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Terminò, si schiarì la gola e si guardò le mani.

— In inglese — disse — è meno scorrevole che in titanide.

— Serpentone sarà orgoglioso dei suoi antenati — disse Chris. E aggiunse: — Però, questo non è proprio il migliore degli inizi, vero? — Indicò l’oscurità intorno a loro, le rocce spoglie. — Dovevano esserci anche Hichiriki, Cembalo, e gli altri tuoi amici, vero?

— Sì — disse lei, pensosa. — Anzi, avrei dovuto chiedere di cantare una parte anche a te.

— Te ne saresti pentita subito.

— Allora, canta qualcosa a bocca chiusa. Sta per nascere.

Era vero. Chris sentì il desiderio di fare qualcosa… bollire l’acqua, chiamare il medico, assistere Valiha. Ma il parto fu rapidissimo, e se c’era bisogno di assistenza medica, ne aveva bisogno Chris: di un tranquillante.

— Non posso fare niente?

— Segui le mie istruzioni — disse Valiha, ridendo. — Raccoglilo. … senza rovinare il cordone ombelicale, che gli serve ancora per qualche tempo. Portamelo. Sollevalo con due braccia, sotto lo stomaco. Il tronco cadrà in avanti; non fargli battere la testa, ma non preoccuparti.

Chris si avvicinò al piccolo titanide.

— Non respira!

— Non preoccuparti. Respirerà quando sarà pronto a farlo. Portamelo.

Serpentone era un mucchietto informe di ossa e di pelle bagnata. Per un momento, Chris non riuscì a capire quale parte fosse la testa; poi scorse una faccia aggraziata di bimbo di pochi a

Cercò di sollevarlo, dapprima con cautela, e poi, dopo alcuni tentativi, mettendosi d’impegno. Serpentone pesava quanto lo stesso Chris. Aveva la pelle scivolosa, ma non c’era una goccia di sangue su di lui. Pareva un bambino di pochi a

Chris lo consegnò a Valiha, che lo sistemò davanti a sé e se lo appoggiò al petto. Serpentone aveva la testa che ciondolava. Chris notò che il cordone ombelicale non partiva dal centro dell’addome, ma dalla vagina posteriore del piccolo, e terminava nella vagina posteriore della madre. ,

Chris aveva già visto dei titanidi piccoli, ma non neonati. Serpentone gli sembrava… no, non brutto, ma strano, buffo. Del resto, anche i neonati umani gli erano sempre parsi buffi. Era un po’ imbarazzato e impacciato da tutta quell’esperienza, e questo gli dava fastidio: si conciliava male con l’immagine che Valiha aveva di lui come di un umano adulto, vigoroso e deciso, descrizione che era il miglior complimento da lui ricevuto da lungo tempo.

Serpentone tossì, e cominciò a respirare. Dopo qualche respiro affa

— Per qualche tempo, sarà alquanto impacciato — disse Valiha. — Cosa pensi di lui?

— È bellissimo, Valiha.

Lei aggrottò la fronte e tornò a guardare il piccolo, come per controllare di averlo osservato bene. Poi disse: — Non parlerai sul serio. Dimmi la verità.





Chris, come un conda

— Proprio così — disse Valiha. — Ma presto migliorerà. Hai visto gli occhi?

Valiha gli pettinò i capelli, e Chris lo lavò e lo asciugò. Presto il cordone ombelicale si staccò. Dopo essere stato ripulito, Serpentone parve un po’ più robusto di prima. Presto i suoi muscoli trovarono il giusto tono e riuscì a sollevare il torso senza aiuto. Mentre si prendevano cura di lui, continuò a osservarli con i suoi occhi scintillanti, ma non disse una parola.

Valiha era emozionatissima. — Sai — disse — è un’esperienza meravigliosa. La ricordo perfettamente. Da un momento all’altro ti desti, passi da un mondo di puri desideri e pure sensazioni a uno pieno di oggetti e di creature. E senti il desiderio di parlare. Nel tuo cervello si forma la prima idea da comunicare agli altri. Conosci le parole, ma finché non hai l’esperienza, sono concetti un po’ misteriosi. Per un po’, sei pieno di domande, ma non devi mai chiedere il nome degli oggetti. Vedi una pietra e pensi: "Oh, ecco com’è fatto un sasso!". Poi la raccogli e pensi: "Ecco cosa vuol dire raccogliere un sasso". Questa sensazione di scoperta è così piacevole che il più diffuso sogno a occhi aperti dei titanidi è quello di poter rinascere per riviverlo. E per qualche tempo farà molte domande, anche se gran parte di esse sara

— Tu sei un umano — disse distintamente Serpentone, in inglese.

Chris rimase a bocca aperta. Serpentone sorrideva in modo arcano, come una piccola Mo

— Sono un umano molto sorpreso… — cominciò a dire Chris, ma si bloccò. Pensò che doveva dire qualcosa che non fosse né troppo infantile né troppo scherzoso, e non sapeva cosa dire. Lo interruppe Serpentone.

— Come ti chiami? — chiese.

— Mi chiamo Chris.

— Io mi chiamo Serpentone.

— Piacere di fare la tua conoscenza.

Il piccolo gli sorrise. — Anch’io. — Si voltò verso la madre. — Valiha, dov’è il mio serpentone?

Lei gli porse lo strumento musicale; gli occhi del piccolo scintillarono quando lo ricevette e se lo fece girare tra le mani. Si portò l’imboccatura alle labbra e soffiò, e nell’aria echeggiò una nota in chiave di basso.

— Ho fame — disse poi. Valiha se lo accostò al seno, ma la curiosità del piccolo era troppo forte e non gli permetteva di concentrarsi sul latte materno: girava gli occhi da tutte le parti, cercava di spostare la testa. Guardò Chris, poi guardò lo strumento che stringeva nella mano, e Chris vide comparirgli negli occhi un’espressione di profonda meraviglia. In quel momento, Chris fu assolutamente certo che entrambi pensavano alla stessa cosa.

Ecco, questo è un serpentone.

Il piccolo si comportò come previsto da Valiha. Era goffo, e ansioso di fare. Quando ripresero il cammino, trotterellò per dieci minuti, poi si lanciò al galoppo. Pareva tutto gambe, e gran parte delle gambe era costituita dalle ginocchia. Quando sorrideva, non c’era più bisogno di uccelli-lampada.

Aveva un grande bisogno di affetto, e non gli risparmiarono vezzeggiamenti. Per vari giorni, comunque, Chris lo guardò con una punta di sospetto, aspettandosi che si mettesse nei guai, e dicendosi che la presenza di un giovane titanide scatenato l’avrebbe fatto invecchiare precocemente, ma alla fine cessò di preoccuparsi. Il piccolo conosceva i suoi limiti, e non li oltre passava mai. I piccoli titanidi avevano istintivamente una sorta di "limitatore", che impediva loro di mettersi nel pericolo. Qualche raro incidente capitava anche a loro, certo, ma la proporzione era quella con cui capitava agli adulti. Secondo Chris, forse era questa la differenza tra loro e gli umani: l’impossibilità di compiere qualcosa di temerario. Nel caso di Serpentone, però, gli pareva un’ottima cosa.

La presenza di Serpentone rallegrò talmente la loro esistenza che Chris cessò virtualmente di pensare a una cosa che l’aveva sempre preoccupato nella prima parte del viaggio. Ritornò a preoccuparsene quando trovarono gli abiti pesanti di Robin, sotto uno dei segni da lei lasciati sulle rocce.