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E riuscì a vederla una frazione di secondo prima che la vedesse Valiha. Solo una bocca aperta piena di denti aguzzi, che si avvicinava in silenzio, e un cerchio tagliato da una sottile linea orizzontale. Era lontana, e poi dive

Chris saltò addosso a Gaby, e la colpì con forza sufficiente a staccarla dalla groppa di Salterio e a farla cadere a terra.

— A terra! Tutti a terra! — gridò, mentre Valiha gridava un allarme in titanide.

Il suono li colpì come un pugno, come una valanga, quando la bomba volante riaccese il motore e accelerò, a meno di un metro da terra. L’aria echeggiò del ritmo del suo motore; poi Chris fu accecato da quello che sembrava un lampo al magnesio, e il suono si abbassò nella lontananza. Si toccò la nuca, e si accorse che aveva i capelli bruciacchiati.

Gaby, che era ancora sotto di lui, si liberò, ansimando. Robin era stesa a terra, dieci metri più in là. Sollevava le mani davanti agli occhi, e dal pugno le uscì una sottile linea bianca, seguita immediatamente da una seconda. I proiettili poi esplosero come petardi, senza raggiungere il bersaglio.

— È sceso dal cavo! — esclamò Cirocco. — Tutti a terra!

Chris fece come diceva, e fissò la sagoma scura del cavo, sullo sfondo delle lontane sabbie di Teti. Capì cosa li avesse salvati: aveva scorto il movimento della bomba volante prima che arrivasse alla parte più bassa della sua traiettoria, durante la sua discesa da qualche punto del cavo.

— Eccone un’altra! — avvertì Cirocco. Chris cercò di appiattirsi a terra. Udì alla sua destra il rombo del secondo assalitore, seguito da due altri, a pochi secondi di distanza.

— Questa situazione mi piace poco — disse Gaby, parlando quasi all’orecchio di Chris. — I titanidi sono troppo grossi, e il terreno è troppo piatto. — Chris si voltò, e vide che Gaby era a pochi centimetri da lui, con la faccia sporca di terra. Gaby gli strinse la mano. — Grazie — gli mormorò.

— Non piace neanche a me — disse Cirocco. — Ma non possiamo ancora alzarci.

— Allora — suggerì Gaby — raggiungete il punto più basso che vedete. Svelti! Qui attorno, il punto più basso è quello dove si trova Salterio.

Il titanide era dietro di loro, a circa due metri di distanza, in una depressione che neppure per un grande ottimista poteva superare i quaranta centimetri.

Quando Chris si affiancò a loro, Gaby diede una pacca sul fianco a Salterio.

— Non alzarti a dare un’occhiata in giro, vecchio mio — gli disse Gaby.

— No, certo. E tu, Capo, tieni la testa bassa. — Poi Salterio tossì: un suono strano, quasi melodioso.

— Tutto a posto? — chiese Gaby.

— Mi devo essere fatto male cadendo. — Non volle dire di più.

— Ti faremo dare un’occhiata da Oboe, quando tutto sarà finito. Maledizione! — Si pulì la mano sui calzoni. — Siamo finiti nell’unico punto umido di questa maledetta collina?

— Nordovest! — gridò Valiha, da una posizione dove Chris non riusciva a scorgerla. Non cercò di vedere la bomba volante in avvicinamento: cercò solo di farsi piccolo piccolo. Il mostro passò su di loro con un profondo ruggito, seguito immediatamente da due altri. Chris si chiese perché il primo fosse giunto isolato, anziché in formazione.

Quando si azzardò a guardare, riuscì a vederne uno che si staccava dal cavo. Era solo un puntino, e si trovava probabilmente a una quota di tre chilometri. Era rimasto lassù, puntato verso il basso, in attesa dell’occasione giusta. Avrebbe potuto gettarsi su di loro mentre si avvicinavano al cavo, ma aveva preferito attendere, per coglierli alle spalle quando avessero lasciato il cavo.





Anche quest’ultimo essere, comunque, pareva avere capito l’inutilità del tentativo di catturare uno di loro. Passò a un’altezza di cinquanta metri, e ringhiò in tono di sfida. Un altro accese il motore quando ancora era a mezz’aria, e non resistette alla tentazione di passare su di loro alla stessa quota del compagno. Fu però un grave errore, perché offrì a Robin un bersaglio largo, entro la portata utile, con il tempo sufficiente per prendere la mira, e il tempo di sparare tre colpi. Il secondo e il terzo colpo andarono a segno. Chris riuscì a vedere bene la sagoma veloce, illuminata dai due lampi dei proiettili che esplodevano. Era un cilindro affusolato, con ali rigide nella parte posteriore e una doppia coda. Sotto l’ala si scorgeva un occhio. La bomba volante era un grosso squalo nero dei cieli, tutto bocca e appetito, con aggiunta di effetti sonori.

Per un momento parve che la creatura non fosse stata da

— Dove siete, bombe volanti? — gridava la ragazza.

Tutti alzarono la testa per guardare la fine della creatura, che salì ancora per un breve tratto prima di iniziare la caduta che la portò a toccare terra sull’altra sponda dell’Ofione.

Passati altri dieci minuti senza scorgere traccia delle creature, Cirocco strisciò fino a Gaby e le suggerì di raggiungere le barche, di corsa. Chris era della stessa idea; certo, sul fiume c’era il pericolo di essere aggrediti, ma qualsiasi cosa era preferibile che starsene incollati su quel fazzoletto di terra.

— Giusto — disse Robin. — Ecco come dobbiamo fare: non bisogna perdere tempo; quando vi darò il segnale, gli umani montera

— Sali su un altro — disse Salterio, tranquillamente.

— Perché? È una cosa così grave? Ti sei rotto una gamba?

— Peggio, credo.

— Passami quella lampada, per piacere, Rocky. Grazie, adesso… — S’interruppe, gridò inorridita, lasciò cadere la lampada. Alla sua pallida luce, si era finalmente vista le mani e le braccia, che erano sporche di sangue color rosso scuro.

— Cosa ti ha fatto? — gemette Gaby. Si inginocchiò accanto a Salterio e cercò di girarlo. Cirocco gridò a Oboe di recarsi subito da lui, poi ordinò a Robin e Valiha di stare di guardia. Soltanto quando Cirocco ritornò a occuparsi del titanide ferito, Chris comprese che il fango appiccicaticcio che aveva sulla faccia e sul petto era mescolato al sangue perso da Salterio. Sorpreso, si spostò un poco più lontano, ma anche laggiù trovò il terreno cosparso di sangue. Il titanide ne aveva perso laghi, giaceva in una polla da lui stesso formata.

— No, no — disse, quando Gaby e Oboe cercarono di sollevarlo. Oboe si fermò, ma Gaby le ordinò di ricominciare. Invece di obbedire, però, la guaritrice titanide accostò la testa a quella di Salterio e auscultò per un attimo.

— Non serve — disse. — La sua morte è giunta.

— Non può essere morto.

— Vive ancora. Su, cantiamogli l’addio mentre è ancora in grado di ascoltarci.

Chris si allontanò, e andò a inginocchiarsi accanto a Robin. Lei non disse niente, si limitò a guardarlo per un momento, poi riprese a scrutare il cielo. Chris ricordò, con un brivido, che pochi minuti prima era sicuro di avere un attacco. In effetti, un attacco c’era stato, ma non del tipo da lui atteso.

Non si udiva altro rumore che il canto di Oboe e di Gaby. La voce di Oboe era dolce e melodiosa, priva di dolore. Chris si rammaricava di non poter capire le parole. Quanto a Gaby, non sarebbe mai stata un grande cantante, ma la cosa non aveva importanza. Piangeva, ma continuava a cantare. Alla fine rimasero solo i suoi singhiozzi.

Cirocco disse che occorreva voltare il corpo. Dovevano esaminare la ferita, disse, per capire cosa fosse successo e per conoscere meglio le bombe volanti. Gaby non fece obiezioni, e si limitò ad allontanarsi.