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Schiumando di rabbia, Kobol si voltò e uscì zoppicando.

Alec rinfoderò la pistola e finì di mangiare. Ma non aveva più fame. Si sentiva più vecchio e più stanco di suo padre, stanco e miserevolmente solo.

La guardia sbirciò dentro. — Signore?

— Cosa c'è?

— Abbiamo un prigioniero. Qualcuno che avevate detto di volere vedere.

— Will Russo.

— Così dice di chiamarsi.

— Fallo entrare. — Alec tornò ad alzarsi mentre Will entrava. Era sporco e aveva gli abiti ridotti in brandelli ma quando entrò in cucina e vide Alec sfoderò il suo bonario sorriso.

— Non scherzavi parlando di un esercito numeroso, eh?

Alec gli porse la mano e Will l'afferrò.

— Stai bene? — gli chiese Alec. — Hai mangiato? Sei ferito?

— Muoio di fame, ma per il resto sto bene. I tuoi uomini ci ha

Alec lo fece sedere al tavolo e ordinò che gli portassero da mangiare. Rimase poi a guardare Will che divorava voracemente tutto quello che aveva davanti, i

— In quale villaggio è andata Angela? — gli chiese.

— Non lo so — rispose Will a bocca piena. — Ma verrà qui presto. Vuole vedere Douglas, curarlo.

Vuole curarlo pensò Alec con una fitta di gelosia.

— Avete avuto molte perdite? — chiese per cambiare argomento.

— Parecchie. Voi eravate in molti, meglio armati e siete anche stati più furbi di noi.

— Sono contento che tu non sia stato ferito.

— Figurati io! — ribatté Will con una fragorosa risata. — Ma molta brava gente ci ha lasciato la pelle.

Alec a

— Finita? Oh, no, perdio! Sta solo cominciando.

— Cominciando?… Cosa vuoi dire?

— Chiedilo a Douglas. Mi sorprende che non te ne abbia ancora parlato.

— Parlato di che?

— Chiedilo a lui.

— Maledizione! — sbottò Alec. — Sai benissimo che Douglas è agli arresti per tradimento. E sai anche che Kobol vorrebbe portarlo sulla Luna per sottoporlo a un processo.

— Glielo permetterai?

— No. Però non posso neanche lasciarlo vivere.

Will alzò le spalle.

— Tecnicamente sei colpevole quanto lui — aggiunse Alec — ma è Douglas che vogliono punire e tu non sei obbligato a…

— No — disse Will con ferrea determinazione. — Non ci sto.

Alec lo guardò.

— Io sono un seguace di Douglas. Quello che spetta a lui spetta anche a me. L'hai appena detto, ed è vero: sono colpevole come e quanto lui. Abbiamo progettato insieme tutto questo. Se lo uccidi dovrai uccidere anche me. Altrimenti…

— Altrimenti…

— Altrimenti non ti darò tregua finché non ti avrò ammazzato.

— Accidenti, Will, parli come un barbaro medievale.

— Può darsi che lo sia. Forse lo siamo tutti. Ti voglio bene come a un figlio, Alec. Ti devo la vita. Ma se uccidi Douglas non avrò pace finché non l'avrò vendicato.

— Cristo!

— Proprio così! — disse Will Russo.

Era tardi quando Alec si avviò a piedi verso la casa di Douglas. La notte primaverile era fredda e buia, le stelle brillavano più lustre e scintillanti. All'infuori delle due guardie che ciondolavano vicino all'autoblindo non c'era nessuno per strada.





Le truppe di Douglas erano state disarmate e rinchiuse in alcuni edifici adibiti un tempo a caserme. Non erano state trovate do

Le guardie si misero sull'attenti quando riconobbero Alec. Per scaldarsi avevano inserito nel generatore dell'autoblindo una piccola graticola elettrica.

— Fa fresco, vero? — disse Alec.

— Altroché!

In casa di Douglas altri due uomini so

— Tutto tranquillo, qui? — chiese lui.

— Signorsì. — Erano tutt'e due imbarazzati, forse anche un po' impauriti.

Senza aggiungere altro, Alec salì le scale in punta di piedi e aprì la porta della stanza di Douglas. Lo trovò seduto sul letto nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato qualche ora prima. Adesso aveva inforcato gli occhiali e stava leggendo un libro frusto e malconcio. Alec sbirciò la copertina, ma era troppo logora per riuscire a decifrare il titolo.

— Entra — disse piano Douglas senza alzare gli occhi dal libro. — Ti aspettavo.

Alec entrò e prese la sedia. Era nervoso, a disagio. Mentre si metteva a sedere si rese conto che la voce di suo padre non aveva più il tono imperioso e autoritario di una volta. Era pacata, quasi sommessa. Per via della sconfitta? Alec stentava a crederlo.

Douglas scrollò il libro. — L'ho trovato nella biblioteca di una città, a

Alec alzò le spalle.

Douglas posò il libro sul comodino. La radio era stata portata via e di essa rimaneva solo il cavo che pendeva dalla finestra. — E così sei venuto a controllare se non mi manca niente e se ho mangiato bene?

— No.

— Sei venuto a leggermi la sentenza di morte? — Pareva divertito.

— Nemmeno. Sono venuto per sapere cosa volevi dire asserendo che il tuo lavoro è finito e che il mio sta appena cominciando. Will ha detto pressappoco la stessa cosa, un paio d'ore fa.

— Hai visto Will? — chiese Douglas con sincero interesse. — Come sta?

— Sta benone. Affamato come un orso…

— E assetato anche, ci scommetto.

Alec sorrise suo malgrado. — Già.

— Ma finalmente stai cominciando a capire che nella vita c'è qualcos'altro che conta quanto e più forse che non il fare la guerra a tuo padre. Non è così?

— Voglio sapere cosa significavano quelle misteriose allusioni.

— Non è difficile — rispose Douglas. — Tutto si è svolto come avevo progettato, anche se confesso che oggi pensavo di vincere io, e non tu. Ma il piano funziona ugualmente.

— Quale piano? — chiese Alec che cominciava a irritarsi.

Douglas gli sorrise, e il suo era un sorriso sincero, paterno, che gli illuminava la faccia rugosa. — Il piano di riunire l'umanità. Di costruire la civiltà.

— Ah, è così?

— Sì, proprio così. Guarda caso, ma tutto quello che ho fatto in questi venti e passa a

Alec scrollò la testa.

— Ascoltami! — esclamò Douglas col tono imperioso di un tempo. E puntandogli contro un dito, continuò: — Finalmente si è avverato. Non capisci? Guardati intorno, cosa vedi? E non parlo soltanto di questa stanza. Cos'è successo oggi?

— Ti abbiamo battuto.

— Chi mi ha battuto?

— Noi… l'esercito raccolto da Kobol e comandato da me.

— E chi faceva parte di questo esercito?

Sconcertato, Alec ripeté: — Chi?… Mah… Uomini venuti da ogni parte: dalla Florida ai villaggi qui attorno.

— E chi altri?

Alec ci pensò sopra un momento. — Noi — rispose. Finalmente aveva capito. — Uomini venuti dalla base lunare.

Douglas si appoggiò sui cuscini soddisfatto. — Magnifico. Hai trovato la risposta giusta con pochissimi incitamenti. Puoi diventare sul serio un vero capo. Un esercito formato da bande di uomini che negli ultimi venti e più a

— E cosa c'è di meraviglioso in tutto questo?

— Te lo dico io. — Era chiaro che Douglas se la godeva. La voce si era fatta più sicura, aveva riacquistato parte dell'antico vigore. — Quando è bruciato il cielo, la civiltà è morta sulla Terra. Ma sulla Luna tutto ha continuato a funzionare come prima… per il momento. Poi i capi si sono resi conto che non potevano fare niente per aiutare i terrestri sopravvissuti.