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«Mi dispiace» disse Jasmel. «Però…»

«Non ci sono però…» la interruppe. «Sono i

«Allora non devi temere il processo.»

Ah, beata gioventù! Quasi commovente, se non avesse pensato al rischio che correva. «Questo è un caso particolarmente insolito» spiegò. «Persino io sono costretto ad ammetterlo. Ma non c'è motivo per cui avrei ucciso l'uomo che amo.»

«Daklar dice che non sopportavi di vivere all'ombra di mio padre.»

Adikor si irrigidì. «Non direi questo.»

«Io sì» disse Jasmel. «Diciamo la verità, mio padre era molto più intelligente di te. Non sopportavi di essere un appendice del suo genio.»

«Ognuno contribuisce al meglio delle proprie possibilità» disse Adikor citando il Codice della civiltà.

«Infatti volevi che il tuo contributo fosse maggiore del suo. Ma erano sue le idee che cercavate di dimostrare.»

«Non c'è alcuna ragione per cui avrei dovuto ucciderlo» scattò Adikor.

«No? Mio padre è scomparso, e tu eri il solo ad essere presente.»

«Sì, è scomparso. È scomparso, e…» Adikor sentì arrivare lacrime di tristezza e di impotenza. «Non puoi capire quanto mi manchi. Te lo dico col cuore in mano: non l'ho ucciso. Non avrei mai potuto.»

Jasmel lo sogguardò, le narici dilatate che ne fiutavano l'odore, i feromoni. «Perché dovrei crederti?» gli chiese incrociando le braccia.

Adikor aggrottò la fronte. Le aveva rivelato tutto il suo dolore, aveva parlato delle sue emozioni, ma quella ragazza aveva ereditato dal padre molto più che gli occhi: aveva la stessa mente, acuta, analitica, che amava la logica e la razionalità.

«Va bene» si riprese Adikor. «Mettiamola così: se sono colpevole, sarò conda

«E farebbero bene» commentò Jasmel.

«Sì, ma se non sono colpevole, se nessuno lo è, se tuo padre è scomparso chissà dove, allora potrebbe avere bisogno di aiuto. Ha bisogno di me. Sono l'unico che potrebbe… salvarlo. Senza di me tuo padre è perduto.» Guardò gli occhi dorati della ragazza. «Non lo capisci? La cosa più ragionevole per te è credermi: se sto mentendo, e ho ucciso Ponter… be', non ci sarà punizione in grado di riportarlo qui. Ma se ti sto dicendo la verità, e Ponter non è stato ucciso, allora l'unica speranza che lui ha è che io continui a cercarlo.»

«Ha

«Nella miniera sì, ma…» Doveva dirglielo? Sembrava pazzesco solo a pensarci, figurarsi a spiegarlo. «Stiamo lavorando a un progetto per cercare di verificare l'esistenza di universi paralleli» confessò infine. «Lo so, è una possibilità remota, ma mi rifiuto di darmi per vinto, smettere di cercare l'uomo più importante per entrambi. Forse… be', è scivolato da qualche parte, in uno di quegli universi.» Guardò la ragazza, implorante. «Credo che tu sappia già qualcosa del suo lavoro. Anche se ultimamente gli hai dedicato poco tempo,» vide l'effetto delle sue parole «deve averti parlato del suo lavoro, delle sue teorie.»

Jasmel a

«Be', è solo un'ipotesi, ma potrebbe essere andata come ti ho detto. Adesso devo sbrigarmela con questo cavolo di dooslarm basadlarm, per tornare al più presto a lavorare.»

Jasmel rimase a lungo in silenzio. Ponter gli aveva detto che con lei era meglio aspettare che arrivasse a capire le cose da sé piuttosto che insistere troppo su un argomento, ma non poté fare a meno di aggiungere: «Ti prego, Jasmel. Ti prego. L'unica cosa ragionevole è presumere che sono i

Jasmel rimase in silenzio ancora un po', poi gli chiese: «Cosa vuoi da me?»





Adikor batté le palpebre, sorpreso. «Io, be', credevo fosse scontato. Voglio che sia tu a difendermi al dooslarm basadlarm.»

«Io? Ma se sono una delle tue accusatrici!» esclamò la ragazza.

Adikor alzò il polso sinistro. «Ho letto attentamente i documenti che mi sono stati notificati. La mia accusatrice è la compagna di tua madre, Daklar Bolbay, che sta esercitando la patria potestà su te e su Megameg Bek.»

«È vero.»

«Ma non può esercitarla su di te, che hai già compiuto duecentocinquanta lune. Adesso sei maggiore

Jasmel aggrottò la fronte. «Io… io non ci avevo mai pensato. Sono così abituata al fatto che Daklar si prenda cura di noi che…»

«Nessun altro meglio di te potrebbe convincere un giudice che non avrei mai potuto uccidere tuo padre.»

Jasmel chiuse gli occhi e si lasciò andare a un lungo sospiro tremulo. «Va bene» decise infine. «Se c'è anche una minima possibilità che mio padre sia ancora vivo, dobbiamo provarci. Devo farlo.» A

14

Sulle pareti della sala conferenze della miniera Creighton erano appese le piantine topografiche della fitta rete di gallerie e di corridoi che la componevano. Al centro della sala c'era un lungo tavolo di legno, al cui centro si stagliava un pezzo di roccia di nichel; in fondo una bandiera canadese, e un'ampia finestra che dava sul parcheggio e sulla circostante campagna incolta.

Appena giunta da Ottawa, la direttrice dell'Osservatorio di neutrini di Sudbury, Bo

«Allora,» cominciò Bo

Naylor, un bianco grassoccio con i capelli radi, disse la sua: «Propenderei per l'ipotesi dell'esplosione della sfera causata dalla pressione interna.»

«Intende dire che l'aumento della massa è stato provocato dall'uomo che si è introdotto nella sfera?» gli chiese Bo

Naylor scosse la testa. «La sfera conteneva 1.100 to

«Allora quel tipo deve aver usato un qualche esplosivo» disse Shawwanossoway, un Ojiba di una cinquantina d'a

Naylor scosse di nuovo la testa. «Abbiamo analizzato l'acqua recuperata dalla vasca, e non abbiamo trovato tracce di esplosivo, né di altre sostanze.»

«E allora?» insisté Bo