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Ursula Le Guin

Il mondo della foresta

1

Davidson

Due episodi del giorno precedente erano nei pensieri del capitano Davidson al suo risveglio, e lui rimase a osservarli nell’oscurità, per un lungo periodo di tempo, senza alzarsi dal letto.

Uno positivo: il nuovo carico di do

La fila di 212 figurette poppute svanì dalla mente di Davidson, scacciata dall’immagine della pioggia che scendeva sulla terra dissodata, la rimescolava fino a trasformarla in fango, stemperava quel fango fino a ridurlo a una brodaglia rossiccia che scivolava lungo le rocce e precipitava in un mare spazzato dai piovaschi.

L’erosione era cominciata ancor prima che lui lasciasse l’Isola Discarica per andare a comandare Campo Smith, e, poiché era dotato di una memoria visiva eccezionale, del tipo che viene chiamato "memoria eidetica", poteva adesso ricordare la scena, in modo fin troppo chiaro.

Pareva che quel cervellone di Kees fosse nel giusto e che occorresse lasciare in piedi un mucchio di alberi nei punti dove si intendeva i

Ma la Terra era un pianeta addomesticato, mentre New Tahiti non lo era. E lui era lì per questo: per addomesticarlo. Se l’Isola Discarica è adesso ridotta a nient’altro che rocce e fossi, facciamoci un segno sopra, ricominciamo su un’altra isola e la prossima volta faremo meglio. Non puoi tenerci fermi, siamo Uomini.

Imparerai presto cosa significhino queste parole, maledetto pianeta, pensò Davidson, e si concesse un sorrisino nell’oscurità della baracca, poiché gli piacevano le sfide. E, pensando agli Uomini, il suo pensiero corse alle Do

— Ben! — ruggì, mettendosi a sedere sul letto e posando i piedi nudi sul terreno nudo. — Acqua calda, subito, svelto, scattare!

Il ruggito lo destò completamente, con sua piena soddisfazione. Si stiracchiò e si grattò il torace; s’infilò i calzoncini, uscì a grandi falcate dalla capa

— Colazione, svelto, scat-tare! — gridò Davidson, prendendo il rasoio dall’asse di legno non piallato, dove il creechie l’aveva posato, pronto per lui, insieme con un asciugamano e uno specchio inclinato.

Aveva un mucchio di cose da fare, oggi, poiché aveva deciso, in quell’ultimo minuto prima di alzarsi, di fare un volo fino alla Centrale per dare personalmente un’occhiata alle nuove do

Il vecchio creechie se la prendeva assai calma e ci metteva un’ora per portargli la colazione dalle cucine.





— Svelto, scat-tare! — gli gridò Davidson, e Ben accelerò fino a un ritmo di camminata il suo bighellonaggio disossato.

Ben era alto circa un metro, e il pelo della sua schiena era più bianco che verde; era vecchio, e tonto anche per un creechie, ma Davidson sapeva come trattarlo.

Un mucchio di persone non sapeva trattare i creechie, nemmeno una cicca, ma Davidson non aveva mai avuto difficoltà con quelle scimmie; era capace di domare qualsiasi creechie, se ne valeva la pena. Ma non ne valeva la pena. Porta qui un numero sufficiente di persone umane, costruisci macchine e robot, metti fattorie e città, e nessuno avrà più bisogno dei creechie. E la cosa sarà certo un bene.

Infatti, quel mondo, New Tahiti, era letteralmente fatto per gli uomini. Una volta spazzato e ripulito, una volta abbattute le buie foreste per creare grandi campi di grano, eliminate la tenebra primeva, la barbarie e l’ignoranza, sarebbe diventato un paradiso, un vero Eden. Un mondo migliore della Terra ormai esausta. E sarebbe stato il suo mondo. Poiché questo era ciò che Don Davidson era, nel profondo del suo cuore: un addomesticatore di mondi. Non era persona che amasse vantarsi, ma conosceva la propria misura. Semplicemente, lui era fatto così. Sapeva ciò che voleva, e come ottenerlo. E lo otteneva sempre.

La colazione atterrò tiepida nel suo stomaco. Il buon umore di Davidson non ve

— Don — disse Kees senza salutare — i boscaioli sono di nuovo andati a caccia di cervi nelle Strisce. Diciotto paia di palchi sono appese nella sala del Ritrovo.

— Nessuno è mai riuscito a impedire ai bracconieri il bracconaggio, Kees.

— Voi potreste fermarli. È per questo che viviamo sotto la legge marziale, è per questo che l’esercito governa in questa colonia. Per far rispettare le leggi.

Un attacco frontale da Ciccio Cervello! Era quasi da ridere.

— D’accordo — disse Davidson, in tono ragionevole — potrei fermarli. Ma guardate, sono gli uomini, quelli di cui mi curo; è il mio lavoro, come dite voi. E sono gli uomini, quelli che contano. Non gli animali. Se un po’ di caccia extra-legale aiuta gli uomini a vivere questa vita da maledetti, allora io intendo chiudere un occhio. Quegli uomini devono avere qualche ricreazione.

— Ha

— Voi fatelo pure, se vi sembra necessario — disse Davidson, che non perdeva mai la calma.

Era quasi patetico, il modo in cui gli europei come Kees diventavano tutti rossi in viso, quando perdevano il controllo delle proprie emozioni.

— Si tratta del vostro lavoro, dopotutto. Non ve ne porto rancore; potra