Добавить в цитаты Настройки чтения

Страница 20 из 32

Gli esplosivi erano vietati dalla Legge per l'Embargo Culturale, che era divenuta il principio morale basilare degli Esuli; ma alcune tribù locali, nei primi A

— Alterra?

Un indigeno si alzò in tutta la sua statura, in mezzo agli sterpi secchi della cavità. Teneva le mani lungo i fianchi. Era Umaksuman.

— Al diavolo! — fece Agat, abbassando la pistola, ma non del tutto. La violenza repressa lo agitò per un istante, procurandogli un fremito incontrollato.

— Alterra — si affrettò a dire il tevarano, — nella tenda di mio padre eravamo amici.

— E dopo… nel bosco?

Il nativo rimase fermo in silenzio: una figura grossa e pesante, con i capelli chiari sporchi di terriccio, il viso cereo per la fame e la stanchezza.

— Ho udito la tua voce, insieme a quella degli altri. Se dovevate vendicare l'onore di vostra sorella, avreste potuto farlo uno alla volta. — Il dito di Agat era ancora sul grilletto; ma quando Umaksuman gli rispose, la sua espressione cambiò. Non aveva sperato di poter ottenere una risposta.

— Io non ero con gli altri. Li ho seguiti, e li ho fermati. Cinque giorni fa ho ucciso Ukwet, mio nipote e fratello, che li aveva guidati. Da allora sono sulle montagne.

Agat abbassò la pistola e distolse lo sguardo.

— Vieni qui — disse, dopo un poco. Solo allora compresero entrambi di essere rimasti fermi, in piedi, a parlare a voce alta, in quelle montagne pullulanti di esploratori Gaal. Agat fece una lunga, silenziosa risata quando Umaksuman scivolò nella nicchia sotto il tronco dell'albero a fargli compagnia. — Amico, nemico, che diavolo… — disse. — Prendi. — Passò all'indigeno un pezzo di pane che teneva nella bisaccia. — Rolery è mia moglie, da tre giorni.

Senza parlare, Umaksuman prese il pane e lo mangiò come un uomo affamato.

— Quando fara

Umaksuman a

— Sei armato?



Umaksuman sollevò la scure. A fianco a fianco, senza parlare, rimasero acquattati, intenti ad osservare i tetti che bruciavano, le macchie e gli scatti di movimento nelle vie distrutte della piccola città che sorgeva sulla collina, di fronte alla loro. Un cielo grigio nascondeva la luce del sole; l'odore di fumo giungeva pungente alle loro nari, portato dal vento.

Alla loro sinistra si alzò un fischio. Il fianco della collina, ad ovest e a nord di Tevar, acquistò bruscamente vita, sotto forma di uomini; piccole figure sparse che correvano piegate su se stesse, scendendo nella valle per poi risalire il pendio dall'altro lato, e concentrandosi poi sulla breccia delle mura e fra la distruzione e la confusione della città.

Quando gli uomini di Landin si incontrarono davanti alle mura della città, si riunirono a formare squadre di numero variante dai cinque ai venti uomini, e le squadre rimanevano unite, sia quando attaccavano con pistole, bolas o coltelli le bande di saccheggiatori Gaal, sia quando raccoglievano tutte le do

Agat e Umaksuman si mante

Umaksuman si stagliò dietro di lui alla poca luce della porta d'ingresso. Era curvo sotto un pesante fardello che portava sulle spalle. — Venite, portate i bambini! — ruggì, e al suono della sua voce conosciuta tutte si mossero. Agat le raggruppò sulle scale, disponendo intorno a loro i suoi uomini perché le proteggessero, poi diede l'ordine. Corsero via dalla Casa Familiare e si diressero verso la porta della città. Nessun Gaal interruppe la loro corsa: uno strano gruppetto di do

Uscirono dalla porta, scambiarono alcuni colpi con un gruppo di Gaal nel vecchio accampamento; e con altre squadre di uomini di Landin e di fuggiaschi, alcune davanti a loro, altre dietro, si dispersero nei boschi. L'intera incursione attraverso Tevar aveva richiesto circa cinque minuti.

Nella foresta non c'era sicurezza. Esploratori e squadre Gaal erano sparpagliati lungo tutta la strada che portava a Landin. I fuggitivi e i loro salvatori si allargarono in gruppetti di una o due persone, dirigendosi a sud, verso l'interno dei boschi. Agat rimase con Umaksuman, che non poteva difendersi perché doveva portare il vecchio. Avanzarono a fatica tra gli alberi più bassi. Non incontrarono nessun nemico fra le macchie grige e le basse colline, i tronchi caduti e i mucchi di rami secchi e di arbusti mummificati. In qualche punto imprecisato, dietro di loro, assai lontano, una do

Occorse loro molto tempo per spingersi a sud e ad est in un ampio semicerchio, nella foresta, sui monti e poi di nuovo a nord, finalmente, in direzione di Landin. Quando Umaksuman non poté proseguire, Wold prese a camminare, ma riuscì solamente a procedere con molta lentezza. Quando infine uscirono dagli alberi, videro le luci della Città dell'Esilio, che splendevano assai lontano, nell'oscurità e nel vento, al di sopra del mare. Semitrascinando il vecchio, percorsero ancora faticosamente un tratto sulla collina e giunsero alla Porta di Terra.

— Arrivano nativi! — esclamarono le guardie, prima ancora ch'essi giungessero abbastanza vicino, scorgendo i capelli chiari di Umaksuman. Poi scorsero Agat, e le voci gridarono: — L'Alterra, l'Alterra!

Scesero ad accoglierlo e lo portarono all'interno della città: uomini che avevano combattuto al suo fianco, avevano preso i suoi ordini, gli avevano salvato la pelle in quei tre giorni di guerriglia nei boschi e sulle montagne.

Avevano fatto quel che avevano potuto: quattrocento di loro contro un nemico che sciamava come le vaste migrazioni delle bestie… quindicimila uomini, aveva valutato Agat. Quindicimila guerrieri, e nel complesso sessanta o settantamila Gaal, con le loro tende e le pentole, le slitte a travois e gli ha