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E ora un distante rombo di tuono giungeva da lontano. Era un suono che Thalassa non udiva da settecento a

La sera era calda, ma Mirissa rabbrividì e cercò la mano di Brant. Lui la strinse, ma era assente; continuava a fissare quel cielo lacerato.

Anche Kumar era rimasto impressionato, ma fu il primo a rompere il silenzio. «Una delle colonie ci ha trovato.»

Brant scosse lentamente il capo, ma senza troppa convinzione. «Che vantaggio ne trarrebbero? Avra

«Curiosità scientifica?» suggerì Mirissa. «O per vedere cosa ci è successo. Lo dicevo che avremmo fatto meglio a ristabilire le comunicazioni…»

Era quella una questione controversa che puntualmente saltava fuori ogni qualche dece

«Costruire un’astronave è un’impresa gigantesca» disse pensieroso Brant. «Non credo sia alla portata di una colonia… a meno che non sia questione di vita o di morte. Come per la Terra…»

La sua voce si spense nel silenzio. Dopo tanti secoli, era un nome che ancora costava pronunciare.

Tutti e tre si girarono contemporaneamente verso est, là dove la rapida notte equatoriale stava avanzando sul mare.

Già le stelle più luminose erano visibili, e appena sopra la chioma delle palme brillava inconfondibile la piccola, semplice costellazione del Triangolo. Era composta da tre stelle di magnitudine quasi uguale, ma un tempo s’era accesa, per qualche settimana, una quarta stella molto più vivida delle altre.

Ancora se ne poteva vedere la carcassa consunta con un telescopio di media potenza. Ma non vi era strumento che permettesse di scorgere lo spento tizzone che vi orbitava intorno, il pianeta Terra.

2. Il piccolo neutrino

Un grande storico di mille a

Essi avrebbero enumerato, con orgoglio spesso giustificato, le conquiste scientifiche di quell’epoca, la conquista dell’aria, la fissione nucleare, la scoperta dei principi fondamentali della vita, i primi passi dell’intelligenza artificiale e, evento più spettacolare di tutti, l’esplorazione del Sistema Solare e l’atterraggio sulla Luna. Ma, faceva notare lo storico con quella profondità di visione che si può avere solo guardando le cose che sono già avvenute, nemmeno uno su mille di quegli uomini aveva il minimo sentore della scoperta che superava tutte queste conquiste scientifiche minacciando di renderle del tutto insignificanti.



Sembrò in un primo momento un fenomeno tanto i

La Natura tiene una contabilità molto rigorosa, e il suo bilancio è sempre in pareggio. Ecco quindi che fu con grande perplessità che i fisici si accorsero di certe reazioni nucleari in cui, dopo aver fatto la somma di tutte le parti risultanti, c’era qualcosa che mancava da un lato dell’equazione.

Come il cassiere che frettolosamente rimette a posto gli spiccioli per non farsi trovare in difetto dai revisori contabili, gli scienziati furono costretti a inventare una nuova particella. E perché desse conto della discrepanza bisognava che fosse una particella ben strana — priva di massa e di carica elettrica, ma con un così fantastico potere di penetrazione da trapassare da parte a parte senza particolari inconvenienti uno strato di piombo spesso alcuni miliardi di chilometri.

Questa particella fantasma fu sopra

Il mondo nel complesso non lo seppe o non diede grande importanza alla cosa; ma era iniziato il conteggio alla rovescia del Giudizio Universale.

3. Consiglio di villaggio

A Tarna, la rete locale delle comunicazioni non era mai operativa più che al novantacinque per cento, ma d’altra parte in nessun momento era in funzione per meno dell’ottantacinque per cento. Come gran parte delle apparecchiature presenti su Thalassa, era stata progettata da qualche genio ormai defunto da moltissimo tempo in modo che il collasso totale fosse praticamente impossibile. Anche se si fossero guastati molti componenti, la rete avrebbe continuato a funzionare abbastanza bene fin quando qualcuno si fosse irritato tanto da provvedere alle riparazioni.

Era, questo, il principio che i tecnici chiamavano di «degradazione dolce», espressione che, a sentire certi critici, definiva molto bene il modo di vivere degli abitanti di Thalassa.

Secondo il computer centrale, la rete funzionava come al solito attorno al novanta per cento, e Helga Waldron, che ricopriva la carica di sindaco, si sarebbe volentieri accontentata anche di meno. Quasi tutto il villaggio l’aveva chiamata nell’ultima mezz’ora, e almeno una cinquantina tra adulti e bambini si affollavano irrequieti nella sala del consiglio: un numero vicino alla capienza massima della sala stessa, e di gran lunga superiore ai posti a sedere. Il quorum per la riunione del consiglio era normalmente di dodici partecipanti, e certe volte ci volevano le misure più draconiane per raccogliere insieme questa dozzina di persone. Gli altri abitanti di Tarna, cinquecentosessanta in tutto, preferivano stare a guardare e votare, se interessati a sufficienza, stando comodamente a casa loro.

Aveva chiamato — due volte — il governatore provinciale; e inoltre l’ufficio del presidente e l’agenzia giornalistica dell’Isola Settentrionale, e tutti avevano fatto la stessa inutile richiesta. Tutti avevano ricevuto la stessa laconica risposta: naturalmente se succede qualcosa vi faremo sapere… grazie per l’interessamento.

Alla Waldron non piacevano le cose fuori dell’ordinario, e la sua carriera moderatamente fortunata di amministratrice s’era fondata principalmente sulla capacità che aveva di evitarle. Certe volte, naturalmente, ciò era impossibile; un suo veto non avrebbe modificato il percorso dell’uragano del ‘09, che — fino a quel giorno — era stato l’avvenimento più notevole del secolo.

«Fate silenzio!» gridò. «Reena, lascia stare quelle conchiglie… ci ha

La sorprendente rapidità con cui ve

«Per la verità, non ne so molto più di voi… e probabilmente non avremo altre informazioni per parecchie ore. Ma di certo si trattava di un qualche tipo di astronave che quando ci è passata sopra era già in fase di rientro…