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«Sì. Sì, giustissimo. Non possiamo introdurre nessuna delle cose che non vogliono più nel loro mondo.»

«Mi è dispiaciuto moltissimo farlo. Mi è sembrato di agire in collusione con loro.»

«Il margine tra collusione e rispetto può essere esiguo» disse Tong. «Per nostra sfortuna, noi occupiamo proprio quel margine, qui.»

Per un attimo, Sutty percepì nel chiffewariano una cupa gravità. Tong Ov si era estraniato, aveva lo sguardo perduto lontano, molto lontano. Poi tornò da lei, gioviale e sereno.

«D’altra parte» disse, «ci sono parecchi frammenti di vecchia scrittura dipinti qui e là nella città, no? Senza dubbio è considerata i

Sutty assunse un’espressione interrogativa.

«Lo Stato Azienda obbliga i compositori a usare quella che io conosco come l’ottava terrestre.»

Sutty assunse un’espressione stupida.

Tong le cantò un’ottava.

Sutty cercò di assumere un’aria intelligente.

«La chiamano la Scala Scientifica degli Intervalli, qui» spiegò Tong. Vedendo che lei pareva ancora piuttosto perplessa, le chiese sorridendo: «La musica akana ti sembra più familiare di quanto non ti aspettassi?».

«Non ci avevo pensato… non so. Non ho orecchio per la musica. Non so cosa siano le tonalità.»

Il sorriso di Tong si allargò. «Stando alla musica akana che ho avuto modo di ascoltare, nemmeno loro sa

«Che sia tutta colpa nostra.»

Dopo un istante di esitazione, Tong a

I chiffewariani si assumevano la responsabilità, però non coltivavano la colpa come facevano invece i terrestri. Sutty si rese conto di averlo frainteso. Capì di averlo sorpreso, dicendo quelle parole. Ma lei non sapeva che farsene della discrezione. Non disse nulla.

«Cosa credi che intendesse dire lo stregone, a proposito delle storie e della gente che le raccontava?»

Sutty cercò di concentrarsi sulla domanda, ma non ci riuscì. Non era più in grado di seguire Tong Ov. Conosceva il significato del detto: tirare troppo la corda. La sua corda adesso la soffocava, le serrava la gola.

Disse: «Pensavo mi avessi convocata per comunicarmi il mio trasferimento».

«Mandarti via dal pianeta? No! No, no» fece Tong, con stupore e pacata gentilezza.

«Mandarmi qui è stato un errore.»

«Perché dici questo?»





«Ho fatto tirocinio come linguista ed esperta di letteratura. Su Aka non è rimasta che una lingua, e la letteratura non esiste più. Volevo diventare una storica. Ma com’è possibile, su un mondo che ha distrutto la propria storia?»

«Non è facile» disse Tong, con sincera emozione. Si alzò per controllare il registratore di file. «Per favore, Sutty, dimmi una cosa. L’omofobia istituzionalizzata è molto difficile per te?»

«Sono cresciuta circondata dall’omofobia.»

«Sotto gli Unisti.»

«Non solo gli Unisti.»

«Capisco» fece Tong. Rimanendo in piedi, parlò scegliendo con cura le parole, guardandola; lei abbassò lo sguardo. «So che hai vissuto un grande sconvolgimento religioso. E considero la Terra un mondo con una storia condizionata dalle religioni. Quindi, per me, sei la più adatta del nostro gruppo per compiere un’indagine sulle vestigia della religione di questo pianeta, sempre che esistano. Ki Ala non ha nessuna esperienza in fatto di religione, e Garru non è per nulla obiettivo nei confronti di essa.» S’interruppe di nuovo. Sutty non proferì parola. Tong riprese: «La tua esperienza non ha favorito certo un atteggiamento distaccato da parte tua. Aver vissuto tutta la vita sotto la repressione teocratica, e il disordine e la violenza degli ultimi a

Sutty doveva parlare, adesso. Disse gelida: «Credo, grazie alla mia formazione, di essere in grado di osservare un’altra cultura senza eccessivi pregiudizi».

«Grazie alla tua formazione e al tuo carattere… sì. Ne sono convinto anch’io. Ma le pressioni di una teocrazia aggressiva, tutto quello che hai dovuto subire, potrebbero benissimo avere lasciato in te un residuo di diffidenza, di resistenza. Quindi, se ti sto chiedendo di osservare qualcosa che detesti, ti prego di dirmelo.»

Trascorsi alcuni istanti che le parvero molto lunghi, lei disse: «La musica non è proprio il mio campo».

«Penso che la musica sia solo un piccolo elemento di qualcosa di molto grande» replicò Tong, lo sguardo mite, implacabile.

«Non c’è problema, allora» disse Sutty. Aveva freddo; si sentiva artificiosa, sconfitta. Le faceva male la gola.

Tong attese un po’, caso mai lei avesse qualcosa da aggiungere, poi accettò le sue parole come una risposta definitiva. Raccolse il microcristallo contenente la registrazione e glielo porse. Sutty lo prese automaticamente.

«Leggilo e ascolta la musica qui in biblioteca, per favore, poi cancellalo» le disse. «La cancellazione è un’arte che dobbiamo apprendere dagli akani. Davvero! Non scherzo. Gli hainiani vogliono tenersi stretto tutto. Gli akani vogliono buttare via tutto. Forse c’è una via di mezzo, eh? Comunque, per la prima volta abbiamo la possibilità di andare in una zona dove forse la storia non è stata del tutto cancellata.»

«Non so se saprò riconoscere quello che vedo, quando lo vedrò. Ki Ala è qui da dieci a

«Non ho mai vissuto il dramma di una grande rivoluzione sociale» replicò Tong. «E neppure Ki Ala. Noi siamo figli della pace, Sutty. Ho bisogno di una figlia del conflitto. In ogni modo, Ki Ala è analfabeta. Io sono analfabeta. Tu sai leggere.»

«Lingue morte in caratteri proibiti.»

Tong la guardò di nuovo a lungo, in silenzio, con una tenerezza autentica, impersonale, intellettuale. «Credo che tu tenda a sottovalutare le tue capacità, Sutty» disse infine. «Gli Stabili ti ha

Attese, finché lei non disse: «D’accordo, lo farò».

«Prima che tu parta per le montagne, sempre che accetti, voglio anche che consideri i rischi. O meglio, che tenga presente che non sappiamo quali possono essere i rischi. Gli akani non sembrano gente violenta, ma è difficile stabilirlo dalla nostra posizione isolata. Non so perché all’improvviso ci abbiano dato il permesso di fare questo viaggio. Avra