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Francis glielo disse.

Cheroki rifletté. — Non è possibile che tu faccia una buona confessione finché sei in queste condizioni. E non sarebbe giusto che io ti assolvessi, quando non sei del tutto lucido. — Quando vide Francis rabbrividire, il prete gli posò una mano sulla spalla, per rassicurarlo. — Non preoccuparti figliolo, ne parleremo quando ti sentirai meglio. Allora ascolterò la tua confessione. Per il momento… — E lanciò uno sguardo nervoso alla pisside che conteneva l'Eucarestia. — Per il momento voglio che tu raccolga le tue cose e ritorni immediatamente all'abbazia.

— Ma, Padre, io…

— Io ti ordino — disse il prete con voce incolore — di ritornare immediatamente all'abbazia.

— S-sì, Padre.

— Ora, non ti assolverò, ma tu potresti fare un buon atto di contrizione e offrire due decine del rosario come penitenza, in ogni caso. Vuoi la mia benedizione?

Il novizio a

Sarebbe stato semplice se avesse potuto condurre il prete nella cripta per mostrargli l'antica stanza, se gli avesse mostrato la cassetta e il suo contenuto e il segno che il pellegrino aveva tracciato sulla pietra. Ma il prete portava l'Eucarestia, e non si sarebbe lasciato convincere a scendere in una cantina piena di sassi camminando sulle mani e sulle ginocchia, o a frugare nel contenuto della vecchia cassetta e ad addentrarsi in discussioni archeologiche.

La visita di Cheroki era necessariamente sole

Non c'era altro da fare che obbedire all'ordine di ritornare.

Si diresse verso il rifugio e vi lanciò ancora uno sguardo, per assicurarsi che c'era veramente; poi andò a prendere la cassetta. Quando l'ebbe richiusa e fu pronto per andarsene, il vortice di polvere apparve verso sud-est, a

Tre asinelli e un monaco comparvero, in testa alla scia di polvere. Il primo asinelio vacillava sotto il peso di frate Fingo. Nonostante il cappuccio, Francis riconobbe l'aiutante del cuoco dalle spalle aggobbate e dalle lunghe caviglie pelose che penzolavano dai fianchi del ciuchino, così che i sandali di frate Fingo quasi sfioravano il suolo. Gli animali che lo seguivano erano carichi di piccole bisacce di grano e di otri d'acqua.

— Suuuuuuu, porco-porco-porco! Suuu porco! — chiamò Fingo, portandosi le mani alla bocca e lanciando il grido attraverso le rovine, come se non avesse veduto Francis che lo aspettava accanto alla pista. — Porco-porco-porco!… Oh, sei là, Francisco! Ti avevo scambiato per un mucchio d'ossa. Bene dobbiamo ingrassarti per i lupi. Ecco qua, serviti per i banchetti domenicali. Come va l'eremitaggio? Credi di fartene una carriera? Solo un otre d'acqua, ti dispiace? e un sacchetto di grano. E sta' attento alle zampe posteriori di Malicia: è in calore e ha voglia di scherzare… ha dato un calcio ad Alfred, laggiù… pam! proprio sul ginocchio. Stai attento! — Frate Fingo si spinse indietro il cappuccio e ridacchiò mentre il novizio e Malicia si mettevano in posizione. Fingo era senza dubbio l'uomo più brutto del mondo e quando rideva il vasto spiegamento di gengive rosee e di grossi denti di vario colore aggiungeva ben poco al suo fascino; era un anormale, ma difficilmente un anormale poteva essere definito mostruoso; era una caratteristica ereditaria piuttosto comune nel paese del Mi

Il sogghigno di Fingo cominciò a svanire mentre studiava l'espressione di Francis che scaricava il grano e l'acqua dalla capricciosa somarella.

— Mi sembri una pecora ammalata, ragazzo — disse al penitente.

— Cosa succede? Padre Cheroki ha ancora una delle sue crisi di rabbia lenta?

Frate Francis scosse il capo. — No, che io sappia.





— E allora cosa c'è? Sei veramente ammalato?

— Mi ha ordinato di ritornare all'abbazia.

— Co-o-o-sa? — Fingo fece ruotare una caviglia pelosa al di sopra dell'asino e piombò al suolo da un'altezza di pochi centimetri. Torreggiò su frate Francis, gli batté sulla spalla una mano carnosa, e lo guardò in faccia. — Cos'è, itterizia?

— No. Crede che io sia… — Francis si batté un dito sulla tempia e scrollò le spalle.

Fingo rise. — Bene, è vero, ma lo sappiamo tutti. Perché ti rimanda indietro?

Francis gettò uno sguardo sulla cassetta, vicino ai suoi piedi. — Ho trovato alcune cose appartenenti al Beato Leibowitz. Ho cominciato a dirglielo, ma non mi ha creduto. Non ha lasciato che gli spiegassi. Ha…

— Hai trovato che cosa? — Fingo sorrise incredulo, poi cadde in ginocchio e aprì la cassetta mentre il novizio osservava nervoso. Il monaco rimestò con un dito i cilindri baffuti negli scomparti e zufolò sommessamente. — Incantesimi dei pagani delle colline, no? È roba antica, Francisco, veramente antica. — Guardò il biglietto sul coperchio.

— Cosa sono quelle sciocchezze? — chiese, guardando lo sconsolato novizio attraverso gli occhi socchiusi.

— Inglese prediluviale.

— Non l'ho mai studiato, tra

— È stato scritto dal Beato in persona.

— Questo? - frate Fingo levò lo sguardo dal biglietto a frate Francis e poi tornò a posarlo sul foglio. Scosse improvvisamente il capo, richiuse la cassetta e si alzò. Il suo ghigno diventò artificiale. — Forse il Padre ha ragione. Farai meglio a ritornare indietro e a farti preparare dal frate farmacista qualcuna delle sue specialità a base di funghi. Hai la febbre, fratello.

Francis alzò le spalle. — Forse.

— Dove hai trovato questa roba?

Il novizio glielo indicò. — Da quella parte, dopo qualche monticello. Ho smosso qualche pietra. C'è stata una frana, e ho trovato un sotterraneo. Vai a vedere tu stesso.

Fingo scosse il capo. — Mi aspetta un bel po' di strada.

Francis raccolse la cassetta e si avviò verso l'abbazia mentre Fingo ritornava ai suoi asinelli, ma dopo pochi passi il novizio si fermò e lo chiamò.

— Frate Macchie… puoi perdere due minuti?

— Forse — rispose Fingo. — Perché?