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Cos’era quella do

Alla fine, Larry lasciò Robin e prese la tazza di caffè che Trini gli offriva. Le sorrise e si sedette, riscaldandosi le mani con la tazza calda.

— Allora? — chiese Cirocco.

— Preferirei portarla via di qui — disse. — Ma credo sia meglio non muoverla. D’altra parte, non credo che a Titantown potrei fare molto di più. Ha qualche inizio di congelamento, e anche la polmonite. Ma è giovane e forte, e la medicina dei titanidi che le ho dato è un portento per i malati di polmonite, e dovrebbe guarire abbastanza presto, con la giusta assistenza.

— Rimarrai qui a dargliela — disse Cirocco. Larry scosse la testa.

— Impossibile. A Titantown ho i miei malati che mi aspettano. Puoi guardarla tu, o può farlo Trini.

— Ho detto… — Cirocco si fermò con un uno sforzo che era perfettamente visibile sulla sua faccia. Si voltò dall’altra parte. Larry pareva incuriosito, ma non di più. Trini sapeva che il medico, una volta detta una cosa, non si lasciava più convincere a cambiare idea. Una volta deciso qualcosa, lo faceva e basta. Qualsiasi cosa gli fosse successa sulla Terra, su Gea prendeva molto seriamente i suoi giuramenti di Ippocrate.

— Scusa — disse Cirocco. — Quanto puoi fermarti?

— Fino a venti rivoluzioni, se occorre — la rassicurò Larry. — Ma posso spiegarti in dieci o venti minuti tutto quello che serve. La cura è vecchia come queste montagne.

— Prima, ha parlato, — disse Trini. Cirocco si voltò subito verso di lei, e per un attimo Trini ebbe l’impressione che stesse per afferrarla per le spalle. Ma si limitò a fissarla con uno sguardo penetrante.

— Ha parlato degli altri? Gaby? Chris? Valiha?

— Non era del tutto sveglia — disse Trini. — Penso che s’immaginasse di parlare con Tea. Aveva paura, ma doveva fare in modo che non se ne accorgesse. Era una storia un po’ confusa.

— Tea — mormorò Cirocco. — Mio Dio, come ha fatto a superare Tea?

— Credevo che te lo aspettassi — disse Trini. — Altrimenti, perché mi hai fatto venire qui?

— Per coprire tutte le basi — disse Cirocco, distrattamente. — Tu coprivi una possibilità molto remota. Non capisco come ha fatto a superare tutto quello che ha dovuto superare, e come ha poi fatto a uscire… — Aggrottò la fronte e fissò Trini. — Scusa, non volevo dire che…

— Oh, non fa niente — disse Trini. — Sono lieta di essermi trovata qui.

Cirocco infine sorrise. — So che sei qui da molto tempo, e te ne sono riconoscente. Vedrò di farti…

— No, grazie, non voglio niente — disse Trini. Di nuovo gli occhi di Cirocco la scrutarono.

— D’accordo. Ma non me ne dimenticherò. Dottore, posso svegliarla?

— Chiamami Larry. Per ora, sarebbe meglio lasciarla riposare. Si sveglierà a tempo debito, ma probabilmente sarà fuori di sé. Ha avuto la febbre alta.

— È molto importante che le parli. Gli altri potrebbero essere in pericolo.

— Capisco. Concedile qualche ora, e vedrò cosa posso fare.





Decisamente, il forte di Cirocco non era l’attesa. Non che passeggiasse nervosamente o che chiacchierasse; anzi, non disse niente e non si alzò mai dalla sedia. Ma la sua impazienza riempiva l’intera stanza e impediva a Trini di rilassarsi. Larry, invece, era uno che sapeva attendere. Passò il tempo dedicandosi alla lettura di uno dei libri di Trini.

Quanto a Trini, le era sempre piaciuto cucinare, e il rifugio era pieno di scorte alimentari. Robin aveva bevuto soltanto qualche sorso di brodo. Tanto per fare qualcosa, Trini cucinò uova, prosciutto, frittelle alla maniera messicana. Larry fece loro onore, ma Cirocco non assaggiò niente.

— Tea! — esclamò a un certo punto, costringendo gli altri a sollevare lo sguardo. — Cosa dico, Tea! Come diavolo avra

Aspettarono che continuasse, ma non aggiunse altro. Larry ritornò al suo libro, e Trini rimise in ordine per la diciassettesima volta. Sulla brandina, Robin dormiva tranquillamente.

Robin emise un gemito, e Cirocco fu subito da lei, seguita immediatamente da Larry. Trini aleggiò dietro di loro, ma dovette ritirarsi subito perché Cirocco si spostò per far passare Larry.

Quando Larry le prese il polso, Robin aprì gli occhi, cercò di allontanare il braccio, batté lentamente gli occhi. Ma la voce di Larry parve in grado di calmarla. Lo guardò, poi guardò Cirocco. Non vide Trini, che era più lontana.

— Ho sognato che… — Scosse la testa.

— Come ti senti, Robin? — chiese Cirocco. Robin spostò lentamente lo sguardo.

— Dove ti eri cacciata? — chiese, in tono d’accusa.

— Mi sembra una giusta domanda. Sei in grado di ascoltare la risposta? Così, per un po’, non dovrai affaticarti a parlare.

Robin a

— Bene. Per prima cosa, ho mandato Cornamusa a Titantown a chiamare rinforzi per liberare dalle macerie l’ingresso delle scale. Ricorderai che era completamente bloccato.

Robin a

— C’è voluto del tempo per portarli tutti laggiù, e ce n’è voluto ancora di più per ripulire tutto. I titanidi avevano voglia di lavorare, ma all’interno del cavo si comportavano in maniera strana. Si allontanavano senza rendersene conto e, quando andavi a riprenderli, non si ricordavano di essersi allontanati. Perciò mi sono dovuta procurare anche un aiuto umano, e questo mi ha fatto perdere altro tempo.

"Ma alla fine abbiamo riaperto la strada e sono scesa fino a Teti con una squadra di sette umani. Il livello dell’acido, nella camera, era più alto di quanto non fosse mai stato in precedenza. Teti non volle neppure parlarmi, e io non potei farci niente, perché neppure Gea ha ascendente su Teti.

"Perciò, sono venuta qui. Ero certa che foste tutti morti, ma non volevo crederlo finché non avessi visto il vostro corpo, indipendentemente dal tempo richiesto. Se vi aveva ucciso Teti, io… non so cosa avrei fatto, ma gli avrei fatto qualcosa che avrebbe ricordato. Comunque, c’era la possibilità che foste riusciti a uscire da Teti e che aveste raggiunto le catacombe."

— È andata proprio così, e Valiha…

— Aspetta a parlare. Risparmia le forze. Ora, a quanto ne so io, io e Gaby siano i soli umani che siano scesi laggiù, e io stessa so molto poco delle catacombe, a parte che proseguono per sempre e che è impossibile trovare la strada quando si è dentro. Comunque, sono andata lo stesso a trovare Tea, e le ho detto che se si presentava uno di voi, doveva lasciarlo passare senza molestarlo. Ho cercato poi di esplorare la parte est delle catacombe, ma ho dovuto rinunciare dopo alcune settimane. Non riuscivo ad andare avanti. Mi sono detta che era preferibile ritornare in superficie, organizzare un gruppo bene equipaggiato, ed esplorare ogni metro quadro di quei sotterranei. Ma per farlo dovevo ordinare diverse attrezzature dalla Terra. Non pensavo che uno di voi ce l’avesse fatta, e…

— Capisco — disse Robin, tirando su con il naso. — Ma Tea… oh, maledizione, e io che credevo… credevo di essere riuscita a passare con le mie sole forze, mentre invece giocava a spaventarmi. — Pareva che volesse piangere, ma alla fine si accorse che era troppo debole per farlo.

Cirocco le prese la mano.

— Scusa — le disse — ma forse non hai capito. Non ero affatto certa che Tea prendesse un ordine da me, se non ero presente a farlo rispettare. È ossessionato dalla sua privacy. Temevo che se uno di voi fosse davvero comparso, Tea lo avrebbe ucciso e avrebbe distrutto il corpo, dandone poi la colpa a Teti, perché sapeva che io avevo già dei sospetti su Teti, e che contro Teti non potevo fare niente, salvo accamparmi per qualche mese sulla sua soglia. Forse avrei dovuto farlo, perché…