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— Nutrivi troppe speranze quando sei partito, ecco tutto. Si vede benissimo la tua delusione. Ma non prendertela, Jakob. Sono solamente degli eis.

Accorgendosi che gli altri stavano ascoltando, Agat disse ad alta voce: — Ho detto al vecchio ciò che intendevo dirgli; ed egli mi ha detto che l'avrebbe riferito al loro concilio. Ma fino a che punto abbia capito e fino a che punto abbia creduto alle mie parole, questo non lo so.

— Se ti è stato ad ascoltare, è andata meglio di quanto non sperassi — disse Alla Pasfal, intelligente e fragile, con la carnagione di un nero quasi blu, e capelli bianchi che le incorniciavano la faccia stanca. - Wold è in circolazione da quando lo sono io… anche di più, anzi. Non aspettarti che gli piaccia l'idea della guerra e del cambiamento.

— Ma dovrebbe essere disposto… ha sposato un'umana — disse Dermat.

— Sì, mia cugina Arilia, zia di Jakob… il pezzo esotico dello zoo femminile di Wold. Ricordo ancora il corteggiamento — disse Alla Pasfal, con tale amaro sarcasmo da spegnere ogni entusiasmo di Dermat.

— Non ha preso alcuna decisione, riguardo alla proposta di aiutarci? Gli hai spiegato il tuo piano di raggiungere il confine per affrontare i Gaal? — disse balbettando Jonkendy Li, frettoloso e deluso. Era molto giovane, e aveva sperato in una bella guerra, con avanzate a passo di marcia e accompagnamento di trombettieri. Come tutti gli altri, del resto. Era meglio che morire di fame, o bruciati vivi.

— Dagli tempo. Decidera

— Come ti ha ricevuto, Wold? — domandò Seiko Esmit. Era l'ultima di un'illustre famiglia. Solo i figli del primo capo della colonia portavano il nome Esmit. Con lei il nome sarebbe morto. Aveva la stessa età di Agat: era una do

— Mi ha ricevuto come un suo uguale.

Alla Pasfal a

— Non mi ha





— Ho commesso un unico errore — egli disse a Dipilota, mentre Seiko e le altre do

— Tu hai una proiezione sensoriale molto forte, e quando sei sotto tensione ne perdi il controllo. Probabilmente deve avere davvero visto uno spettro.

— Abbiamo perso per tanto tempo i contatti con gli alieni… e siamo così apparentati tra noi, qui dentro, così maledettamente isolati, che non posso fidarmi del mio controllo. Prima trasmetto verbalmente a quella ragazza, giù alla spiaggia, e poi proietto immagini a Wold… si lancera

— Be' — cominciò a dire Dipilota, nella sua maniera attenta, — poiché non ci sono altre colonie umane sulla costa a settentrione, è stato soltanto per merito della tua preveggenza nel mandare esploratori a nord, se ora siamo avvertiti. Alla tua salute, Seiko — aggiunse, prendendo la minuscola e fumante tazzina ch'ella gli porgeva.

Agat prese l'ultima tazzina del vassoio, e bevve. C'era un leggero stimolante dei sensi nel tii appena preparato, ed egli fu vivamente consapevole del suo calore astringente, pulito, sulla gola, e dello sguardo profondo di Seiko, della sala spoglia e ampia illuminata dal fuoco, e dal crepuscolo che si stendeva al di là delle finestre. La tazzina ch'egli teneva in mano, di porcellana azzurra, era molto antica: opera del Quinto A

Gradualmente, un A

Agat, fissando la minuscola tazzina che stringeva nella mano, vide nella sua chiara e intatta trasparenza, nell'abilità perfetta che si accompagnava alla sua fattura, e nella fragilità della sua sostanza una specie di allegoria dello spirito della sua gente. Al di là delle alte finestre l'aria aveva lo stesso colore blu trasparente. Ma era fredda: un crepuscolo azzurro, immenso e gelido. Il vecchio timore della sua infanzia si impadronì nuovamente di Agat; il terrore che egli stesso, una volta divenuto adulto, si era spiegato così: questo mondo in cui egli era nato, su cui erano nati suo padre e i suoi antenati di ventitré generazioni, non era la sua casa. La sua razza era straniera. In profondità ne erano sempre stati consapevoli. Erano i Nati Lontano. E a poco a poco, con la maestosa lentezza, l'ostinazione vegetale del processo evolutivo, questo mondo li stava uccidendo: rifiutava l'i