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Gli occhi di Esk brillavano. La piazza era un mosaico di rumori, colori, odori. Su un lato si ergevano i templi delle più importanti deità del Disco e da essi filtravano profumi arcani che, uniti agli odori delle merci, formavano un miscuglio complesso di fragranze. C’erano bancarelle piene di seducenti curiosità che lei moriva dalla voglia di esaminare.

La No

C’era un piccolo banco coperto, drappeggiato di nero e polveroso, incastrato tra due case. Insignificante com’era, sembrava tuttavia che facesse ottimi affari. Le clienti erano per lo più do

Era straordinario come uno stand, ignoto alla maggior parte della gente, fosse così popolare.

— Che c’è lì dentro? — domandò Esk. — Cosa comprano tutti?

— Medicine — affermò la No

— Nelle città ci debbono essere un sacco di malati — osservò la bambina con aria grave.

Dentro, la botteguccia era una massa di ombre e l’odore delle erbe era tanto denso da poterlo imbottigliare. La No

Un’ombra si mosse nei recessi semibui del locale e una mano dalla pelle scura e grinzosa si posò leggera sulle sue.

— Posso aiutarti, signorina? — La voce, gracchiante, aveva i toni di uno sciroppo di fichi. — Vuoi conoscere il tuo futuro a forse è il tuo futuro che vuoi cambiare?

— Lei sta con me — sibilò la No

L’ombra davanti a Esk si chinò in avanti.

— Esme Weatherwax? — chiese.

— In persona. Ancora a vendere gocce miracolose e piccoli amuleti, Hilta? Come te la passi?

— Meglio del solito perché ti rivedo — rispose l’ombra. — Cosa ti porta giù dalle montagne, Esme? E questa piccola… è forse la tua assistente?

— Per piacere, che cosa vendi? — domandò Esk.

L’ombra rise. — Oh, delle cose per impedirne altre che non dovrebbero succedere e aiutare quelle che dovrebbero, tesoro. Aspettate un attimo che io chiuda, mie care, e sarò subito da voi.

L’ombra passò accanto a Esk in una scia di fragranze e chiuse le tende davanti al chiosco. Poi tirò su i drappeggi sul retro facendo entrare la luce pomeridiana.

— Non posso sopportare l’oscurità e respirare quest’aria — dichiarò Hilta Trovacapra — ma è quello che si aspettano i clienti. Tu sai com’è.

— Sì — a

Hilta, una do

— È così che va

Si sedettero su balle di erbe sconosciute nel cantuccio privato ricavato tra i muri ad angolo delle due case, e bevvero un liquido verde e fragrante in lazze sorprendentemente delicate. Al contrario della No

Difficile descriverla. Ma era impossibile immaginarle inchinarsi davanti a chicchessia.

— Allora, come va la vita? — chiese la No

L’altra strega alzò le spalle e con il suo gesto fece perdere la presa al capotamburo proprio quando era quasi riuscito a tornare in cima.

— Come l’amante frettoloso, viene e se ne… — cominciò e si arrestò vedendo l’occhiata significativa che l’amica lanciava a Esk.





— Non male, non male — rimediò in fretta. — Il consiglio ha provato una volta o due a buttarmi fuori, sai, ma ha

— Cattivo Somaro — disse pronta Esk. Prese da uno scaffale un vasetto di coccio e ne odorò il contenuto.

— Va abbastanza bene — concesse la No

Esk a

— Non ne riconosco nessuna — disse, rivolgendosi più che altro a se stessa. — Cosa da

— Libertà — dichiarò Hilta, che aveva un udito fine. Poi, rivolta di nuovo alla No

— Non tanto. Lei ha potere, ma di quale genere non sono sicura. Potrebbe essere quello di un mago.

Hilta si girò lentamente e squadrò Esk da capo a piedi.

— Ah! — esclamò. — Questo spiega la verga. Mi chiedevo di che parlassero le api. Bene, bene. Dammi una mano, piccola.

Esk le tese una mano. Le dita di Hilta erano così piene di anelli che era come pescare in un sacchetto di noci.

La No

— Non credo che questo sia necessario — disse severamente. — Non tra di noi.

Esk interloquì: — Tu lo fai, No

La No

— I Poteri Che Esistono ha

— Be’, suvvia! — s’impazientì la No

— No, calmati. È vero — ribatté Hilta.

— Uhm.

— Vedo che siete all’inizio di un lungo viaggio — osservò l’amica.

— Incontrerò uno sconosciuto alto e bruno? — chiese Esk, esaminandosi il palmo. — La No

La vecchia sbuffò e Hilta rispose: — No. Ma sarà un viaggio molto strano. Andrete assai lontano pur restando nello stesso posto. E la vostra sarà una direzione strana. Sarà un’esplorazione.

— Puoi dire tutto questo dalla mia mano?

— Be’, principalmente sto solo indovinando. — Hilta si appoggiò all’indietro e allungò una mano per prendere la teiera (il capotamburo, che era risalito a mezza strada, ricadde sui cembalisti arrancanti). La do