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— Sara

— Questa è la parte difficile. Direi che saremmo tutti capaci di riportare indietro qualcosa, che cammina e parla come gli altri. Che questo qualcosa sia Simon, è un altro paio di maniche.

La No

— Uhm, alle do

La No

— Che hai detto? Queste vecchie orecchie mi ha

— Scusami. È la forza dell’abitudine — disse la bambina.

— Vedo che ti sei messa in testa delle idee non all’altezza della tua condizione — dichiarò freddamente la No

E fu così che mentre l’intera facoltà dell’Università Invisibile stava cenando nella venerabile sala, le porte furono spalancate con effetto drammatico. Che fu però rovinato in parte quando uno dei battenti urtò contro un cameriere e andò a colpire con violenza la tibia della No

Esk si affrettava dietro di lei, acutamente consapevole delle centinaia di occhi rivolti verso di loro.

Il rumore della conversazione e l’acciottolio delle posate cessò. Un paio di sedie ve

Un mago di rango mediano (che Esk riconobbe come il docente di Astrologia Applicata) si precipitò verso di loro, agitando le mani.

— Nononono — gridò. — È la porta sbagliata. Dovete andarvene.

— Non badare a me — gli disse calma la No

— Nonono, è contro le tradizioni, dovete andarvene adesso. Alle signore non è permesso l’ingresso.

— Io non sono una signora, sono una strega — replicò la vecchia. E, rivolta a Esk, le chiese: — È molto importante?

— Non credo — rispose la piccola.

— Bene. — La No

Esk le batté sulla schiena. Dimostrando una grande presenza di spirito, due maghi se l’erano svignata dalla porta alle loro spalle, e adesso diversi portieri del college avanzavano minacciosi nella sala, tra le acclamazioni e gli sghignazzi degli studenti. Alla bambina i portieri, che vivevano appartati nella loro casetta, non erano mai andati molto a genio. Ma in quel momento provò per loro un moto di simpatia.

Due di loro allungarono le mani pelose e afferrarono la No

— Gli spilloni — spiegò la No

Alzò le mani per ottenere silenzio e la sala rimase in attesa mentre la No

— Chi sono quei buffoni? — domandò, muovendo appena le labbra.

— Erano i sommi maghi — bisbigliò Esk.

— Ha





— Sono noiosi da spolverare, è tutto quello che so — disse la bambina.

Tagliangolo stava piantato a gambe larghe, mani ai fianchi e gomiti in fuori, con lo stomaco che ricordava un pendio per sciatori principianti. Tutta la sua persona aveva assunto la posa che di solito viene associata a Enrico VIII, ma con una opzione su Enrico IX e pure X.

— Allora? Che significa questo oltraggio? — le aggredì.

— Lui è importante? — domandò a Esk la No

— Io, signora, sono l’Arcicancelliere! E dirigo questa Università! E lei, signora, è entrata illegalmente su un territorio assai pericoloso! L’avverto che… smettila di fissarmi così!

Tagliangolo indietreggiò barcollante, con le mani alzate per ripararsi dallo sguardo della No

Gli occhi della No

Esk non glieli aveva mai visti così. Erano assolutamente d’argento, simili a specchietti rotondi, che riflettevano tutto ciò che vedevano. Nelle loro profondità, Tagliangolo era diventato un puntolino, la bocca spalancata, le braccine come stecchini che si agitavano disperate.

L’Arcicancelliere urtò contro un pilastro e lo shock lo fece tornare in sé. Scosse irritato la testa, mise una mano a coppa intorno alla bocca e mandò un fascio di fuoco bianco verso la strega.

Senza abbassare il suo sguardo iridescente, la No

Gli occhi le si ingrandirono.

Tagliangolo scomparve. E al suo posto era arrotolato un grosso serpente, pronto a colpire.

La No

Il serpente dive

Il canestro si tramutò nella folata di neve dei Giganti del Ghiaccio, che ricoprì di ghiaccio il mostro che si dimenava.

Il rettile diventò una tigre dalle za

La folata nevosa diventò una pozza di bitume ribollente.

La tigre dive

La pozza di bitume si tramutò allora in un cappuccio ornato di un ciuffo di piume.

Poi le immagini presero a tremolare via via che una forma rimpiazzava un’altra forma. Onde stroboscopiche danzavano nella sala. Si alzò un vento magico, spesso e oleoso, che faceva sprizzare dalle barbe e dalle dita scintille di ottarino. In mezzo a tutto questo Esk distingueva, attraverso gli occhi che le lacrimavano, le due figure della No

Ma si rendeva conto di un’altra cosa, un suono così acuto che l’udito quasi non lo captava.

Lo aveva già udito, su quella fredda distesa… un pigolio, il ronzio di un alveare, il rumore dello scavo di un termitaio…

— Vengono! — urlò al di sopra del tumulto. — Sta

Uscì carponi da dietro il tavolo dove aveva cercato rifugio dal magico duello e cercò di raggiungere la No

Il ronzio si era fatto più forte, così che l’aria rombava come un cadavere di tre settimane in una giornata estiva. Esk fece un altro tentativo per raggiungere la No

Si guardò intorno freneticamente in cerca degli altri maghi. Ma quelli che erano fuggiti dagli effetti della magia, si nascondevano tremanti dietro il mobilio rovesciato mentre la tempesta occulta impazzava sulle loro teste.