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E perciò, diversamente da Faina, non avrebbe mai scelto la via più facile.

«Sarò ben lieta di portargli il vostro messaggio», rispose Tenar. «Soltanto lui, però, potrà decidere di ascoltarlo.»

Il Maestro dei Venti sorrise. «È sempre stato così», disse. «Qualunque cosa abbia fatto, è sempre stato solo lui a decidere.»

«Lo conoscete da molto tempo?»

«Da prima che lo conosceste voi, signora. Gli ho insegnato», disse il mago, «quello che ho potuto… È arrivato alla scuola di Roke ancora ragazzo, accompagnato da una lettera di Ogion in cui si diceva che aveva grandi poteri. Ma la prima volta che lo portai fuori su una barca, per insegnargli come parlare al vento, ha sollevato una tromba marina. Allora mi resi conto di quale sarebbe stato il nostro futuro. Pensai: o prima dei sedici a

«È ancora l’Arcimago?» chiese Tenar. Si accorse subito di aver fatto una domanda terribilmente ignorante, e dopo il silenzio che ne seguì temette di essersi dimostrata indiscreta, e non solo ignorante.

Il mago rispose, infine: «In questo momento non c’è un Arcimago di Roke». Lo disse in tono estremamente cauto, scegliendo con attenzione le parole.

Tenar non osò chiedergli di spiegarsi meglio.

«Credo», disse il re, «che la Guaritrice della Runa della Pace possa far parte del consiglio del nostro regno; siete d’accordo con me, signore?»

Dopo un’altra pausa, e un po’ a malincuore, il mago disse: «Certamente».

Il re attese, ma il mago non disse altro.

Allora, Leba

«Il drago mi lasciò a Roke, ma portò via lui. Il custode della porta della Grande Casa disse allora: ‘Ha finito di agire. Torna a casa’. E prima ancora, sulla spiaggia di Selidor, lui mi aveva ordinato di lasciare il suo bastone, perché ormai non era più un mago. Così, i Maestri di Roke si consultarono per eleggere un nuovo Arcimago.

«Vollero che fossi presente anch’io, perché sapessi quello che deve sapere un re sul Consiglio dei Saggi. E inoltre ero presente per sostituire uno di loro: Thorion l’Evocatore, la cui arte si era volta contro lui medesimo, a opera del grande male che Lord Sparviero ha trovato e ha fermato. Quando eravamo nel deserto, tra la parete e le montagne, io vidi Thorion. Lord Sparviero gli parlò e gli insegnò come tornare alla vita al di là della parete. Ma Thorion non prese quella strada. Non fece ritorno.»

Con le mani forti e affusolate, il giovane re strinse con violenza il legno della balaustra, continuando a fissare le onde marine. Tacque per un istante, poi riprese il racconto.

«Così, fui io a completare il numero dei nove che si raccolsero per scegliere il nuovo Arcimago.

«Sono… sono dei saggi», continuò, lanciando un’occhiata a Tenar. «Non solo conoscono la loro arte, ma sono persone fidate. Si servono delle differenze tra loro, come ho visto fare altre volte, per rendere più salda la loro decisione. Ma questa volta…»

«Il fatto è», interve





«Io guardavo in terra», disse Leba

«Così, alla fine ci rivolgemmo a una persona che conosceva certamente i nomi: il Maestro dei Nomi. Questi stava osservando attentamente il Maestro degli Schemi che sedeva in mezzo alle sue piante come un ceppo di legno. Dovete sapere che ci incontriamo nel Boschetto, tra quegli alberi le cui radici sono più profonde delle stesse isole. Ormai era già sceso il crepuscolo. A volte tra quegli alberi c’è una luce, ma non quella notte. Era buio, non c’erano le stelle, al disopra degli alberi il cielo era nuvoloso. E il Maestro degli Schemi si alzò e prese la parola… ma nella sua lingua, non nell’Antica Lingua, non in hardico ma in kardico. Pochi di noi la conoscevano: in gran parte non sapevamo neppure di che lingua si trattasse, e non sapevamo che cosa pensare. Ma il Maestro dei Nomi ci disse quel che aveva detto il Maestro degli Schemi: una do

S’interruppe. Non guardava più Tenar. Dopo qualche istante, lei chiese: «E niente di più?»

«Non una parola. Quando lo interrogammo, ci fissò e non seppe che cosa rispondere, perché aveva parlato in una visione, capite… Aveva visto lo schema delle cose, il modello, e non è materia che si possa facilmente trasformare in parole, e ancor meno in idee. Neanche lui sapeva che cosa pensare: sapeva quel poco che sapevamo noi.»

I Maestri di Roke erano degli insegnanti, dopotutto, e il Maestro dei Venti era un buon insegnante: non poté fare a meno di darle dei chiarimenti. Più di quanto non volesse in partenza, forse. Guardò per un istante Tenar e poi distolse gli occhi.

«Sembrava dunque che dovessimo proprio venire a Gont. Ma perché? Per cercare chi? ‘Una do

«Certo», confermò Leba

«Nove membri del Consiglio bagnati e uno solo felice», commentò il Maestro dei Venti.

Tenar rise. Non poteva fare a meno di provare simpatia per quell’uomo. Se era così guardingo verso di lei, anche a lei conveniva essere cauta nei suoi confronti; ma con Leba

«La do

«Anch’io ero dell’idea», disse il mago, con un’aria di sincerità che forse era vera, «che non poteste essere voi, signora. Per prima cosa, il Maestro degli Schemi avrebbe certo detto il vostro nome durante la visione. Sono così pochi coloro che portano apertamente il loro nome vero! Tuttavia, il Consiglio di Roke mi ha incaricato di chiedervi se conoscete qualche do