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PARTE PRIMANovembre 2120 — Gennaio 2121
Se i desideri fossero cavalli, i mendicanti potrebbero cavalcare.
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Eccola lì. Buttata su un marciapiede della Madison Avenue nell’enclave di Manhattan Est. Poteva sembrare un rametto caduto, sfuggito a un robot di manutenzione difettoso. Ma non si trattava di un rametto i
Il dottor Jackson Aranow la prese in mano.
Vuota, nessuna possibilità di stabilire quanto tempo prima fosse stata utilizzata. La lega nera non arrugginiva, non si intaccava e non si rovinava. Jackson non riuscì a ricordare l’ultima volta che ne aveva vista una buttata a terra. Tre o quattro a
— Benvenuto — rispose l’edificio. Il braccio esteso di Jackson lo aveva fatto arrivare alla portata del sensore. L’uomo infilò la siringa in tasca e passò nel portico di sicurezza.
— Dottor Jackson Aranow, per Ellie Lester.
— Un minuto, signore. Ecco qui. tutto a posto. Sono felice di poterle essere utile, signore.
— Grazie — rispose Jackson, un po’ irrigidito. Non gradiva proprio gli atteggiamenti affettati negli edifici.
L’ingresso era sfarzoso e grottesco. Il pavimento era programmato con mattoncini gialli che scivolavano ogni trenta secondi per formare un disegno diverso, che terminava contro le pareti vuote. C’era una venere verde neon con un orologio digitale nel ventre, seduta su un magnifico tavolinetto Sheraton di antiquariato posto accanto all’ascensore. L’ascensore parlò con voce musicale e acuta.
— Che tu sia il benvenuto, sahib. Sono molto felice che tu venga a visitare Memsahib Lester. Ti prego, guarda da questa parte, permettimi un’umile analisi di retina… grazie, sahib. Ti auguro ogni bene.
Jackson non pensava che Ellie Lester gli sarebbe piaciuta.
Fuori dalla porta dell’appartamento, si materializzò l’ologramma di un negro a piedi nudi che indossava una camicia a scacchi sbiadita. — Sto felice che tu qui, signore. Signorina Ellie aspettare te dentro, signore. — L’ologramma trascinò i piedi, sogghignò e appoggiò una mano traslucida sulla porta che si stava aprendo.
L’appartamento ricordava l’ingresso: un misto accuratamente composto di costosissimi pezzi di antiquariato e sfrontati kitsch: un ratto di cartapesta che mangiava il suo piccolo, appoggiato sopra una squisita credenza del diciottesimo secolo. Un televisore antico lustrato a specchio sotto una scultura a filamenti di diamante tutta ricoperta di polvere. False sedie, tutte spigoli pericolosi e sporgenze bizzarre, su cui era impossibile sedersi. "Nell’epoca della nanotecnologia, perfino della nanotecnologia primitiva, la presenza materiale degli oggetti diventa volgare, perfino irrilevante, e soltanto il gusto di come vengono combinati è ciò che importa" diceva l’ultimo numero della rivista "Design". I due pesci d’oro nell’ingresso erano artisticamente morti e fluttuavano accanto al piccolo ologramma di un pequod in affondamento.
Ellie Lester uscì da una porta laterale. Era modificata geneticamente in altezza e quello suggerì a Jackson la sua età: le bambine programmate per superare il metro e ottanta erano state di moda per un breve periodo durante i tardi a
— Dottore, ma dove diavolo si era "cacciato"? L’ho chiamata dieci minuti fa!
— Mi ci sono voluti quattro minuti per trovare un robotaxi — disse pacatamente Jackson. — E comunque lei mi aveva detto che suo no
— Bisno
Prese a camminare cinque passi avanti a lui, il che concesse a Jackson una bella vista sulle sue lunghe, lunghissime gambe, sul sedere perfetto e sui capelli rossi tagliati asimmetricamente. Pensò di puntarle contro la siringa del Cambiamento e di sussurrare: "Bang". Invece lasciò in tasca la siringa. Gli sfoggi di scadente imitazione non erano poi così di gusto o intriganti come pensava "Design".
"Codardo" lo schernì Cazie nella sua mente.
Passarono attraverso una sala grottesca dopo l’altra. L’appartamento era ancora più grande di quello di Jackson sulla Fifth Avenue. Sulle pareti erano appesi quadri-parodia programmati e incorniciati in maniera elaborata: la Mo
La camera da letto del morto era molto diversa, dipinta di bianco e priva di arredi, se si eccettuavano alcune piccole fotografie predigitali raggruppate su una parete. Un roboinfermiere sostava silenzioso accanto al letto. I muscoli delle labbra e delle guance del vecchio si erano allentati per la morte. Non era modificato geneticamente, ma doveva essere stato bello, un tempo. La pelle era solcata da rughe profonde ma, nonostante tutto, aveva l’aspetto sano di quelli che erano stati iniettati con la siringa del Cambiamento: era priva di macchie, gonfiori, chiazze indurite o qualsiasi altra cosa fosse provocata da cellule anormali o da tossine nel corpo. Non esistevano più.
Non esisteva più nemmeno la malattia. Se n’era occupato il Depuratore Cellulare, metà della magia del Cambiamento. I nanomeccanismi, composti da proteine geneticamente modificate e autoreplicanti, occupavano l’uno per cento delle cellule di tutti. Come i globuli bianchi, i piccoli biocomputer avevano la capacità di lasciare il flusso sanguigno e di viaggiare liberamente attraverso i tessuti corporei. A differenza dei globuli bianchi, i Depuratori Cellulari avevano la capacità di confrontare il DNA indigeno con variazioni non standard e di distruggere non soltanto le sostanze estranee ma anche le variazioni aberranti del DNA. Virus. Tossine. Cancri. Cellule ossee irregolari. Il Depuratore Cellulare inoltre risparmiava una lunga lista di sostanze preprogrammate che appartenevano al corpo, come minerali essenziali e batteri simbiotici. Dopo il Cambiamento, nessun medico portava più con sé antibiotici o antivirali. Nessun medico monitorava attentamente i pazienti alla ricerca di complicanze infettive. Nessun medico aveva più bisogno di strumenti diagnostici. Jackson, che si era laureato all’università di medicina di Harvard nello stesso a
La "professione" di Jackson consisteva nel curare traumi, iniettare siringhe del Cambiamento ai nuovi nati e stilare certificati di morte. In quanto medico, era obsoleto come una venere verde neon. Uno sfoggio parodistico.
Non in quel momento, però.
Jackson tirò fuori alcuni strumenti dalla valigetta e attivò la linea ufficiale medica. Ellie Lester si accomodò sull’unica sedia della stanza.
— Nome del deceduto?
— Harold Winthrop Wayland.
Jackson girò attorno al cranio del morto con il monitor cerebrale. Nessuna attività elettrica, nessuna circolazione sanguigna nel cervello. — Numero di cittadinanza e data di nascita?
— AKM-92-4681-374. 3 Agosto 2026. Aveva "novantaquattro a
Jackson piazzò il dermalizzatore sul collo di Wayland. Esso si srotolò immediatamente e si estese in una densa rete di sottili neuroni sintetici sopra il volto dell’uomo, scomparendo sotto il colletto del pigiama di seta per poi riapparire in fondo ai piedi. Un bozzolo che strisciava e sondava. Ellie Lester distolse lo sguardo. I monitor non mostrarono lesioni o altra indicazione di intrusione da nessuna parte sulla pelle, nemmeno la più piccola ferita da puntura. Tutti i tubuli di alimentazione erano perfettamente funzionanti.
— Quando ha scoperto il corpo del signor Wayland?
— Appena prima di chiamare lei. Ero venuta a controllarlo.
— E lo ha trovato come è adesso?
— Sì. Non ho toccato né lui né niente che fosse nella stanza.
La rete del dermalizzatore si ritrasse. Jackson infilò una sonda polmonare nella narice sinistra di Wayland. Non appena toccò la membrana mucosa, la sonda si attivò e scomparve lungo i bronchi per raggiungere i polmoni.
— Ultima espansione polmonare alle 6:42 ora della Costa Est — disse Jackson. — Nessuna traccia di a
— Nulla di insolito — rispose lei seccamente.
— Non lasciava spesso la sua stanza, eccetto che per essere portato nella stanza di alimentazione. Lei può accedere ai dati del roboinfermiere, può portarselo via, addirittura. Io cercavo di venirlo a trovare ogni tanto. Quando sono entrata questa sera lui era morto e il robot si trovava in pausa.
— Senza avere inviato segnali di malfunzionamento al sistema di casa? È insolito.
— Ha segnalato. Lei può accedere a tutti i dati della casa e verificare per conto suo. Io però non ero in casa e il collegamento alla linea di comunicazione funzionava male. È ancora in quelle condizioni. Io non l’ho toccato, quindi può controllare.
Jackson obiettò: — Ma allora come ha fatto a chiamarmi?
— Dalla mia linea mobile. Ho anche chiamato la ditta di riparazione. Lei può accedere…
— Non voglio nessuno dei suoi dati — rispose Jackson. Si accorse del proprio tono di disprezzo e cercò di modificarlo. Il collegamento ufficiale era ancora aperto. — Ma la polizia potrebbe volerli. Io non faccio altro che certificare la morte, signorina Lester. Non effettuo indagini.
— Ma… significa forse che informerà le autorità? Non capisco. Il mio bisno
— Adesso ci sono molte persone di novantaquattro a
I suoi occhi scintillanti si spalancarono e lei lanciò un’occhiata di chiaro trionfo all’apparecchio di comunicazione. — Che diamine, dottor Aranow, non ha consultato i dati del suo paziente durante il tragitto fin qui? Le avevo detto che avrei autorizzato il suo accesso.
— La corsa in robotaxi è stata breve. Abito a soli tre isolati di distanza.
— Ma ha avuto quattro minuti di tempo libero mentre aspettava il robotaxi! — Lo fissò dalla sedia con espressione trionfante, inarcando le sopracciglia. Lui avrebbe scommesso qualsiasi cosa che il suo QI non era stato modificato geneticamente.