Estraven in esso. Perché il re lo aveva esiliato per avere sposato la causa dell'Ecumene (questo pareva il significato del proclama) se (secondo lo stesso re) egli aveva fatto l'opposto? Quando aveva cominciato a consigliare il re di evitarmi, e perché? Perché lui era stato esiliato, e io ero stato mandato via libero? Quale tra loro aveva mentito di più, e perché diavolo stavano mentendo?

Stavo passando accanto alla Dimora Rossa dell'Angolo. I cancelli del giardino erano aperti. Guardai il giardino e gli alberi che si protendevano bianchi sulla piscina nera, i sentieri di mattoni rossi giacevano abbandonati nella grigia luce serena del pomeriggio. Un po' di neve era ancora rimasta all'ombra dei grandi sassi, accanto alla piscina. Pensai a Estraven, che mi aveva aspettato là quando la neve stava ancora cadendo, la sera prima, e provai un impulso di pura pietà per l'uomo che avevo visto nella parata di ieri, sudato e superbo sotto il peso della sua splendida veste e del suo potere, un uomo all'apice orgoglioso della propria carriera, potente e magnifico… e ora andato, caduto, finito. In fuga verso la frontiera con la morte tre giorni dietro di lui, senza che nessun uomo gli parlasse. La conda

Avrei potuto andare in Orgoreyn, che di Karhide era il vicino e rivale. Ma una volta che fossi andato là, avrei potuto trovare difficile il ritorno a Karhide, e qui avevo molti affari incompiuti. Dovevo tenere bene in mente il fatto che la mia intera vita avrebbe potuto essere, e questo era assai probabile, usata nel compimento della mia missione per l'Ecumene. Non c'era fretta. Non c'era più bisogno di correre in Orgoreyn, prima di avere appreso di più su Karhide, in particolare intorno alle Fortezze. Per due a

CAPITOLO QUARTO

Il dicia



Una storia Est Karhidi, come è narrata nel Focolare di Gorinhering da Tobord Chorhava, e registrata da G. A., 93/1492.

Lord Berosty rem ir Ipe ve

I Profeti si riunirono e andarono insieme nelle tenebre. Alla fine delle tenebre Odren pronunciò la risposta: Tu morrai in Odstreth (il dicia

— In quale mese? tra quanti a

Odren disse:

— La risposta è data, e il prezzo pagato. Va'.

Furibondo, allora, Berosty rem ir Ipe ritornò a Charuthe, il terzo Dominio della sua famiglia, un luogo povero nel nord dell'Osnoriner, che egli aveva reso più povero per raccogliere il prezzo di una Profezia. Egli si chiuse nella roccaforte, nelle sale più alte della Torre del Focolare, e non volle uscirne né per amico né per nemico, né per semina né per raccolto né per kemmer né per assalto, per tutto quel mese e per il mese dopo e per il mese dopo ancora, e sei mesi passarono e dieci mesi passarono, e lui rimase sempre come un prigioniero nella sua stanza, aspettando. Di O

Il suo kemmeri, per voto e per amore, era Herbor del clan Gega

— Io cerco una Profezia.

— Che cos'hai per pagare? — domandò Odren, perché aveva visto che l'uomo era poveramente vestito e con gli stivali consunti e rappezzati, e la sua slitta era vecchia, e tutto, in lui e intorno a lui, aveva bisogno di essere riparato.

— Darò la mia vita — disse Herbor.

— Non hai niente altro, mio signore? — gli domandò Odren, parlando ora come se si rivolgesse a un grande nobile, — niente altro da dare?