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Se ne andò via, trascinando i piedi, zoppicante e massiccio; attraversò la piazza e giunse al Tiatro, dove ordinò alle giovani madri di prendere i figli e di seguirlo. Quindi guidò la sua ultima spedizione: un gregge di do

Laggiù faceva freddo, e c'era silenzio. Sotto le alte volte delle stanze non c'era alcun suono, tra

Il vento cambiava direzione, e la polvere vagante nella parte settentrionale del cielo era divenuta una foschia, cosicché c'era una sorta di grande cerchio pallido, sospeso intorno al piccolo sole pallido: il cerchio della neve. Era questa la cosa ch'egli avrebbe voluto dire ad Agat. Stava per nevicare. Non una spruzzatina di sale, come la volta precedente, ma neve, neve invernale. La tormenta… La parola che da tanto tempo non pronunciava e non udiva gli fece provare un sentimento strano. Per morire, dunque, egli doveva ritornare al paesaggio vuoto e immutabile della sua fanciullezza, doveva rientrare nel bianco mondo delle tempeste.

Era fermo alla finestra, ma non vedeva le acque che rumoreggiavano sotto di lui. Ricordava l'Inverno. I Gaal avrebbero guadagnato molto, davvero, dall'avere espugnato Tevar, e la stessa Landin! Oggi e domani avrebbero potuto banchettare con gli ha

Camminò ponderosamente fino al focolare, aprì il sacchettino del gesin, ne depose un minuscolo frammento sui carboni e aspirò profondamente, tre volte. Dopodiché ruggì: — Allora, do

CAPITOLO UNDICESIMO

L'assedio della città

Per tutto il primo giorno dell'assedio, Rolery aveva lavorato con coloro che rifornivano di lance gli uomini sulle mura e sui tetti: lunghi pezzi di ca



— Preferirei che non aveste dimenticato come si costruiscono gli eroplani — urlò a Seiko Esmit una volta, mentre scendevano sferragliando di corsa, con il pesante carrello che sobbalzava dietro di loro. Seiko non rispose; forse non aveva sentito. Continuava a svolgere il suo faticoso lavoro (pareva che tra i Nati Lontano non ci fossero dei deboli) ma la fatica era visibile in lei: lavorava come una persona in trance. Una volta, mentre si avvicinavano alla Porta, i Gaal avevano cominciato a scagliare frecce incendiarie che cadevano gettando fumo e scintille sulle pietre e sulle tegole dei tetti. Seiko, imbrigliata dalle corde, si era divincolata come un animale in trappola, impaurita dalle frecce incendiate che volavano sulla sua testa. — Si spengono, questa città non brucia — aveva detto Rolery, piano, ma Seiko, voltandosi e senza guardare, aveva detto: — Ho paura del fuoco, ho paura del fuoco…

Ma quando un giovane armato di balestra, in cima al muro, era stato colpito in faccia da una pietra dei Gaal ed era caduto all'indietro dal suo precario punto di combattimento, precipitando a braccia spalancate accanto a loro, e aveva gettato a terra due delle do

Un giovane lottatore nell'arena della grande piazza, che luccicava di sudore e di trionfo, e le diceva di andare dove voleva in quella città. Era il primo Nato Lontano che avesse parlato con lei.

Non vedeva Agat dalla sera di due giorni prima, poiché ogni persona, umana o Nata Lontano, rimasta a Landin aveva il proprio compito e il proprio posto, e quello di Agat era dappertutto, dovendo armare una città di millecinquecento abitanti contro un esercito di quindicimila uomini. Con il trascinarsi del giorno, quando la stanchezza e la fame cominciarono a consumare le sue forze, ella cominciò a vedere anche lui disteso a terra sulle pietre sporche di sangue, all'altro principale punto d'attacco, la Porta del Mare, sopra gli scogli. La sua squadra interruppe il lavoro per mangiare pane e frutta secca portati da un ragazzo allegro che spingeva un carretto di vettovaglie del solito tipo, con gli appoggi rotondi; una seria ragazzina che trascinava un otre d'acqua diede loro da bere. Rolery si rincuorò. Era certa che tutti loro sarebbero morti, poiché ella aveva visto, dalla cima dei tetti, i nemici che oscuravano le montagne: il loro numero non aveva fine, essi non avevano ancora iniziato l'assedio vero e proprio. Ed ella era altrettanto certa che Agat non potesse essere ucciso, e che, per il fatto che egli sarebbe sopravvissuto, sarebbe sopravvissuta anche lei. Che aveva a che fare con lui la morte? Egli era la vita: la vita di Rolery. Si sedette sulla strada lastricata, masticando soddisfatta il pane duro. La mutilazione, lo stupro, la tortura e l'orrore la circondavano a meno di un tiro di freccia da tutte le parti, ma ella continuò a sedere laggiù e a masticare il suo pane. Finché avessero combattuto con ogni loro forza, con tutto il cuore, così come stavano facendo, erano almeno al sicuro dalla paura.