Добавить в цитаты Настройки чтения

Страница 25 из 52

Nel frattempo Esk, ascoltando senza parere, aveva trovato la carovana che si radunava per dirigersi a Ankh-Morpork. Il capoccia sedeva a un tavolo fatto da un’asse appoggiata su due barili.

Era affaccendato.

Stava parlando con un mago.

Come sa

— Abbastanza equo, Maestro Treatle, ma che mi dici del giovanotto? — domandò il capoccia, un certo Adab Gander, una figura imponente, in giustacuore, cappello floscio portato con aria spavalda, e go

— È apprendista — ribatté Treatle, un mago alto e sparuto, che dai paludamenti risultava appartenere agli Antichi e Originali Fratelli della Stella d’Argento, uno degli otto ordini della loro specie.

— Allora non è mago, lui — affermò Gander. — Conosco le regole, e uno non è un mago se non ha la verga. E lui non ce l’ha.

— Proprio ora è diretto all’Università Invisibile per sistemare questo piccolo dettaglio — replicò Treatle con aria di superiorità. I maghi rinuncialo al denaro ancor meno di quanto le tigri rinuncino alle loro za

Gander guardò il giovanotto in questione. Ai suoi tempi aveva conosciuto parecchi maghi e si reputava buon giudice. Doveva ammettere che quel ragazzo sembrava avere la stoffa del mago. In altre parole, era un tipo sottile, anzi scarno, con il pallore di chi legge libri inquietanti in ambienti insalubri, con occhi acquosi simili a due uova in camicia. Al capoccia ve

"Per arrivare in cima" pensò "gli serve soltanto un piccolo handicap. I maghi soffrono di mala

— Come ti chiami, ragazzo? — gli chiese il più gentilmente possibile.

— Ssssssssss — disse quello. Il pomo d’Adamo gli andava su e giù come un pallone prigioniero. Rivolse un muto appello al suo compagno.

— Simon — disse Treatle.

— … imon — completò Simon, riconoscente.

— Sei capace di lanciare palle di fuoco o incantesimi vorticosi, del tipo di quelli da scagliare contro un nemico?

Simon guardò di sottecchi Treatle.

— N

— Il mio giovane amico pratica una magia superiore allo scagliare semplicemente dei sortilegi — asserì il mago.

— … o — terminò Simon.

Gander a

— S…

— Fai un semplice ce

Riconoscente, Simon fece ce

Gander esaminò la lista che aveva davanti e cancellò "mago".

Sulla pagina si disegnò una piccola ombra. L’uomo alzò gli occhi e senza volerlo sobbalzò.

— Allora? — disse freddamente.

— Voglio andare ad Ankh-Morpork — disse Esk — per piacere. Ho del denaro.

— Torna a casa da tua madre, bambina.

— No, davvero. Voglio cercare la mia fortuna.

Gander sospirò. — Perché tieni in mano quella scopa?

Esk la guardò come se non l’avesse mai vista prima.

— Ogni cosa deve stare da qualche parte — spiegò.

— Torna a casa tua, ragazzina. Non conduco fuggiaschi ad Ankh-Morporh. Alle fanciulline possono accadere cose strane nelle grandi città.





L’interesse di Esk si risvegliò. — Che genere di cose strane?

— Senti, ti ho detto di tornare a casa, giusto? Ora!

Riprese in mano il gessetto e continuò a spuntare i vari articoli sulla sua lavagna, sforzandosi d’ignorare lo sguardo fisso che sembrava perforargli la cima della testa.

— Posso rendermi utile — a

Gander lasciò andare il gessetto e si grattò il mento, irritato.

— Quanti a

— Nove.

— Bene, signorina Novea

— Oh! — Esk si guardò intorno nella piazza affollata. — Quali di queste strade porta ad Ankh, allora?

— Quella laggiù, con la porta.

La bambina lo ringraziò gravemente. — Addio. Spero che non avrai altri guai e che la tua testa vada meglio.

— Giusto — disse incerto Gander. Tamburellò con le dita sul tavolo mentre osservava Esk allontanarsi in direzione della strada per Ankh. Una strada lunga e tortuosa. Una strada infestata da ladri e da gnoll. Una strada che si arrampicava su per gli alti passi montani e si snodava attraverso deserti aridi.

— Oh, maledizione! — esclamò sottovoce. — Ehi! Tu.

No

Anzitutto, decise, non avrebbe dovuto permettere a Hilta di convincerla a prendere in prestito la sua scopa: era vecchia, non affidabile, volava solo di notte e anche allora non riusciva ad andare che al trotto.

Il potere magico che la faceva sollevarsi in aria era diventato con l’uso talmente debole da cominciare ad agire soltanto quando il maledetto arnese aveva già preso una certa velocità. In effetti, quella era l’unica scopa ad avere bisogno di un energica messa in moto.

Fu così che, mentre No

Il secondo problema fu che l’orso l’aveva trovata per primo. In realtà il problema non si era rivelato poi tanto grave. Infatti la No

Fu una notte piuttosto scomoda né la mattina andò meglio per il gruppo di cacciatori che, verso l’alba, si affacciarono sull’orlo della fossa.

— Era tempo — esclamò la No

Quelli, sbalorditi, ritirarono la testa e lei li sentì bisbigliare in fretta. Avevano visto il cappello e la scopa.

Alla fine ricomparve, con una certa riluttanza, un viso barbuto, come se il corpo al quale era attaccato venisse spinto in avanti.

— Uhm — cominciò l’uomo — ascolta, madre…

— Non sono una madre — scattò la No

— È solo un modo di dire — ribatté il cacciatore in tono di rimprovero.

— È un maledetto insulto, ecco che cos’è!

Altro rapido bisbiglio.

— Se non esco di qui — minacciò la No

La testa ricomparve.

— È proprio questo il punto, no? — disse la voce. — Cioè, che succede se ti tiriamo fuori? Sembra meno rischioso, tutto considerato, se ci limitiamo a riempire la fossa. Niente di personale, capisci.