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–Siediti", disse, smettendo per un attimo di scrivere e guardandomi attraverso il vetro bianco e gli specchi bordati d'oro.

Dopo qualche minuto, dopo aver rimesso a posto con cura il libro dei conti su cui stava scrivendo, si avvicinò alla sedia su cui ero seduto io e a bassa voce parlò così:

–Ho voluto che tua madre fosse presente a questa conversazione, perché si tratta di una questione seria sulla quale ha la mia stessa opinione.

Si avvicinò alla porta per aprirla e gettare via il sigaro che stava fumando, e continuò così:

–Siete con noi da tre mesi, e solo dopo altri due il signor A*** potrà partire per l'Europa, ed è con lui che dovete andare. Questo ritardo, in un certo senso, non significa nulla, sia perché ci fa molto piacere averti con noi dopo sei a

Poi, facendo una pausa, continuò:

–C'è qualcosa nel vostro comportamento che devo dirvi che non è giusto: avete solo vent'a

–Sì, signore", risposi.

–Volete accettare tutto questo?

–Tutto, tutto!

–Penso di parlare non solo a un figlio, ma al gentiluomo che ho cercato di formare in voi.

In quel momento mia madre si nascose il viso nel fazzoletto. Mio padre, forse commosso da quelle lacrime e forse anche dalla risoluzione che aveva trovato in me, sapendo che la voce gli sarebbe venuta meno, smise di parlare per qualche istante.

–Ebbene", continuò, "dato che questa nobile risoluzione vi anima, converrete con me che non potrete essere il marito di Maria prima di cinque a

–In cambio di tutto ciò che vi concediamo", disse rivolgendosi a mia madre, "dovete promettermi quanto segue: di non parlare a Maria del pericolo che la minaccia, né di rivelarle nulla di ciò che è accaduto tra noi questa notte. Devi anche conoscere la mia opinione sul tuo matrimonio con lei, se la sua malattia dovesse persistere dopo il tuo ritorno in questo Paese – perché presto ci separeremo per alcuni a

Mio padre rimase per qualche istante nella stanza. Pensando che il nostro colloquio fosse concluso, mi alzai per ritirarmi; ma lui riprese il suo posto e, indicando il mio, riprese il discorso così.

–Quattro giorni fa ho ricevuto una lettera dal signor de M*** che mi chiedeva la mano di Maria per suo figlio Carlos.

Non riuscii a nascondere la mia sorpresa per queste parole. Mio padre sorrise impercettibilmente prima di aggiungere:

–Il signor de M*** vi concede quindici giorni per accettare o meno la sua proposta, durante i quali verrete a farci la visita che mi avete promesso in precedenza. Tutto sarà facile per voi dopo quanto è stato concordato tra noi.

–Buona notte, allora", disse, posando la sua mano sulla mia spalla, "che tu sia molto felice nella tua caccia; ho bisogno della pelle dell'orso che ucciderai per metterla ai piedi della mia branda.

–Va bene", risposi.

Mia madre mi tese la mano e, stringendo la mia, disse:

–Vi aspettiamo in anticipo; fate attenzione a quegli animali!

Nelle ultime ore mi erano girate intorno così tante emozioni che quasi non riuscivo ad accorgermi di ognuna di esse, ed era impossibile per me affrontare la mia strana e difficile situazione.

Maria minacciata di morte; promessa come ricompensa per il mio amore, con una terribile assenza; promessa a condizione di amarla di meno; io obbligato a moderare un amore così potente, un amore per sempre posseduto da tutto il mio essere, a pena di vederla scomparire dalla terra come una delle bellezze fuggitive delle mie fantasticherie, e di dover apparire d'ora in poi ingrato e insensibile forse ai suoi occhi, solo per una condotta che la necessità e la ragione mi costringevano ad adottare! Non potevo più ascoltare le sue confidenze con voce commossa; le mie labbra non potevano toccare nemmeno l'estremità di una delle sue trecce. Tra me e la morte, tra la morte e me, un passo in più verso di lei sarebbe stato come perderla; e lasciarla piangere nell'abbandono era una prova al di là delle mie forze.

Cuore vile! Non eri capace di lasciarti consumare da quel fuoco che, mal nascosto, poteva consumare lei? Dov'è ora, ora che non palpiti più; ora che i giorni e gli a

Eseguendo i miei ordini, Juan Ángel bussò alla porta della mia stanza all'alba.

–Come va la mattinata? -chiesi.

–Mala, mio padrone; vuole piovere.

–Bene. Vai alla montagna e di' a José di non aspettarmi oggi.

Quando ho aperto la finestra mi sono pentito di aver mandato via l'omino nero che, fischiettando e canticchiando i bambù, stava per entrare nel primo lembo di foresta.

Un vento freddo e fuori stagione soffiava dalle montagne, scuotendo i cespugli di rose e facendo oscillare i salici, e distraendo la strana coppia di pappagalli viaggiatori nel loro volo. Tutti gli uccelli, lusso del frutteto nelle mattine allegre, erano silenziosi e solo i pellari svolazzavano nei prati vicini, salutando con il loro canto la triste giornata invernale.